Come una donna nera è diventata la prima americana milionaria senza aiuti
Come si diventa la prima milionaria afroamericana della storia? Ecco la vicenda di Madam C. J. Walker.
Come si diventa la prima milionaria afroamericana della storia? Ecco la vicenda di Madam C. J. Walker.
Sì, avete letto proprio bene, quella che stiamo per raccontarvi è la storia di Madam C. J. Walker, la prima donna afroamericana a essere diventata milionaria ed esserci riuscita completamente da autodidatta e senza aiuti di nessun tipo. E per farlo non ha dovuto attendere l’integrazione – che è avvenuta in modi e forme diverse a partire dagli anni ’60 del Novecento – tutto è accaduto molto prima, basti pensare che questa imprenditrice e filantropa è venuta a mancare nel 1919.
Madam C. J. Walker è lo pseudonimo di Sarah Breedlove, nata nel 1867 a Delta – la patria del blues, in Louisiana – in una famiglia composta dai due genitori e sei figli, Sarah compresa. Inizialmente, la famiglia viveva in schiavitù in una piantagione, ma la nascita di Sarah fu quella di una bambina libera, come prevedeva il Proclama di Emancipazione, firmato alla fine della Guerra Civile americana. Nel 1872 rimase orfana di madre e pochi anni dopo anche di padre, così andò a vivere con la sorella e il cognato, che però la maltrattava.
Ho avuto poca o nessuna opportunità – raccontava spesso, come riporta Wikipedia – quando la mia vita è iniziata, lasciata orfana senza padre né madre da quando avevo 7 anni.
Quella che sarebbe diventata Madan C. J. Walker non ricevette quasi nessuna istruzione da piccola, se non per tre mesi e poi solo alla scuola domenicale. Sarah si sposò per la prima volta a 14 anni e poi altre due volte. Le sue nozze più importanti furono però con Charles Joseph Walker nel 1906 – che durarono solo 6 anni, ma la figlia Lelia, nata da precedente unione, volle prendere il suo cognome. Così come Sarah ne trasse il suo nome d’arte, o meglio il nome da imprenditrice.
Ben prima di quel matrimonio infatti, nel 1888, Sarah e la figlia andarono a vivere a Saint Louis in Missouri – dove trovò lavoro come lavandaia, guadagnando 1 dollaro al giorno ma determinata a cambiare il suo destino. Come accadeva a moltissime donne afroamericane di quel tempo, anche Sarah ebbe problemi di forfora e altri disturbi relativi ai capelli, come calvizie dovuta a malattie della pelle o all’applicazione di prodotti errati come la liscivia che era contenuta nei saponi. A questo si aggiungevano altri fattori di rischio per la caduta dei capelli: una dieta povera, malattie, bagni poco frequenti.
Sarah iniziò quindi a cercare di capire come ci si potesse prendere cura dei capelli delle donne afroamericane, apprendendo qualcosa da un fratello che faceva il barbiere a Saint Louis. Dopo di che diventò una venditrice per il marchio di Annie Turnbo Malone, dando vita nel tempo a una propria linea di bellezza – anche se a un certo punto sorse una controversia, perché Malone sosteneva che la formula utilizzata da Sarah fosse la stessa che lei commercializzava.
Ma a questo punto, per Sarah e la figlia iniziarono a fiorire gli affari. E Madam C. J. Walker diventò ben presto anche una filantropa, in particolare nei riguardi delle persone afroamericane e delle organizzazioni religiose. Sarah comprendeva che il suo caso sarebbe stato per molto tempo un unicum nella storia degli afroamericani – e che quindi poteva dare un’opportunità a chi, come lei da piccola, forse non l’avrebbe avuta in altro modo.
Per comprendere come Madam C. J. Walker seppe trasformare i problemi piliferi nella sua fortuna, basti pensare che i suoi beni immobili del tempo valevano 600mila dollari, che equivalgono a 8 milioni di dollari di oggi. Un paio di anni fa, la Sundial Brands in collaborazione con Sephora lanciò una linea che ricordasse l’eredità morale di Sarah: si trattava di quattro linee cosmetiche basate su ingredienti naturali per prendersi cura di diversi tipi di capello.
Alla stora di Madam C.J. Walker si ispira la serie Netflix omonima, con protagonista Octavia Spencer e alla regia Kasi Lemmons, in programmazione nel 2020.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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