Perché la maggior parte dei non romani usa 'sti cazzi nel modo sbagliato
Tutti noi avremo detto una volta o l'altra «'sti cazzi». Ma lo stiamo dicendo in modo corretto o sbagliamo significato?
Tutti noi avremo detto una volta o l'altra «'sti cazzi». Ma lo stiamo dicendo in modo corretto o sbagliamo significato?
A volte, ci sono dei modi di dire regionali che entrano nell’immaginario collettivo e ci restano, insinuandosi nel linguaggio comune. Ci sono molte ragioni per cui questo accade e le conseguenze sono abbastanza evidenti. Ci sono romani che usano espressioni fiorentine, bolognesi che ricorrono a frasi napoletane, pugliesi che scimmiottano il milanese. Una di queste espressioni che ormai è nel gergo di molte persone è «‘sti cazzi». Ma cosa significa esattamente? Tra coloro che non sono romani, siamo sicuri di utilizzare l’espressione in maniera corretta?
La risposta breve è: no, non sempre. La risposta lunga ve la spieghiamo diffusamente. A volte esiste infatti una confusione tra il senso di «’sti cazzi» e quello di «’sto cazzo» o di «me cojoni». La sola cosa che queste tre espressioni hanno in comune è però che si tratta di gergo e anche di parolacce. Per cui ci auguriamo che siano confinate a un registro decisamente informale, più che altro quando si è tra amici – dato che a volte possiamo trovare le espressioni, anche a sproposito, tra conoscenti su social network.
In generale, «’sto cazzo» significa «niente, nessuno, in nessun modo». Invece «me cojoni» equivale a «caspita, accidenti», come spiega Parolacce. Infine «’sti cazzi» si traduce con «non me ne importa niente». In pratica, quest’ultima risposta può essere data come risposta a un’affermazione o a una notizia della quale non ci importa nulla. Per esempio, ci vengono comunicate le previsioni del tempo che annunciano pioggia e noi domani dovremo restare in casa. Allora «’sti cazzi» ci sta benissimo. A volte l’espressione viene utilizzata per sdrammatizzare qualcosa che ci viene comunicata con eccessiva enfasi, ed è forse per questo che si è generata tutta la confusione regionale del caso. Una nota su Facebook mostra l’esempio corretto e l’esempio sbagliato.
Esempio corretto:
collega: Sai che mi hanno nominato Direttore Generale?
risposta: E ‘sticazzi (varianti: e ‘stigrancazzi! oppure: e ‘sticazzi nun ce lo metti?)
traduzione: il fatto che ti abbiano promosso non suscita in me alcun interesse né la benché minima ammirazione.
Esempio sbagliato:
domanda: Devi alzarti presto per andare a lavoro?
amico: No, sono il Direttore Generale e faccio come mi pare.
risposta: ‘sticazzi! Ti ammiro davvero!
Il ricorso a queste espressioni gergali regionali, dicevamo, è dovuta a una molteplicità di fattori. In relazione specificamente a «’sti cazzi», gran parte del “successo” dell’espressione è dovuta agli sketch che negli anni sono stati realizzati dai comici Lillo & Greg. I due attori e autori hanno infatti dato vita al grande capo indiano Estiqaatsi (qui sopra in foto) – il nome è tra l’altro un chiaro inside joke con i nomi della “trilogia qatsi” del regista Godfrey Regio, che erano tratti da una lingua indigena americana.
Ma ovviamente a noi, spiegavamo prima, arrivano tantissime espressioni regionali, e talvolta si perde qualcosa in una traduzione errata, come per «’sti cazzi». Queste parole provengono in gran parte dalla cultura pop e si innestano su una questione linguistica che è di lungo corso. Noi italiani non abbiamo infatti una lingua standard, codificata, ma una serie di italiani regionali, con le loro intonazioni e le espressioni peculiari come questa. Che arrivano nelle case di tutte le regioni probabilmente con il cinema e la televisione (ma in qualche caso anche la radio).
I comici come Lillo & Greg hanno un grosso ruolo in questo. Ma probabilmente il primo a pronunciare «’sti cazzi» in un lavoro popolare potrebbe essere stato Mario Brega in un film di Carlo Verdone o ancora prima comici romani del calibro di Enrico Montesano o Gigi Proietti nei loro film o negli sketch televisivi. Sicuramente avremo nel nostro vocabolario tantissime espressioni napoletane, bolognesi, fiorentine, milanesi, baresi. Forse non le abbiamo comprese fino in fondo e le abbiamo quindi assimilate male. Ma l’averle apprese è merito di tanti attori di talento che sono il fiore all’occhiello della comicità italiana.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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