Machismo, una guida per riconoscere e decostruire il machismo tossico

Il machismo esalta la virilità inneggiando al culto della forza, dell'arroganza, della promiscuità sessuale e dell'anaffettività, con danni e conseguenze evidenti nella persona vittima del machismo tossico e negli individui che la circondano. Vediamone i dettagli.

Aggressivo, donnaiolo ed estremamente sicuro di sé: sembra incredibile, ma, sebbene sia il 2023, lo stereotipo dell’uomo macho che «non deve chiedere mai» continua a persistere e a mietere le sue vittime, sia tra le donne, sia, soprattutto, tra gli uomini stessi.

Il machismo è, infatti, una delle declinazioni più pericolose della mascolinità, della quale tende a esaltare – in modo patologico e stereotipato – la concezione di virilità, inneggiando al culto della forza, dell’arroganza, della promiscuità e voglia sessuale, della durezza interiore, della sopportazione del dolore, dell’anaffettività nelle relazioni d’amore e d’amicizia e della violenza, passionale e non solo.

Un’esibizione di sé e delle proprie caratteristiche che, naturalmente, sottende la convinzione di una presunta inferiorità delle donne rispetto agli uomini, e che, al contempo, soggioga anche tutti coloro che non si riconoscono in queste caratteristiche (o non sentono la necessità di impersonarle e/o esaltarle).

Vediamo nei dettagli di che cosa si tratta.

Le origini del machismo

Il machismo affonda le proprie radici nell’omosessualità dell’Antica Grecia, non presentando tuttavia, al contrario di oggi, tutte le accezioni negative di cui il termine è stato poi investito nel corso del tempo.

Secondo le fonti archeologiche, infatti, anche le donne presentavano, nell’antichità, vizi e virtù accostabili al machismo (se pur sporadicamente). Ne sono un esempio le Amazzoni: donne guerriere e feroci che si facevano tatuaggi, uccidevano e amavano gli uomini. Nel mondo antico, quindi, il machismo non era necessariamente legato alla misoginia, anzi: le dee erano le protagoniste dei templi e particolarmente celebrato era anche l’amore lesbico, come si evince dalle opere di Saffo.

Il machismo omosessuale ha, inoltre, avuto un’influenza positiva a livello politico (per esempio, contro il potere di Sparta nelle città-stato greche nel IV secolo a.C.), e ha messo anche in risalto l’amore maschile (si pensi agli omerici Achille e Patroclo, e, in seguito, all’imperatore Adriano e Antinoo), accostando quest’ultimo alle “virtù” della mascolinità (soprattutto nell’Impero Romano, che ha accolto una certa dose di omosessualità al fianco dei “valori” di potere, status e posizione politica).

Forme e manifestazioni del machismo

Ma come si manifesta il machismo? Le forme più frequenti possono considerarsi le seguenti:

  • Mancanza di sensibilità: il “macho” deve essere duro, pertanto la vulnerabilità rappresenta una debolezza da estirpare: “i veri uomini non piangono”;
  • Anaffettività: anche i sentimenti nel loro complesso non hanno il diritto di essere espressi, motivo per cui risulta piuttosto complicato creare un rapporto profondo e onesto con gli uomini vittime dello stereotipo machista;
  • Promiscuità sessuale: l’uomo macho ama tutte le donne “bellissime” e ha sempre voglia di sesso, per ribadire la sua virilità e discostarsi quanto più possibile da accuse di omosessualità e poca libido;
  • Atteggiamento patriarcale: il ruolo di genere imposto dal machismo prevede che l’uomo assuma il ruolo di pater familias, ossia colui che lavora e provvede economicamente alla coppia, mentre la donna resta a casa a occuparsi della prole e della cura domestica: suona familiare?

Il machismo tossico e i suoi danni

Appare, dunque, evidente che il machismo provochi conseguenze dannose – in chi lo vive e in chi lo subisce – per il suo alto tasso di pericolo e tossicità.

Coloro che sentono la necessità di incarnare lo stereotipo del machismo tossico sono, infatti, veri e propri prigionieri di un modo di vivere la virilità che li discosta da se stessi e dal proprio essere autentico. Sono, perciò, vittime di una forte e quasi atavica pressione sociale, alla quale si ritrovano soggiogati e da cui possono anche derivare sintomi di profondo malessere psicofisico, dalla rabbia alla depressione, dalla paura di non essere “abbastanza uomo” al suicidio.

In questo modo, gli uomini “machi” si chiudono sempre in più in se stessi e non esprimono ciò che sentono, con il rischio di cadere in vortici di emozioni negative che provocano un danno non solo a loro, ma anche a coloro che li circondano, dalle donne agli uomini queer.

Come spiega lo scrittore ed ex presidente della Society for Psychological Study of Men and Masculinities e di MaleSurvivor.org Andrew Smiler, la mascolinità – e di conseguenza il machismo – diventa tossica:

Quando vivere in questo modo interferisce con i diritti, il benessere e la felicità delle altre persone. Ad esempio, gli uomini che tradiscono per ottenere uno status, che compiono molestie sessuali perché non rispettano il diritto delle donne a dire di no, o non considerano il modo in cui le loro decisioni possano avere un impatto negativo sugli altri.

Come superare la cultura machista

Per decostruire la cultura machista occorre, allora, smantellare tutti gli stereotipi e i ruoli di genere che ancora condizionano le nostre esistenze, veicolando il messaggio che ciascun modo di vivere la propria interiorità sia valido, giusto e autentico.

Innestare un pensiero di questo tipo, tuttavia, richiede un processo lungo, graduale e progressivo, motivo per cui è essenziale iniziare a inculcarlo fin dalla più tenera età, ossia lo stadio dello sviluppo di una persona in cui i condizionamenti sociali non hanno ancora modo di attecchire nelle nostre menti e i più piccoli sono ancora liberi di crescere assecondando se stessi e le proprie esigenze – senza intossicazioni esterne.

Nel caso in cui, invece, un uomo si dovesse rendere conto di essere vittima della cultura machista e dovesse patirne, il primo passo – una volta raggiunta la consapevolezza del problema – è certamente quello di rivolgersi a una terapia psicologica, in modo tale da eradicare le fonti di tale forma mentis e intervenire sulle azioni e sui pensieri del presente, al fine di trovare soluzioni adeguate al disagio interiore.

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