"Lui è più intelligente di me". Cosa pensano le bambine già a 6 anni

Gli stereotipi hanno da sempre influenzato la vita e le scelte delle persone, anche sull'ambito lavorativo. I bambini, purtroppo, non sono nuovi a questa influenza. Secondo uno studio pubblicato su Science, le bambine, già alla tenera età di 6 anni, a causa delle convinzioni esterne pensano che la loro intelligenza sia inferiore a quella maschile. Ecco tutti i dettagli!

Molte volte (quasi sempre) la vita di noi esseri umani si basa sugli stereotipi, che siano essi fisici o psicologici, è raro trovare qualcuno che vada controcorrente e che rimanga se stesso. Siamo soliti pensare che questo nostro modo di vedere la vita cominci a partire dall’età adulta o, al massimo, adolescenziale; ma uno studio pubblicato su Science, dimostra che, nel genere di sesso femminile, si comincia a guardare gli stereotipi già dalla tenera età di 6 anni (che ansia)!

I ricercatori hanno sottoposto al test 96 bambini, tra cui 48 maschi e 48 femmine e, da qui, si è potuto constatare che, le bambine di 6 anni vedono i maschietti molto più intelligenti di loro. Non è una novità! Le aspirazioni sulla carriera dei giovani uomini e delle giovani donne sono, per l’appunto, modellati da stereotipi sociali sul genere. Vi siete mai chieste, come mai, non spicchino tante donne nel settore della matematica? Questo è perché la maggior parte delle persone pensa che l’uomo, in quest’ambito, sia migliore della donna; di conseguenza è raro trovare qualcuno che dia spazio a quest’ultima in questo settore.

O ancora si ritiene che le capacità di alto livello cognitivo siano caratteristiche che appartengono maggiormente agli uomini. Da qui, si può subito intravedere come le menti dei bambini siano profondamente influenzate dagli adulti che gli stanno accanto ed è per questo motivo che i ricercatori hanno voluto conoscere il loro punto di vista (e a quanto abbiamo visto, non si sono sbagliati).

Ma anche le donne hanno un forte quoziente intellettivo, ne sono esempio diverse donne conosciute in tutto il mondo, famose proprio grazie alla loro spiccata intelligenza. Basti pensare alla celebre Ada Lovelace (1815) che fu la prima programmatrice di computer famosa per aver lavorato insieme a Charles Babbage alla prima macchina analitica. O ancora Samantha Cristoforetti: un ingegnere meccanico, un’aviatrice e un’astronauta militare famosa in tutto il mondo per essere la prima donna italiana diventata a tutti gli effetti parte integrante degli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea e soprattutto per essere stata nello spazio la bellezza di 199 giorni (record femminile e record europeo).

1.  Dalla scuola alle professioni: i due sessi visti in cifre

Fonte: Web

Alle scuole elementari, le bambine sono più propense alla matematica rispetto alle medie. Secondo quanto riporta Repubblica, alle elementari, le bambine brave in matematica corrispondo al 31%, per poi calare nettamente alle medie (18%). I maschi quindicenni dei Paesi Ocse nell’ambito matematico battono le femmine di 20 punti perché quest’ultime sono più propense a leggere. Idem in scienze: i maschi battono le femmine di circa 17 punti.  Secondo il Programme for International Student Assessment (OCSE-PISA), in Italia, le ragazze quindicenni, invece, battono i ragazzi di circa 16 punti.

Per quanto riguarda le professioni, le donne sono molto più propense a fare i medici (nello specifico pediatre e ginecologhe), mentre i maschi sono indirizzati all’ingegneria. La percentuale delle ragazze quindicenni che vogliono immettersi in quest’ultimo settore è molto bassa (5%). Invece, alla medesima età, la percentuale dei maschi è molto più alta (18%). Secondo i dati OCSE, le donne laureate in ingegneria sono circa 6880, mentre gli uomini sono 20600 (una differenza bella chiara).

Nonostante questo, comunque, il nostro Paese sta vedendo crescere la scelta dei settori tecnici da parte di entrambi i sessi (anche se la percentuale delle donne continua ad essere di circa il 38%, ed è ancora troppo bassa). Infine, a livello mondiale, solo il 30% delle donne sono ricercatrici in discipline scientifiche, e questo significa che manca ancora il 20% per raggiungere la metà dei ricercatori dell’altro sesso. I dati, comunque, stanno aumentando.

2.  La scuola? Non c’entra nulla!

Fonte: Web

Durante il test, i ricercatori hanno posto ai bambini domande di vario tipo che vedevano il collegamento tra intelligenza e scuola. Una di queste era di immaginare una famiglia e di dire quale, dei quattro figli (di età diversa) andasse meglio a scuola e, di conseguenza, fosse più intelligente. Secondo i bambini però, a giudicare la loro intelligenza non è il grado di impegno scolastico. Secondo loro, quindi, sebbene in una famiglia ci siano dei componenti di età diversa, non esiste alcuna differenza significativa tra i ragazzi più giovani e quelli più grandi. In conclusione, per i bambini la scuola non c’entra nulla. Non importa che voti tu abbia, questo non classifica la tua intelligenza!

3.  L’intelligenza dipende dai propri interessi?

Fonte: Hour photo

Al giorno d’oggi, i giochi svolgono un ruolo molto importante nella psicologia di un bambino. Gli studiosi hanno voluto capire se le convinzioni dei bambini circa la brillantezza e l’intelligenza dipenda dai loro interessi. 64 bambini di età compresa tra i 6 e i 7 anni (metà maschi e metà femmine), sono stati sottoposti alla scelta di due tipi di giochi: uno per i bambini molto intelligenti, l’altro per i bambini che cercano di impegnarsi nel massimo delle loro forze. Dai risultati ottenuti, le bambine hanno scelto il gioco per i bambini che cercano di impegnarsi e si sono dette meno interessate a quello per i bambini più intelligenti.

4.  L’influenza degli stereotipi

Fonte: Web

Come detto inizialmente, gli stereotipi giocano ancora oggi un ruolo molto importante (seppur a volte sbagliato) nelle scelte di vita di una persona. Esistono stereotipi che vedono gli uomini molto più brillanti e intelligenti delle donne, e questo contribuisce a scoraggiare le donne nel perseguire carriere di alto prestigio. Le donne, infatti, sono molto sottovalutate nei settori in cui brillantezza e intelligenza giocano un ruolo importante, come per esempio fisica e filosofia. In particolare, già a partire dall’età di 6 anni, le bambine hanno una piccola probabilità di credere che i membri del loro sesso sono meno intelligenti rispetto ai maschi. Questi risultati riportati dallo studio di Science dimostrano l’effetto negativo e struggente che hanno gli stereotipi sul genere femminile.

5.  “Le bambine si adattano a ciò che viene loro chiesto di essere o sembrare”

Fonte: Web

Secondo Carmela Morabito, professoressa di psicologia e delle neuroscenze cognitive, le bambine vengono molto, molto influenzate dall’ambiente che le circonda. Secondo la docente, quest’ultime si adattano a ciò che viene loro suggerito e, nella loro ingenuità, lo fanno convincendosi che sia giusto (difficilmente riusciranno poi a cambiare opinione e andare controcorrente). Rimane tutto collegato agli stereotipi. La stessa docente rivela che, quando si tratta di fare una scelta per il loro futuro, sebbene ci sia una forte passione per i settori fisici, le bambine sono influenzate dal pensiero che vede questi settori adatti al genere maschile:

“Questa capacità di plasmarsi favorisce l’adattamento e lo sviluppo delle nostre funzioni cognitive superiori, ha un significato evolutivo preciso, ma, anche, limita la possibilità di scelta: le bambine si adattano a quello che direttamente o indirettamente viene loro chiesto di essere o sembrare.”

 

6.  Donne VS Scienza

Fonte: totaljobs.com

Come abbiamo precedentemente riportato, sono poche le donne che, a differenza degli uomini, si sono lanciate nell’ambito scientifico e, in questo settore, le donne sono più propense ad essere medici (ginecologhe e pediatre). Secondo la docente Morabito, però, quest’ultime rimangono sempre carriere vincolate ad aiutare il prossimo, di conseguenza si rimane nello stereotipo. In seguito aggiunge:

“Tra maschi e femmine esistono differenze che diversi studi statistici, sottolineo statistici, hanno individuato. Per esempio saremmo diversi per la capacità di scandagliare lo spazio individuando dettagli, o di orientarsi, o per l’abilità di linguaggio. Secondo i biologi evoluzionisti queste differenze avrebbero a che fare con i ruoli antichi degli uomini e delle donne: la caccia, la raccolta, la cura dei cuccioli, eccetera. Il problema è che la psicologia evoluzionistica ha cavalcato queste differenze, finendo paradossalmente per sostenerle.”

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