Perché gli eventuali figli della principessa Charlotte non saranno principi né principesse

Le regole che ci sono nel mondo possono apparirci molto strane. Come questa della Casa Reale britannica che riguarderebbe la principessa Charlotte (e tutte le donne nipoti o pronipoti di sovrani).

Come funzionano i titoli di principi e principesse nella Casa Reale britannica? Sì, avete ragione, è una gatta da pelare non da poco. E in questi mesi perfino il dibattito sul fatto se Kate Middleton sia o no principessa sta iniziando a stufare un po’, benché tutto ciò che abbia a che fare con la monarchia costituzionale più antica del mondo sia assolutamente affascinante. Comunque, ultimamente c’è un dibattito relativo al fatto che gli eventuali futuri figli della principessa Charlotte non saranno principi e principesse. Se ne parla in un articolo su Cosmopolitan, di cui abbiamo deciso di dare una traduzione non professionale.

L’articolo parte dal presupposto che nella Casa Reale britannica esistono delle piccole disparità tra uomini e donne. Per diventare principessa, per una donna, ci sono diversi modi: essere figlia di un principe o del re o della regina, oppure sposare un principe. Per diventare un principe, si può anche essere nipote di un principe o del sovrano in carica. Un po’ di cose sono cambiate, tanto che è molto più probabile che la principessa Charlotte sia regina invece che il principe Harry sia re: lo zio è stato “scavalcato” dalla nipote nella linea di successione al trono.

Ma tornando al titolo di principesse, l’articolo punta l’accento sull’esempio di Kate Middleton. Nel corso del suo matrimonio, Kate ha assunto il titolo derivante dal marito, il principe William, in aggiunta a quello di Sua Altezza Reale Duchessa di Cambridge. Quando è nato il primogenito George, sul suo certificato di nascita è spuntata l’occupazione di Kate, «principessa del Regno Unito». Davvero non male come lavoro.

Tuttavia, analogamente, i nipoti nati dai figli della sovrana ricevono i titoli di principe o principessa, ma quelli nati dalla figlia della regina no. Nel caso della famiglia di William: i figli del principe George saranno automaticamente principi e principesse, i figli della principessa Charlotte no, a meno che non vengano sterminati in una tragedia tutti quelli che sono prima di lei nella linea di successione al trono e che quindi Charlotte diventi la regina. (L’abdicazione non è contemplata, è un tema scottante e delicato, dopo che Edward VIII lasciò il trono per amore di Wallis Simpson).

Secondo Lucy Hume, direttore associato di Debrett’s, che è la fonte fidata relativa agli argomenti dell’aristocrazia britannica, il titolo reale viene ereditato attraverso i figli maschi, così, se la principessa Charlotte avrà dei bambini, non erediteranno automaticamente i titoli di sua altezza reale, principe o principessa. È la ragione per cui Beatrice ed Eugenie, le figlie del principe Andrew, sono principesse, ma Zara Phillips, la figlia della principessa Anne, no. Inoltre si può, se lo si desidera, evitare il titolo. La figlia del principe Edward, Louise è una lady, non una principessa: una decisione aristocratica che fu presa per il figlio non nato del principe quando sposò Sophie Rhys-Jones. Stando alla BBC, si trattò di un desiderio personale del principe Edward e della moglie per i propri figli. Una sorta di modernizzazione dell’aristocrazia.

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Questo non significa però che Louise e Zara siano libere dall’apparato reale. La sovrana può offrire un titolo reale anche ai figli della propria figlia – ha rivelato Hume – per Peter e Zara Phillip, la regina offrì il titolo quando nacquero, ma la principessa Anna e il capitano Phillips declinarono l’offerta. La questione dell’iniquità dei titoli è diventata una preoccupazione del XX secolo. Per gran parte della storia britannica, il matrimonio è stato un mezzo di transazione per rafforzare le alleanze tra le nazioni, così le principesse di solito hanno sposato i principi e i loro figli hanno portato avanti il titolo della nazione dei padri. Ora le unioni d’amore sono il protocollo standard, la questione dei titoli entra quindi in gioco.

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