Virginia Vallejo e Pablo Escobar: cosa significa amare un assassino
Virginia Vallejo fu una delle amanti, forse la più famosa, del re dei narcotrafficanti Pablo Escobar: ha raccontato la loro storia in un'autobiografia
Virginia Vallejo fu una delle amanti, forse la più famosa, del re dei narcotrafficanti Pablo Escobar: ha raccontato la loro storia in un'autobiografia
“Se non avessi incontrato Pablo, oggi sarei una di quelle vecchie giornaliste che girano per Miami e sono acide con le giovani. Forse mi è andata meglio così”. Così, intervistata dal Corriere, Virginia Vallejo ha descritto la sua storia con Pablo Escobar, uno dei più famosi e spietati trafficanti di droga della storia. Si amarono dal 1983 al 1987, il “periodo d’oro” del re dei narcos, prima di essere catturato e ucciso dalla polizia nel 1993.
Vallejo sostiene di non averlo fatto per soldi e che non si trattava di una storia “come quella della bella e della bestia”. Nonostante lui l’abbia persino violentata dopo aver scoperto che usciva anche con altri uomini, nelle sue parole, incredibilmente, aleggia un senso di fascinazione per Pablo Escobar. Lo stesso sentimento che molti colombiani sembrano ancora provare per quello che non può essere descritto diversamente da un criminale. In un’altra intervista, concessa al Messaggero, ha spiegato cosa significava stare con un uomo come lui.
Amavo il suo coraggio nell’affrontare l’establishment, che prima lo derideva e poi si sdraiava ai suoi piedi. Lui mi adorava, per quello l’ho amato; ero educata, ricca, potevo scegliere chiunque, ma io volevo una vita avventurosa, non convenzionale e con lui era così. Diventò lo specchio in cui vedere il mio coraggio.
Lungi dall’avere contorni romantici o sentimentali, Vallejo ha però raccontato sempre con molta lucidità la sua storia con uno dei più grandi criminali contemporanei; quando lo conobbe, Virginia era già un volto popolare della televisione colombiana, sia come modella che come attrice e giornalista, tanto da essere premiata per ben due volte come Miglior Presentatrice di Notiziari in Televisione dell’Associazione Giornalisti dello Spettacolo di Colombia. Nel 1983, dopo la visita alla Tenuta Napoli di Pablo Escobar, lui le concesse un’intervista. Iniziò così la loro storia, che le costò la carriera e la spinse addirittura all’esilio negli Stati Uniti, in seguito alle minacce dei narcotrafficanti.
Nel nostro amore non era inclusa la complicità. Se pensa alle mogli di presidenti o di uomini ricchissimi, loro sanno tutto quello che passa nell’animo dei mariti e così diventano silenziose, invisibili. Lui aveva moglie e figli, io non ero sposata con lui, potevo sempre andarmene. E ho quindi osservato tutto da giornalista.
Nel 2006 ha scritto un’autobiografia, intitolata Amando Pablo odiando Escobar, che è diventata un film interpretato da Javier Bardem e Penelope Cruz. Nel 2010 ha ottenuto lo stato di asilo politico statunitense per aver testimoniato contro la mafia colombiana e il cartello di Medellín.
Nel 2009, mentre andavo a deporre al consolato, hanno cercato di uccidermi. Nel giugno del 2010, anche per essere stata oggetto di milioni d’insulti e attacchi sul web, il governo americano mi ha concesso lo status di rifugiato politico. Vivo in un limbo, senza passaporto e cellulare. Se torno in Colombia, mi fanno a pezzetti.
Nonostante quello che le ha fatto Pablo Escobar, Virginia Vallejo sembra comunque averlo perdonato. Inspiegabilmente.
Alla fine mi aveva preso tutto, anche pagine dei miei manoscritti e gli ultimi 30 mila dollari, per non farmi scappare. Per scriverne, ho dovuto però perdonarlo; se non altro per la storia pazzesca che mi aveva lasciato.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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