Sei nato tra il 1977 e il 1983? Allora sei uno Xennial
Gli Xennial sono di passaggio, tra la Generazione X e la Generazione Y. Condividono con loro molte cose, ma sono diversi. Ecco come.
Gli Xennial sono di passaggio, tra la Generazione X e la Generazione Y. Condividono con loro molte cose, ma sono diversi. Ecco come.
Vi siete mai sentiti fuori luogo e come in un limbo generazionale? Be’, se siete nati tra il 1977 e il 1983, la ragione c’è. A dirlo è Dan Woodman, professore associato dell’Università di Melbourne, che ha dato vita a uno studio in cui si parla di una sorta di generazione cuscinetto, tra la Generazione X e la Generazione Y, meglio conosciuti questi ultimi come Millennial. In realtà questa generazione cuscinetto è stata individuata nell’ultimo segmento della Generazione X. A queste persone è stato attribuito il nome di Xennial.
Dobbiamo fare un passo indietro per capire. La Generazione X è stata figlia del baby boom e, mai come oggi, sta riscontrando i limiti di una società modellata per i propri figli dai genitori, i baby boomer appunto. La questione si traduce in una ricaduta pessimista delle consapevolezze, che viene riscontrata anche nell’arte, dalla musica dark degli anni ’80 fino al grunge con la sua carica disinteressata e autodistruttiva, espressione e non affatto causa di quello che i nati in quegli anni percepivano e percepiscono tutt’ora.
C’è chi parla di romanticismo. La Generazione X scriveva lettere, citofonava alle porte delle case e poi scappava, non c’erano i cellulari ma le cabine a gettoni e altri oggetti nostalgici, Internet esisteva ma era una roba che si vedeva solo nei film tipo “Bella in rosa” e comunque una cosa per pochi addetti ai lavori. Quando leggiamo su Facebook certi post amarcord da cariarci i denti non riusciamo a capire perché la Generazione X fosse così negativa. Eppure la negatività c’è, tranne che per gli Xennial.
La Generazione Y è invece considerata una generazione positiva e fiduciosa nel futuro. È composta da persone che vengono considerate solitamente «native digitali». Cioè fin da giovanissimi hanno avuto per le mani cellulari (e poi smartphone), Internet e tutte le nuove tecnologie. Gli Xennial si sono dovuti adattare, ma l’hanno fatto alla grande.
È stata un’esperienza particolarmente unica – ha spiegato Woodman in un’intervista a proposito degli Xennial – Avete avuto un’infanzia, una giovinezza e un’adolescenza libera dalle preoccupazioni dei post sui social media e dalla telefonia mobile. È stato il tempo in cui ci si organizzava per radunarsi con i propri amici durante il fine settimana ricorrendo al telefono tradizionale, per la verità si sceglieva ora e posto e ci si ritrovava lì. Poi siamo incappati in questa rivoluzione della tecnologia prima di essere forse in quel periodo della nostra vita travolto dai bambini e senza tempo per apprendere qualcosa di nuovo. Abbiamo passato questo quando avremmo potuto adottare, in modo selettivo, le nuove tecnologie.
In pratica, gli Xennial si sono ritrovati in quella zona grigia in cui si era ancora parzialmente giovani, alla diffusione delle nuovo tecnologie, ma si era ancora senza figli e quindi con più possibilità (e soprattutto più tempo) per adattarsi e per comprendere, per esempio, il funzionamento dei social media. Che possono rappresentare un vero e proprio cataclisma, non solo per la Generazione X ma anche per i Millennial, che, nonostante si ritrovino a essere nativi digitali, si ritrovano anche a fronteggiare bullismo, revenge porn e tutti gli aspetti peggiori dell’essere umano che la Rete ha solo reso palesi, ma che sono sempre esistiti.
C’è chi pensa a questo punto, come Woodman, che siano gli Xennial ad avere nelle mani la chiave di lettura del mondo digitale. Queste persone hanno visto il prima e il dopo. Conoscono il pessimismo e l’ottimismo. Il loro amarcord nei confronti del passato pre-digitale non lascia l’amaro in bocca, perché queste persone sono anche consapevoli di come le tecnologie abbiano migliorato e semplificato la nostra vita e i nostri impegni quotidiani – soprattutto di natura lavorativa. Ma solo il futuro potrà dire se lo studioso aveva ragione o no. La cronaca e la storia danno spesso percezioni differenti.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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