Cristina di Svezia, la regina più libera di tutte con il "clitoride da uomo"
Ribelle, spregiudicata ed eccentrica: gli studiosi hanno così descritto Cristina di Svezia, la regina seicentesca che sfidò i suoi tempi, fin dalla nascita
Ribelle, spregiudicata ed eccentrica: gli studiosi hanno così descritto Cristina di Svezia, la regina seicentesca che sfidò i suoi tempi, fin dalla nascita
Ci sono tanti motivi per cui la regina Cristina di Svezia può essere considerata una protagonista della storia. Nata nel Seicento, fu una delle prime luterane a convertirsi al cattolicesimo, ma anche una grande mecenate. Una figura leggendaria, che è stata impersonata al cinema da Greta Garbo e che ha vissuto a modo suo, vestendosi da uomo in una società in cui le donne erano ancora ingabbiate da rigidi schemi sociali.
Cristina di Svezia nacque a Stoccolma il 18 dicembre 1626, nel bel mezzo della tumultuosa guerra dei trent’anni, uno dei momenti più difficili e bellicosi per l’Europa. Come racconta il libro Stoccolma. Ritratto di una città di Tony Griffiths, il re Gustavo II e la regina Maria Eleonora avevano già perso due figlie e speravano che la terza gravidanza fosse più fortunata.
Alla nascita, la piccola presentava un’ipertrofia iperclitoridea che portò i medici a confondere il clitoride per un pene e quindi a credere che si trattasse di un bambino. Solo il mattino seguente venne dichiarata ufficialmente femmina, ma ciò non impedì a Cristina di vivere come un maschio, come lei stessa dichiarò nella sua autobiografia.
Da bambina provavo una vera avversione per tutto ciò che dicevano e facevano le donne. Non potevo sopportare i loro abiti stretti e vezzosi. Non mi interessava nulla del mio incarnato, del mio corpo e del resto del mio aspetto; non ho mai indossato un cappello o una maschera, e raramente i guanti. Disprezzavo tutto ciò che mi ricordava il mio sesso […]. Detestavo i vestiti lunghi e volevo solo indossare gonne corte.
Suo padre non rimase deluso, anzi, fu sempre molto attaccato alla figlia e si adoperò affinché ricevesse l’istruzione che normalmente veniva concessa solo ai principi maschi. Per quanto riguarda i dubbi sulla sua identità sessuale, in base a studi medici condotti sui suoi resti è stata scartata l’ipotesi di intersessualità, ovvero del fatto che fosse dotata sia di organi genitali maschili che femminili.
Poliglotta, intelligente e colta, in seguito alla morte del padre, Cristina di Svezia divenne ufficialmente regina: era il 15 marzo 1633 e lei aveva solo sei anni. Continuò a studiare dieci ore al giorno per altri dodici anni, grazie a un governo di reggenza, e a diciotto anni fu finalmente in grado di ascendere ufficialmente al trono svedese.
Il primo atto ufficiale da regina fu sicuramente nobile, visto che riuscì a ottenere la pace con la Danimarca, Paese con cui la Svezia era in guerra. Proseguì circondandosi di consiglieri di fiducia scelti non solo tra gli aristocratici, mostrando una grande visione politica. La sua opera più grande, però, si realizzò nell’ambito delle arti. Cristina di Svezia fece diventare la sua corte una delle più raffinate d’Europa, tanto da essere paragona all’Atene del periodo classico.
Grande collezionista d’arte, appassionata di teatro e intellettuale, nel 1646 riuscì persino a intraprendere una corrispondenza epistolare col celebre filosofo Cartesio. Nel 1649, dopo alcuni tentennamenti, lui decise di partire per la Svezia e nel dicembre dello stesso anno iniziò a impartire lezioni private alla regina. Purtroppo, per via della rigidità del clima svedese, nel febbraio dell’anno seguente Cartesio si ammalò di polmonite e morì dieci giorni più tardi.
Cristina di Svezia non si sposò mai e dichiarò la sua volontà di non diventare una moglie nella sua autobiografia, tradotta nel libro La vita scritta da lei stessa, edito da Cronopio.
Il matrimonio genera una subordinazione, non posso decidere quando sarò in grado di vincere questa ripugnanza.
E, ancora:
Non sopporto l’idea di essere usata da un uomo nel modo in cui un contadino usa i suoi campi.
Poco si sa con certezza dei suoi legami, ma molti biografi hanno indicato come sua compagna la dama di compagnia Ebba Sparre.
Come sempre controcorrente, in un’Europa in cui il protestantesimo stava sempre più prendendo piede, alla vigilia di Natale del 1654 Cristina di Svezia decise di convertirsi al cattolicesimo, rinnegando il luteranesimo. La sua scelta fu fortemente criticata e ciò la spinse ad abdicare al trono, in favore del cugino. Al suo tracollo d’immagine avevano contribuito anche alcune scelte azzardate a livello politico, come quella di nominare nuovi baroni e conti, mettendo a rischio il bilancio di stato.
Forte di una rete di conoscenze in tutta Europa, nel 1654 lasciò il suo Paese in incognito e partì a cavallo, vestita da uomo. Dopo una tappa in Danimarca, si diresse a sud, verso Roma, dove il papa Alessandro VII la ricevette per la prima comunione e la cresima. Qui intrecciò una forte amicizia con il cardinale Decio Azzolino, che secondo alcuni biografi divenne suo amante. Ciò che si sa per certo è che nel 1673 il religioso venne nominato suo erede ufficiale.
Cristina di Svezia si stabilì a Palazzo Farnese e nel 1656 aprì un’accademia dedicata alla musica, al teatro, alla letteratura e alle lingue. Poco tempo dopo, avendo esaurito le sue finanze, si spostò in Francia e scandalizzò la corte di Luigi XIV per via del suo abbigliamento da uomo. Dopo un tentativo fallito di accedere al trono napoletano, nel 1658 tornò a Roma, ma non fu ben accolta. Si stabilì quindi a Palazzo Riario e creò un suo piccolo regno privato, fatto di serate galanti e di collezioni artistiche.
Morì il 19 aprile 1689, con al suo fianco il cardinale Azzolino, che la seguì il giugno seguente, lasciando tutti i suoi averi al nipote Pompeo Azzolino, tra cui un dipinto di Paolo Veronese che oggi è visibile al Museo Nazionale di Stoccolma. La sua biblioteca è stata poi acquistata per poco dal Vaticano e ora fa parte della grande collezione storica di volumi. All’interno della Basilica di San Pietro vi è un monumento funebre a lei dedicato, mentre il corpo riposa all’interno delle Grotte Vaticane.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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