Chiede il divorzio alla moglie a 2 ore dalle nozze. Colpa dei social
Dall'Arabia Saudita una storia paradossale, quella di una sposa cui è stato chiesto il divorzio a sole 2 ore dal matrimonio: ecco come avrebbe rotto l'accordo prenuziale.
Dall'Arabia Saudita una storia paradossale, quella di una sposa cui è stato chiesto il divorzio a sole 2 ore dal matrimonio: ecco come avrebbe rotto l'accordo prenuziale.
I social network possono rappresentare un’arma a doppio taglio. Lì si passa il tempo, si discute e si scherza, ma quante amicizie abbiamo perso perché magari sono emersi lati del nostro carattere incompatibili con persone che conoscevamo da una vita? Quante gelosie possono scaturire da un brunch, una gita oppure lo shopping, sia tra amiche sia con il proprio amato? O, infine, quante volte siamo state invidiate per qualcosa della nostra vita – una promozione, una gravidanza o altro – che abbiamo condiviso su Facebook o Twitter?
C’è anche di peggio. Ci sono storie d’amore che finiscono letteralmente a causa di una condivisione su social network. Un film di qualche anno fa ci metteva in guardia su quest’argomento: nel 2009, usciva infatti “Feisbum”, pellicola a episodi che narrava con ironia e spesso delle iperboli narrative quale sarebbe stato il ruolo dei social network nelle nostre vite. In uno di questi episodi, il compianto Pietro Taricone interpretava un amico dello sposo che si ritrovava a gestire un dramma famigliare prima delle nozze: su Facebook erano spuntate le foto dell’addio al celibato un po’ troppo sopra le righe.
Certe volte, i film sembrano raccontare qualcosa che sarebbe impossibile nella realtà. E poi invece accade che la realtà superi l’immaginazione. Come quello che è accaduto a una giovane neo sposa saudita, che si è vista chiedere il divorzio a sole 2 ore dal matrimonio. Sembra assurdo: 2 ore in un matrimonio significano per noi il rito, religioso o civile, e l’uscita con il fotografo per gli scatti che ci accompagneranno tutta la vita.
È stato proprio uno scatto il nodo del contendere tra marito e moglie. La decisione di divorziare sarebbe infatti giunta a partire da un accordo prematrimoniale: la sposa non avrebbe dovuto condividere le immagini delle nozze in nessun modo su social network, le foto non avrebbero dovuto comparire né su Snapchat, né su Twitter, né su Instagram – in base a questo elenco, siamo indotte a pensare che la sposa non fosse iscritta a Facebook.
«C’era un accordo prenuziale tra mia sorella e il suo fidanzato – ha spiegato il fratello della donna su Okaz – affinché lei non avesse usato le applicazioni social media come Snapchat, Instagram o Twitter per postare o inviare le sue foto. Era incluso nel contratto prematrimoniale ed è diventato una seccatura. Con rimpianto, mia sorella non ha onorato la promessa e utilizzato Snapchat per condividere le immagini della cerimonia nuziale con le sue amiche: il risultato è stato la decisione choc dello sposo di cancellare il matrimonio e invocare il divorzio.»
A quanto pare, la famiglia della sposa è ancora incredula. All’inizio, tutti hanno pensato a uno scherzo, ma la realtà ha fatto una doccia fredda a un intero nucleo famigliare. Ma c’è davvero colpa ed esiste una responsabilità forte nell’utilizzo dei social network in questo caso? Il potere dei social è innegabile e se c’è una cosa che l’Uomo Ragno ci ha insegnato è che da un grande potere derivano grandi responsabilità. Ciononostante, il gesto dello sposo, benché rispondente al contratto prematrimoniale resta per noi un grosso interrogativo.
O meglio un dubbio: che questa giovane sposa abbia schivato una pallottola? Cioè: se lo sposo decide di mettere fine a tutto per una simile ragione, cosa ci si può aspettare per il futuro? Non facciamo che pensare ai matrimoni dei nostri genitori e dei nostri nonni, relazioni spesso felici e durature, ma non è tutto oro quello che luce. I nostri avi sono spesso giunti ad amarsi tutta la vita affrontando quotidianità difficili e cercando di resistere a problemi economici, logistici, malattie e, magari andando indietro nel tempo, anche un paio di guerre mondiali. Un po’ come in una canzone degli Smiths: se non è amore, è la bomba che ci unirà. Dalle loro generazioni, dai tempi dei nostri antenati, ci distingue forse l’individualismo: la voglia di stare insieme a tutti i costi probabilmente ha smesso di essere una priorità e l’amore c’è finché dura. Oppure, come in questo caso, finché social network non ci separi.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
Cosa ne pensi?