Come affrontano le mestruazioni le donne senzatetto
Per una donna homeless le mestruazioni potrebbero essere un problema non di poco conto. Come le affrontano?
Per una donna homeless le mestruazioni potrebbero essere un problema non di poco conto. Come le affrontano?
Le mestruazioni rappresentano un problema per le donne per varie ragioni: per i tanti tabù ancora legati al ciclo mestruale in generale, per le superstizioni, per il senso di vergogna e imbarazzo che molte di noi provano, e che non permette di normalizzare qualcosa che, di fatto, è fisiologico, e ovviamente anche per l’alto costo degli assorbenti, che in alcuni Paesi – fra cui il nostro – hanno ancora la tassazione valida per i beni di lusso.
Le cose stanno ancora peggio per quelle donne senza uno stipendio né una dimora fissa, che spesso devono ingegnarsi in vari modi per poter affrontare le mestruazioni: parliamo delle donne senzatetto.
Secondo la panoramica effettuata nel gennaio 2020 da Feantsa e Fondazione Abbé Pierre, solo in Italia ci sarebbero 700 mila persone in stato di esclusione abitativa, e il 16% di loro sono donne. Come possono affrontare serenamente un ciclo mestruale le donne che, molto spesso, non hanno posti in cui cambiarsi o rinfrescarsi?
C’è chi, come Nadya Okamoto, dichiarata legalmente “homeless” assieme alla madre e alla sorella, ha fatto di necessità virtù e ha fondato Camions of Care, un’associazione no-profit che non solo distribuisce prodotti per l’igiene intima alle donne senzatetto, ma che vuole sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti del problema. Ma ci sono anche le storie di chi, per far fronte all’emergenza intima, cerca di ovviare con mezzi di fortuna, come fazzoletti, o calzini.
Avere le mestruazioni quando non si ha una casa, e neppure un posto fisso dove dormire, è tutt’altro che semplice, e le storie di queste donne, raccolte da Vice Germania e riportate nell’edizione inglese, danno un quadro preciso della difficoltà della situazione.
A Berlino, si legge nell’articolo, ci sono circa 2500 donne senzatetto e, per quanto i rifugi offrano gratuitamente i prodotti sanitari, molte vi rinunciano, per imbarazzo o per la mancanza di spazi privati in cui cambiarsi.
Non mi accovaccio per fare pipì o per cambiare il mio assorbente interno in pieno giorno – non voglio che tutti mi vedano in quel modo – racconta Dagmar, che vive in strada da quattro anni – A volte devo prendere la metro per qualche fermata per trovare un bagno pubblico gratuito. Tutti hanno bisogno di uno spazio per se stessi, non solo durante il ciclo. Puoi farti visitare da un ginecologo [attraverso programmi pubblici gratuiti], ma allora cosa fai quando senti dolore per strada? Il dottore può darti delle pillole, ma poi sei da sola. Ed essere malati o doloranti là fuori, sempre circondati e guardati dalle persone, è orrendo.
Jennifer invece dice:
Posso procurarmi gli assorbenti ai rifugi, ne sono felice. Ma hai bisogno di privacy, uno spazio per togliere il vecchio assorbente, indossare quello nuovo e rimetterti la biancheria intima e i jeans. Una volta, ero al Görlitzer Park [a Berlino Est] e ho visto un uomo che si masturbava accanto a bambini che giocavano. Se quel tipo di uomo ti vede con i pantaloni abbassati, cosa fai? Se qualcuno ti violenta, come spieghi perché i tuoi pantaloni erano abbassati? Devi stare attenta tutto il tempo. Di solito cerco ristoranti o hotel dove mi conoscono e chiedo se posso andare in bagno. Quindi, lascio sempre tutto super pulito.
Ann-Marie afferma di non avere problemi a cambiare gli assorbenti interni anche in pubblico.
Cambio gli assorbenti interni quando devo cambiarli, indipendentemente da dove mi trovo. A volte devo farlo nel parco, anche se ovviamente non in mezzo all’erba. È qualcosa di completamente naturale che devo fare, è un bisogno umano. Se le persone mi guardano e dicono: ‘Mio Dio, è disgustoso, cosa sta facendo?’. Non mi interessa. Fanculo a quelle persone.
In generale, alcuni rifugi, nei vari Paesi, offrono i prodotti igienico sanitari gratis, ma non è una regola fissa; inoltre, un articolo del dicembre 2017 pubblicato sul Rhode Island Medical Journal dalla dottoressa Allegra Parrillo e dal dottor Edward Feller riferisce che spesso le donne senzatetto usano carta igienica o qualche altro oggetto potenzialmente malsano, con il rischio altissimo di infezioni, dovuto soprattutto alla mancanza di pulizia dei genitali, che durante le mestruazioni è importantissimo.
Un altro studio, ancora nel contesto americano, realizzato in collaborazione con la Coalition for the Homeless, una delle principali organizzazioni che fornisce servizi e sostiene i bisogni dei senzatetto di New York, ha riportato che nel 2019 i rifugi per senzatetto di New York ospitavano una media di 62.391 persone a notte, con un aumento del 59% rispetto al decennio precedente, mentre erano 3588 le persone in più che dormivano per strada.
Anche il numero di donne nel sistema di accoglienza di New York è costantemente aumentato negli ultimi 18 anni, con una media dell’8,6% all’anno dal 2015. Le preoccupazioni per le donne rispetto alle mestruazioni sono diverse, e notevoli: ad esempio, i ricercatori hanno notato, all’inizio degli anni ’90, che le donne senzatetto avevano maggiori probabilità di dover andare nelle cliniche sanitarie locali per problemi ginecologici rispetto alle donne non senzatetto e che i problemi legati al ciclo mestruale rappresentavano la maggior parte delle diagnosi: infezioni del tratto urinario, infezioni da lieviti e dermatite da contatto vulvare erano i sintomi ginecologici più comunemente riportati in questa popolazione, e tutti sono causati dall’impossibilità di mantenere una corretta igiene dei genitali.
A questa problematica si aggiunge ovviamente quella della mancanza di possibilità di procurarsi tamponi o assorbenti, e quella di accesso ai bagni per lavarsi o cambiarsi. In generale, i risultati della ricerca condotta fra giugno e agosto del 2019 ha rilevato che la preoccupazione più comune del campione di donne preso in esame è proprio la mancanza di un numero sufficiente di servizi igienici puliti, funzionanti e tutelati dalla privacy. Molte partecipanti, in particolare quelle che vivono in rifugi per adulti single o a coppie, entrambi generalmente dotati di strutture in comune, hanno riferito che i bagni nel loro rifugio erano spesso sporchi o allagati, sgradevoli o addirittura, in alcuni casi, impossibili da usare. Come hanno descritto due donne:
Ehm, io personalmente, non uso nemmeno i bagni – ha spiegato una delle partecipanti – Perché quando vai, tutti i bagni sono allagati di feci e urina… Quindi quando entri, se hai scarpe da ginnastica o qualsiasi altra cosa, soprattutto, i tuoi calzini saranno coperto di feci o urina. E sangue dappertutto, assorbenti attaccati ovunque al muro, tamponi appena lanciati, sangue ovunque.
Nei rifugi, prosegue lo studio, mancano però spesso anche i servizi per smaltire correttamente gli assorbenti, perciò molte delle ospiti, non potendo gettarli via, scelgono di lavarli, a volte causando l’ostruzione dei servizi igienici. Le cose, insomma, sembrano piuttosto difficili per tutte.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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