Quella foto di Steven Spielberg che ricorda quanto i social siano pieni di ignoranti
Steven Spielberg e il meme satirico che si trasformò in indignazione sui social network: una storia su come siamo (ma anche su come in fondo siamo sempre stati).
Steven Spielberg e il meme satirico che si trasformò in indignazione sui social network: una storia su come siamo (ma anche su come in fondo siamo sempre stati).
I social network rappresentano oggi un megafono per la post-verità. Si tratta di un fenomeno particolare, per cui la realtà passa in secondo piano rispetto a un’opinione: l’occhio vede cosa vuole vedere, la mente legge solo quello che è più facile credere. Senza mai verificare, sebbene abbiamo tutti gli strumenti per farlo, strumenti che in passato non esistevano neppure. Così i social hanno costruito un substrato facile per i siti di bufale – che in questo modo guadagnano truffaldinamente con click facili – oppure anche per la satira volta a smascherare appunto le storie che riguardano la post-verità. Che però a volte non viene compresa.
In questi giorni, un fatto di cronaca ha riportato a galla un episodio in particolare. Una donna ha ucciso durante un safari una rara giraffa nera, scatenando (comprensibilmente) le ire di molti, non solo ambientalisti o animalisti. Si tratta di un’indignazione normalissima, che ha avuto dei precedenti nella storia dei social network. Ma ci sono state volte in cui gli utenti social hanno davvero toppato: pensiamo al meme del “povero” carabiniere che guadagna pochissimo e rischia la vita – che in realtà era una foto dal set del comico Ezio Greggio – o a quello del migrante Ubuntu che ruba la pensione all’italiano Carlo Mansione che non riesce arrivare a fine mese – ma il primo è il nome di un sistema operativo e il secondo la traduzione maccheronica con tanto di foto reale del mandante del massacro di Cielo Drive Charles Manson.
L’episodio di cui parliamo, riportato all’epoca dal Corriere, è una storia del genere: un meme satirico che è diventato qualcos’altro sui social network. Qualcuno, nel luglio 2014, ha infatti postato la foto del regista Steven Spielberg nell’atto di posare accanto a un triceratopo appena “ucciso”. Gli utenti hanno dato quindi sfogo alla loro rabbia: benché si trattasse di un grande artista, sono stati molti a criticarlo per la morte “dell’animale”. Che altri non era che un dinosauro robot utilizzato per la realizzazione di Jurassic Park. E anche non lo fosse stato: come è possibile che qualcuno abbia pensato che Spielberg avesse potuto uccidere un dinosauro, che sono estinti da decine di milioni di anni? Il meme in questione era stato creato da tale Jay Branscomb, autore di celebri scherzi sul Web.
Si parla spesso della questione, anche nei corsi di aggiornamento dedicati ai giornalisti: la post-verità è un argomento molto interessante ed estremamente attuale. Ma è nato prima l’uovo o la gallina? O meglio: è iniziata con i social network o i social network sono semplicemente un veicolo per essa, sebbene molto più veloce rispetto al passato? Saremmo propensi a dire che la seconda ipotesi è quella corretta. Però naturalmente potremo sbagliarci, ma vi spieghiamo il nostro ragionamento.
Giusto per fare un esempio, su queste pagine abbiamo raccontato di come una bufala abbia cavalcato addirittura i decenni: parliamo delle origini della Festa della Donna, per cui i fascisti in Italia inventarono negli anni ’20 una storia che vedeva come scenario una fabbrica americana, la Triangle, un rogo e la morte di molte operaie. Quello che era partito come l’esperimento di propaganda per sminuire l’apporto nelle lotte femministe delle donne socialiste all’inizio del ‘900 è arrivato perfino a scuola, tanto che a qualcuna di noi questa vecchia fake news è stata raccontata a scuola elementare.
È qualcosa che dobbiamo studiare, comprendere a fondo. Con i fenomeni contemporanei non è sempre facile, ma in tanti hanno scritto dei libri per raccontare gli illustri precedenti dall’Illuminismo a oggi. Qualche volta ci viene da pensare come un simile fenomeno sia figlio dell’ignoranza – nel senso più ampio del termine – e probabilmente anche l’ignoranza ha un ruolo in tutto questo. Ma c’è dell’altro. E certe volte temiamo che quando riusciremo ad arginare fake news, bufale e post-verità potrebbe essere troppo tardi. Quando la rabbia esplode sui social non possiamo essere sicuri che lì si fermi, ma essere lungimiranti e immaginarne per tempo le conseguenze.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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