Le donne al voto: la storia della conquista del suffragio universale femminile

In Italia oggi le donne possono votare, ma la lotta per ottenere questo diritto è stata lunga e ha trovato molti ostacoli. Non è passato neanche un secolo da quando la maggior parte dei Paesi del mondo ha conquistato il suffragio universale femminile.

Il suffragio universale femminile è un traguardo fondamentale nella storia dell’umanità e delle donne, che oggi, dopo tanto tempo, è stato raggiunto ovunque, salvo poche eccezioni. Il diritto di voto, che avrebbe dovuto essere di tutti fin dall’inizio, era fino al secolo scorso prerogativa dell’uomo. Le donne erano considerate poco preparate, inclini ad essere impulsive e irrazionali, non “animali politici” come i loro mariti.

Tuttavia, grazie ai movimenti e alle lotte delle suffragette, oggi il mondo ha conquistato il suffragio universale femminile in quasi tutta la sua totalità. Ripercorriamo le fasi principali della storia che ha portato il suffragio universale femminile in Italia e nel mondo.

Suffragio universale femminile: le tappe principali

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Fonte: Web

Secondo la storia, le donne poterono votare per la prima volta nel 1755 nella Repubblica Corsa, la cui Costituzione prevedeva un’assemblea eletta da tutti gli abitanti sopra i 25 anni d’età, comprese le donne vedove o nubili. Negli stessi anni, anche in alcuni Stati dell’America del Nord vi furono le prime donne a poter votare legalmente, anche se il suffragio universale non era ancora presente: si tratta del New England e New Jersey.

I primi paesi

Anche se già alla fine del ‘700 si sviluppò un pensiero in favore del suffragio femminile, bisogna attendere il secolo successivo per ottenere il diritto di voto esteso alle donne. All’inizio della Prima Rivoluzione Francese furono presentati all’Assemblea Rivoluzionaria i Cahier de Doléances des femmes, per il riconoscimento dei diritti delle donne, gli stessi ideali pubblicati da Olympe de Gouges, poi ghigliottinata, nel romanzo Le prince philosophe.

Fu verso la metà del diciannovesimo secolo che i primi Stati videro il suffragio universale femminile. Le prime in assoluto furono nel 1838 le Isole Pitcairn, un ex colonia britannica, seguite nel 1861 dall’Australia Meridionale, anch’essa colonia del Regno Unito che inizialmente garantì il suffragio limitato alle donne, e nel 1893 dalla Nuova Zelanda.

Il primi movimenti

Il suffragio universale femminile moderno ha le sue radici nei movimenti delle suffragette nel Regno Unito dopo la metà dell’800. Qui si formò la Società Nazionale per il suffragio femminile, seguita poi dall’Unione sociale e politica delle donne nel 1903, fondata da Emmeline Pankhurst. La lotta fu lunga e difficile, attraversò la Grande Guerra, e solo nel 1928, dieci anni dopo la nascita del suffragio universale maschile, anche le donne ottennero il voto.

Suffragio universale femminile in Europa e nel mondo

Seguirono l’esempio delle suffragette inglesi anche altri Paesi. La Finlandia e la Norvegia furono le prime nazioni europee a raggiungerlo nel 1906 e 1907, seguiti dalla Danimarca e Svezia nel 1913, la Russia nel 1917, nel 1919 in Germania e Olanda. Anche le resto del mondo diversi Stati indipendenti conquistarono il diritto di voto alle donne. Dopo la Nuova Zelanda, seguì il Canada nel 1918 e gli Stati Uniti nel 1920.

Suffragio universale femminile in Italia

In Italia il suffragio universale femminile arrivò solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, con il voto alle amministrative del 1945. Tuttavia, i movimenti per il diritto al voto delle sesso femminile era iniziato già con l’avvento dell’Unità d’Italia. Un unico accenno di voto alle donne nel regno italiano era stato nel 1849 con la Repubblica Romana.

Tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900

Rifacendosi alle esperienze di quegli anni in Francia, Inghilterra e Stati Uniti, nel 1877 la femminista e socialista Anna Maria Mozzoni presentò una petizione per il voto politico alle donne, che, come le successive, fu bocciata. Insieme a Paolina Schiff fondò nel 1881 la Lega promotrice degli interessi femminili, e a partire dal 1903 si unirono associazioni femministe e comitati a favore del suffragio femminile.

Nel 1912 fu approvato il suffragio universale maschile, cosa che alimentò ancora di più le richieste e proteste delle suffragette italiane. Il voto era esteso a tutti gli uomini senza distinzione di ceto. Anche gli analfabeti, i meno istruiti e persone poco preparate potevano dire la loro sul futuro del Paese, ma non le donne.

Il primo dopoguerra

Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale sconvolse l’Italia, ma contribuì a estendere il pensiero che le donne, che durante la guerra avevano partecipato attivamente al mantenimento della casa e della società, dovessero avere diritto di voto. La maggioranza della popolazione era a favore. Il Governo nel 1919 approvò alla Camera un disegno di legge che prevedeva il diritto di voto per le donne, ad eccezione delle prostitute, a partire dalle elezioni successive.

Il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale

Il disegno non vide mai l’approvazione, perché si entrò nel Biennio Rosso italiano. Le successive elezioni sciolsero il governo e misero a capo il Partito Socialista. Nel 1923 Mussolini sembrava favorevole al suffragio femminile e promise il voto amministrativo alle donne, concesso nel 1925, in maniera tuttavia non universale. Questa legge restò in vigore per soli tre mesi, poiché il governo abolì subito le elezioni amministrative. L’unica eccezione fu la città di Fiume, dove, nel 1920 fu concesso il voto alle donne.

Durante il fascismo e la Seconda Guerra Mondiale, le donne e le attiviste antifasciste continuarono la loro lotta per il voto. Il periodo della guerra fu fondamentale per la costituzione della coscienza comune che la donna dovesse poter partecipare alle decisioni del Paese. Con gli uomini impegnati in guerra, le donne dovettero imparare ad occuparsi della casa e della burocrazia, andare a lavorare, mantenersi.

Il 1945 e la conquista del voto

Nel 1945 il Consiglio dei ministri dell’Italia Libera, presieduto da Bonomi, approvò il decreto legge Alcide De Gasperi-Togliatti che estendeva il diritto di voto a tutti gli italiani, anche donne, che avessero 21 anni compiuti. Nonostante il provvedimento fu approvato all’unanimità, la conquista del suffragio universale femminile provocò polemiche e oppositori. I timori riguardavano soprattutto il fatto che le donne avrebbero votato spinte dalla scelta del marito o dalla Chiesa e dal clero.

Il 10 marzo del 1946 le donne italiane votarono per la prima volta alle elezioni amministrative. Il 2 giugno dello stesso anno l’Italia conquistò il suffragio universale femminile. Le ricordiamo oggi come “le donne del ’46”: la loro affluenza al voto superò l’89%. Votarono il Referendum per la scelta fra monarchia e repubblica e l’elezione dell’Assemblea Costituente, che vide al suo interno anche la presenza di una minoranza femminile.

Il suffragio universale femminile nel mondo

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Fonte: Web

Abbiamo visto i primi Stati nel mondo che hanno ottenuto il suffragio universale femminile, e ripercorso le tappe principali. Un passo fondamentale fu nel 1948 quando le Nazioni Unite sancirono con l’Articolo 21 della Dichiarazione universale dei diritti umani il diritto di voto alle donne nella legislazione internazionale.

Diverse Nazioni del mondo conquistarono più tardi il suffragio universale femminile. Nel 1979 l’ONU stipulò la Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna. La Convenzione prevedeva il diritto al voto per tutte le donne, firmata da 189 Paesi.

Rimangono oggi escluse solo alcune nazioni, dove ancora oggi il voto alle donne non è previsto o è limitato, come Brunei (dove il suffragio è però limitato anche per gli uomini), Libano e Stato del Vaticano. Il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti ottennero il suffragio negli anni 2000. L’ultima è stata l’Arabia Saudita, che ha celebrato la conquista del diritto di voto esteso a tutte le donne solamente nel 2011.

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