Più della metà delle donne del Nicaragua diventa madre prima di compiere vent’anni, moltissime addirittura sotto i quindici. Nella capitale Managua ogni cinque ore una ragazza sotto i 18 anni partorisce un bambino. Non a caso, è uno dei paesi dell’America Latina con il tasso di fertilità più alto, a cui si unisce un preoccupante livello di povertà. Ciò rende la situazione delle giovani donne e delle adolescenti particolarmente difficile. Non è raro vedere ragazze ancora giovanissime con cinque o sei figli, spesso da padri diversi.

Una situazione preoccupante e inaccettabile, denunciata recentemente anche dall’associazione Plan International. L’elevato numero di gravidanze in giovane età è attribuibile a diversi fattori: scarsa educazione sessuale, mancato accesso ai metodi contraccettivi, credenze religiose e al divieto assoluto di aborto. Nonostante le ricerche e le iniziative delle agenzie umanitarie, la situazione continua a essere gravissima.

Un sondaggio condotto da una giovane studentessa di Harvard, Cristina Parajon, ha permesso di comprendere maggiormente questo fenomeno. Anche lei originaria del Nicaragua, ha deciso di passare la sua pausa estiva dagli studi a lavorare con ragazze dai 14 ai 19 anni. Le adolescenti si sono aperte, considerando la Parajon molto più vicina a loro rispetto ad altri ricercatori stranieri che hanno condotto studi nel paese.

Molte madri adolescenti hanno raccontato alla Parajon di essere rimaste incinte perché non sapevano nulla di controllo delle nascite. Inoltre, per alcune di loro l’idea di essere viste nel momento dell’acquisto di un profilattico o di un altro metodo contraccettivo era fonte di grande imbarazzo. Quindi non si tratta solo di ignoranza o di mancanza di educazione sessuale, ma anche paura di essere giudicate dalla società solo per il fatto di fare sesso. Secondo la studentessa di Harvard la situazione delle giovani madri in Nicaragua potrebbe migliorare anche solo garantendo più privacy nelle strutture sanitarie.

La gravidanza, per le adolescenti del Nicaragua, coincide con la perdita di una fase della vita normalmente riservata allo studio e alla crescita personale. Abbandonate dalla società e allontanate persino della loro famiglia, entrano a far parte della generazione perduta del loro paese. Il sito Occhi della Terra, che si occupa di giornalismo d’inchiesta, ha raccolto alcune testimonianze di queste vite spezzate.

“Non era nei miei piani avere un bambino con un uomo di vent’anni più grande di me. Ero triste e avevo paura per il parto. Lui, anziché starmi vicino, non si è fatto più vedere”, ha raccontato Dina, 14 anni. Sua figlia Marelyn, di otto mesi, è ancora in ospedale, mentre lei abita in una baracca. “È nata sottopeso, i medici mi hanno spiegato che il mio corpo non era del tutto pronto per avere una gravidanza. Per questo la piccola deve prendere latte artificiale e farmaci”.

Ero già rimasta incinta a 14 anni ma ho perso il bambino per volere della divina provvidenza”, ha spiegato Etelbina, 16 anni e incinta. “Il mio fidanzato vende frutta al mercato, sogno di poterlo sposare e di andare a vivere in una casetta tutta per noi”, ha aggiunto sua sorella Vanessa, anche lei con il pancione a soli 17 anni. Esistenze già segnate, ancor prima di poter spiccare il volo. E come loro tante altre ragazze, spesso vittime non solo della mancanza di educazione sessuale, ma anche di stupri da parte di uomini più grandi.

“L’adolescente incinta viene emarginata dalla società”, ha raccontato Vanessa Lopez Altamirano di Terre des Hommes Italia. “Anche se parliamo di una minore che è stata vittima di violenza fisica e psicologica si tende a colpevolizzarla, considerando che l’arrivo delle mestruazioni sia sufficiente per avere un rapporto intimo e, quando questo accade, che sia stata la donna ad averlo provocato”. La campagna Indifesa di Terre des Hommes ha proprio l’obiettivo di contrastare la violenza sulle bambine e sulle adolescenti, promuovendo la parità di genere.

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