Divorzio giudiziale: cos'è e come funziona
Il divorzio giudiziale è uno dei modi in cui termina il matrimonio, comporta tempi e costi, e cambia secondo i casi.
Il divorzio giudiziale è uno dei modi in cui termina il matrimonio, comporta tempi e costi, e cambia secondo i casi.
Il divorzio giudiziale è quello che di solito ha affascinato la creatività delle opere fictional come La guerra dei Roses o Kramer contro Kramer. Ma per la verità, quando la situazione conflittuale è reale, è tutto decisamente più drammatico e meno divertente di un film. Si tratta infatti di quel divorzio, in altre parole, in cui non c’è accordo tra i coniugi. Il disaccordo può avere a che fare con diverse ragioni. La prima potrebbe essere che uno dei due non voglia concedere all’altro il divorzio. Le più diffuse, di solito, riguardano tuttavia gli accordi economici (in caso di comunione dei beni) o quelli sulla custodia dei figli: queste ragioni sono a volte causa di battaglie legali anche molto lunghe e tortuose. A volte sono i prodromi della fine del matrimonio a scatenare quello che poi sarà oggetto di discussione in tribunale per il divorzio.
L’etimologia dell’aggettivo «giudiziale» ha a che fare con il concetto di giudice. È un giudice che dovrà decidere per i due coniugi che non riescono a mettersi d’accordo. Per questa ragione, il divorzio giudiziale vede sempre come teatro l’aula di un tribunale.
Il divorzio giudiziale si ha in tre casi, come spiega lo studio legale Marzorati. C’è già stata la separazione, ma può capitare che i due coniugi non riescano a mettersi d’accordo sui succitati accordi economici o sulla custodia dei figli, oppure che uno non sia reperibile o infine che uno dei due voglia divorziare e l’altro no. Se la ragione per cui si va a divorzio giudiziale dovesse venire meno, si può trasformare anche in divorzio consensuale.
La procedura di un divorzio giudiziale, va da sé, è più lunga e complessa di quella del divorzio consensuale. La questione richiede infatti indagini varie (per lo più su questioni fiscali, in particolare se c’è richiesta di assegno di mantenimento), ma anche interpellare dei testimoni. Si tratta probabilmente della fase più lunga, perché, a discrezione del giudice, si possono avviare gli accertamenti più vari. Potrebbero essere coinvolti anche degli psicologi, per tutelare i figli minori della coppia, se ce ne sono.
I documenti da presentare sono numerosi e prevedono l’atto di matrimonio, la copia del verbale di separazione, lo stato di famiglia, il certificato di residenza, il documento di identità, il codice fiscale, le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni (ma, appunto il giudice potrebbe non ritenerle sufficienti). Inoltre, potrebbe rendersi necessario presentare anche delle note spesa, estratti conto, documenti relativi a investimenti, obbligazioni e azioni, eventuali polizze assicurative, i documenti relativi agli immobili, tutto ciò che riguarda il lavoro dal punto di vista finanziario (contratto, busta paga e così via).
Il primo step, come accennavamo, è la separazione consensuale. Dopo sei mesi dall’udienza di separazione, si può infatti avviare la procedura del divorzio. In caso di separazione giudiziale deve invece trascorrere un anno dalla sentenza.
Ci sarà un tempo da attendere per ottenere il divorzio, ma dopo che sarà trascorso, con l’aiuto del proprio avvocato si potrà depositare il ricorso e notificarlo al coniuge. Sarà il giudice, quindi a pronunciarsi, entro però un tempo variabile, come vedremo tra poco.
I tempi del divorzio giudiziale – e quindi anche i costi – variano da coppia a coppia. Non trattandosi di una situazione consensuale, tempi e costi dipendono quindi dal livello di conflittualità dei coniugi e quindi possiamo parlare anche di anni e di migliaia di euro. In media, salvo casi straordinari, parliamo di un paio di anni e di una spesa compresa tra i duemila e i tremila euro, come spiega Consulenza Legale Italia.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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