Jennifer dice basta: "Siamo complete anche senza un uomo e un figlio"
Jennifer Aniston scrive a proposito del gossip sulla sua presunta gravidanza e sulle aspettative che la società in generale ha nei confronti delle donne e della maternità.
Jennifer Aniston scrive a proposito del gossip sulla sua presunta gravidanza e sulle aspettative che la società in generale ha nei confronti delle donne e della maternità.
Cosa rende una donna una donna? Per molti, una donna è solamente colei che ha il dovere di procreare. Ogni donna si sente per questo motivo sotto i riflettori metaforici, e non solo prima di avere un eventuale figlio. Anche dopo si viene giudicate. Se si sceglie di dare il latte artificiale, se si fa l’allattamento a richiesta, perfino se si abbraccia “troppo” il proprio neonato. Come se una dimostrazione d’affetto possa essere mai eccessiva. E i riflettori, se una donna è famosa, passano da metaforici a reali. Lo sa bene, per esempio Kim Cattral, la Samantha di “Sex & the City”, che affermò che la maternità non fa per lei, venendo ricoperta di critiche. La si accusò, tra l’altro, di essere egoista e di tenere troppo alla propria forma fisica. Lo sa anche una diva nostrana, Elena Santarelli, attaccata nei mesi scorsi su Instagram per aver dato alla figlia il latte artificiale.
Forse ognuno di noi crede di poter dire quello che gli passa per la testa alle star perché la loro celebrità dipende anche da noi. E queste persone, queste donne nello specifico, vengono passate alla lente di ingrandimento. Sono ingrassate? Sono dimagrite? Il caso non voglia che abbiano sbagliato modello di gonna al primo giorno di ciclo mestruale. Ma qualcuno ha (finalmente) voluto lanciare un segnale e dire basta a questo stato di cose. Si tratta dell’attrice Jennifer Aniston, che in un articolo sull’Huffington Post ha reclamato un diritto alla “privacy della femminilità” connessa con le scelte in fatto di maternità. Di cosa si tratta? Andiamo per gradi.
La protesta di Aniston parte dall’ennesimo gossip relativo a una sua presunta gravidanza. Sono 15 anni che l’attrice viene presa di mira dai tabloid, che periodicamente ci informano del presunto stato del suo utero. No, ancora una volta, Jennifer non è incinta. Anzi, si è stufata.
Mi sono stufata – scrive – dell’esame minuzioso a mo’ di sport e del costringere un corpo alla vergogna che passa quotidianamente sotto il nome di “giornalismo”, di “Primo Emendamento” e di “notizie sulle celebrità».
Non è solo una questione di gossip ingombrante. Secondo Aniston, tutto quello che capita a lei è il simbolo di ciò che accade a tutte le donne, perfino alle madri e alle sorelle di coloro che si occupano in maniera tanto ossessiva dei suoi organi riproduttivi.
La mercificazione e l’esame minuzioso attraverso cui passiamo le donne è assurdo e disturbante – continua Jennifer – Il modo in cui vengo ritratta dai media è semplicemente il riflesso di come vediamo e dipingiamo le donne in generale, misurato contro qualche distorto standard di bellezza».
All’inizio, l’attrice si ripeteva che quello che scrivevano i tabloid era una barzelletta, qualcosa da non prendere sul serio in considerazione. Poi ha compreso che esiste invece un sentimento profondo, permeato nella società evoluta e occidentale, che insiste a cercare etichette per le donne. E secondo queste etichette le donne non sono nulla se non hanno un uomo con sé, non sono niente se non hanno dei figli.
Sono stanca di essere parte di questa narrativa – conclude – Sì, forse un giorno sarò madre e da quel momento, se accadrà, sarò la prima a farvelo sapere. Ma non sono alla ricerca della maternità perché mi sento in qualche modo incompleta, come la cultura delle notizie sulle celebrità ci porterebbe a credere».
Jennifer chiede quindi più umanità nel raccontare queste storie. Perché la narrazione di un gossip, anche se apparentemente è solo qualcosa che si legge dal parrucchiere, in realtà va a colpire in maniera profonda la mentalità della società. L’attrice chiede quindi che questo non accada più. Perché essere una donna, per ricollegarci all’interrogativo iniziale, ha a che vedere con la capacità potenziale di portare in grembo i figli, non con il dovere di farlo. Pensiamo inoltre a tutte quelle donne che non possono avere figli, oppure che per scelta o necessità adottano dei bambini, dando così loro una vita piena di felicità. No, queste non sono meno donne di chi è fertile, di chi i figli li ha. Né sono meno donne coloro che scelgono di non fare i figli.
La maternità può essere qualcosa che accade, ma in ogni caso deve essere pur sempre una scelta consapevole. Ognuno conosce le proprie possibilità, come stato di salute, economie, progetti di vita e altri grandi problemi che quotidianamente possono esserci, e le proprie priorità. E forse se smettiamo in primis noi donne di giudicarci le une con le altre, forse anche il mondo intero potrà iniziare il proprio cambiamento.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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