È stato a lungo uno dei grandi misteri dell’arte, ma dopo secoli l’arcano pare finalmente aver trovato una risposta.

A lungo esperti e storici dell’arte si erano infatti interrogati sull’identità della modella che poteva aver prestato il volto – pardon, la vulva – al pittore francese Gustave Courbet per dipingere il quadro L’origine du monde, l’origine del mondo, attualmente conservato al Museo d’Orsay di Parigi.

L’opera, sicuramente controversa, contiene un messaggio allegorico evidente, sottolineato in maniera esplicita dal titolo stesso, e vuol essere un inno alla relazione inscindibile che intercorre tra la fecondità, la vita, la sessualità, e la gioia di vivere, rappresentata da quello che, a tutti gli effetti, è il “luogo” attraverso cui, nel momento stesso della nascita, la vita comincia: una vulva femminile, appunto, ritratta in primo piano, con il pelo pubico e le labbra vaginali ben visibili.

Come detto, per lungo tempo ci si è chiesti a chi potessero appartenere quei genitali, dato che la prospettiva scelta da Courbet per il suo dipinto comprende queste parti anatomiche e uno scorcio del seno, escludendo però il volto della modella; e le ipotesi, anno dopo anno, si sono susseguite.

In un primo momento, e per un periodo piuttosto lungo, ad esempio, si è ritenuto che a prestarsi come modella per la realizzazione dell’opera fosse stata l’irlandese Joanna Hiffernan, moglie allora ventiquattrenne del pittore americano James McNeill Whistler, amante e musa di Courbet.

Ma recentemente lo scrittore e studioso Claude Schopp ha fatto una scoperta sorprendente, esaminando uno scambio epistolare intercorso tra George Sand e il figlio di Alexandre Dumas; grazie all’analisi di queste lettere, Schopp ha scoperto che la donna ritratta in L’origine du monde era Constance Quéniaux, nota ballerina e maitresse dell’Opera di Parigi.

Nel 1866, anno in cui Courbet dipinse L’origine del mondo, Constance era già un’ex ballerina di 34 anni, ed era una delle amanti del diplomatico ottomano Halil Şerif Pasha, noto con il nome Khalil Bey, che commissionò l’opera a Courbet.

Khalil Bey teneva il quadro dentro un camerino, dietro una tenda verde, e lo mostrava agli ospiti delle cene e delle feste che organizzava a casa sua.

Come ha fatto Schopp a giungere a questa verità? Come detto, attraverso delle ricerche che stava compiendo sulle lettere scritte da Alexandre Dumas, in particolare sulla trascrizione di una lettera che parlava della Quéniaux e che sembrava contenere alcuni errori. In particolare, c’era una fase che a Schopp non tornava, assieme all’errore nella trascrizione del cognome di Constance.

On ne peint pas de son pinceau le plus délicat et le plus sonore l’interview de Mlle Queniault (sic) de l’Opéra.

Che, tradotto, suonerebbe come “Uno non può dipingere con il proprio pennello più delicato e musicale l’intervista di Madamoiselle Quéniault“, in cui la parola “intervista” toglieva senso alla frase.

Schopp decise di consultare la lettera originale scritta da Dumas, conservata alla Biblioteca nazionale francese a Parigi, per scoprire se era stato fatto un errore nella trascrizione: Dumas infatti non aveva scritto “interview” ma “intérieur”, nell’accezione di “parti intime”, che dava alla frase un significato del genere:

Uno non può dipingere con il proprio pennello più delicato e musicale le parti intime di Madamoiselle Quéniault.

Schopp ha condiviso la sua scoperta con Sylvie Aubenas, direttrice del dipartimento della stampa e della fotografia della Biblioteca nazionale francese; c’è inoltre un altro dettaglio che porta a ritenere che la donna ritratta sia proprio la ballerina: quando morì, nel 1908, Constance lasciò in eredità un dipinto di Courbet raffigurante un mazzo di camelie, fiore iconicamente associato alle cortigiane per via del romanzo di Dumas La signora delle camelie. Secondo  Sylvie Aubenas, il quadro era proprio un regalo che il diplomatico ottomano Halil e lo stesso Courbet avevano voluto fare a Constance.

 

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