"Se lo stupratore è figo non è violenza, ma fortuna"
Cosa ci insegna, purtroppo, la vicenda di Ed Westwick
Cosa ci insegna, purtroppo, la vicenda di Ed Westwick
L’attrice Kristina Cohen ha denunciato di essere stata stuprata, nel 2014, dalla star maschile di Gossip Girl, Ed Westwick, fornendo dettagli dei fatti che noi e altre testate abbiamo riportato, insieme alla replica social con cui lui ha respinto le accuse.
Non sappiamo dove stia la verità, né spetta a noi giudicare: avverrà nelle sedi opportune e alla luce di ben altri approfondimenti rispetto a quelli forniti da due post Facebook. Ma non è questo il punto.
La notizia condivisa sui social – sulla nostra pagina Facebook come in altre – ha suscitato commenti di diversa natura: nella maggior parte dei casi la reazione è stata del tipo “che palle, ormai è una moda”, altre hanno provato ad argomentare sul perché è importante sostenere questo momento di coming out, che non deve essere una caccia alle streghe ma un’occasione per sovvertire un modello lavorativo troppo spesso basato su un rapporto di potere, che passa anche per la molestia o quanto meno per l’allusione sessuale.
Ma ieri sui social abbiamo letto ben altro. Cambiano le parole ma il leit motiv è lo stesso:
Ma sarà lei che ha stuprato lui!! Comprensibile tra l’altro
Tutte le fortune alle altre
Ma magari….io sarei stata consenziente senza pensarci due volte
È come se una dicesse: “Sono stata stuprata da Brad Pitt”, non è credibile
A prescindere da cosa verrà appurato in sede legale, la vicenda di Ed Westwick e Kristina Cohen ci ha insegnato almeno due cose: la prima è che se lui è un sex symbol desiderato e ambito dalle donne di mezzo mondo, qualsiasi cosa faccia sessualmente parlando non è stupro, bensì una gentile concessione; la seconda è che se a violentarti è lo stesso sex simbol desiderato e ambito dalle donne di mezzo mondo prima di andare a denunciarlo è bene appurare di essere ben corazzate perché non dovrai “solo” dimostrare di essere la vittima nel solito processo preliminare alla donna stuprata – com’eri vestita? hai goduto? sicura di non essertela cercata? -, ma dovrai anche spiegare perché non sei incredibilmente grata per la fortuna che ti è toccata in sorte.
Posto che è superficiale liquidare le numerose denunce che arrivano dal mondo dello spettacolo come una moda che ha stufato, l’ironia, care donne, è un’altra cosa.
È probabile che tra le tante attrici che oggi parlano dopo anni, decenni di silenzio ci sia chi intende “cavalcare l’onda mediatica” per avere un po’ di notorietà o servire il piatto freddo della sua personale vendetta, ma è al tempo stesso certo che determinate dinamiche sono insite nel potere, non solo a Hollywood e nel mondo dello spettacolo. E non raccontiamoci, per favore, la favola bella de “le donne faranno davvero la rivoluzione quando a denunciare questo schifo saranno quelle che hanno tutto da perdere e non quelle che hanno taciuto o addirittura ‘approfittato’ della cosa”: le donne che hanno detto no o hanno denunciato ci sono sempre state, tendenzialmente sono state fatte fuori professionalmente e oggi fanno altro rispetto a quello che volevano fare perché hanno scelto che, comunque, la loro dignità valeva di più. Tutto molto bello anche se non giusto, ma queste donne non se le fila nessuno: la loro voce non arriva, non serve a dire ad altre donne che non sono le sole, non mette in discussione il ruolo dell’uomo che ha abusato del suo potere e che lo farà con altre donne, non cambia nulla. Le eroine ignote e solitarie pagano il loro prezzo umano e professionale privatamente e basta, fine della storia. Perché le cose cambino serve un movimento che coinvolga donne famose e potenti che siano non solo d’ispirazione, ma la cui voce non possa essere zittita né rischi di finire nel vuoto, che facciano paura (e non ridere) agli uomini finalmente deprivati del loro essere “intoccabili” in quanto potenti o legati alle amicizie e agli avvocati giusti.
Dal basso, nel frattempo, continueranno a esserci eroine private, guerriere per se stesse che saranno ignorate magari, però via via sempre meno. Ci saranno uomini che non per dignità personale ma per paura del venir meno della loro incolumità cambieranno atteggiamento, ma intanto ne cresceranno altri consapevoli dei confini del loro essere maschi. Dal basso, intanto, si potrebbe anche cambiare la mentalità delle donne più maschiliste degli uomini maschilisti: quelle per cui le donne che ora denunciano hanno stufato, che dicano di no, facciano altro e stiamo zitte, quelle per cui se lui è figo allora non è stupro, semmai una fortuna. E no, l’ironia qui non c’entra.
Giornalista professionista e responsabile editoriale di Roba da Donne, scrive di questione di genere. Per Einaudi ha scritto il saggio "Libere. Di scegliere se e come avere figli" (2024). È autrice di "Rompere le uova", newsletter ...
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