Che cosa sono prepping e survivalismo?
Il prepping e il survivalismo sono pratiche per sopravvivere a una guerra ma anche a un terremoto: ecco di cosa si tratta.
Il prepping e il survivalismo sono pratiche per sopravvivere a una guerra ma anche a un terremoto: ecco di cosa si tratta.
Sapete cos’è l’Orologio dell’Apocalisse? Si tratta di una metafora ideata nel 1947 per esprimere quanto poco manchi alla fine del mondo. L’inquinamento, il riscaldamento globale, le relazioni internazionali tra i Paesi: tutto concorre a far avvicinare quell’orologio alla mezzanotte. E a giudicare per esempio dalle tensioni passate intercorse tra Stati Uniti e Corea del Nord, in tanti hanno espresso preoccupazione. A questo si aggiungono le piccole catastrofi locali che possono capitare, come uragani, terremoti o tsunami. E allora forse conviene prepararsi a tutto. È quello che fa chi si occupa di prepping o survivalismo.
Bando ai pregiudizi quando si parla di certi argomenti. Spesso film e romanzi ci rimandano visioni fantasiose o poco realistiche dei prepper e dei survivalisti: da un lato ci sono libri a carattere distopico o post-atomico che mostrano superuomini e superdonne sopravvissuti a guerre nucleari, dall’altro opere fictional su esaltati che credono che gli alieni ci colonizzeranno. Beh, niente di tutto questo ha a che fare con il prepping.
Questa pratica riunisce una serie di azioni, di conoscenze e di sforzi per poter uscire indenne da avvenimenti che in effetti possono accadere. Se parlate con un vero prepper lui (o lei) vi citerà il crollo della Borsa del 1929 e tutti quegli eventi storici che effettivamente dal Novecento un poi hanno avvicinato l’Orologio dell’Apocalisse alla mezzanotte. Con il survivalismo si preparano vestiti e provviste ma anche mezzi di trasporto, si cerca di essere indipendenti e autosufficienti nel caso mancasse la corrente elettrica o l’acqua, si impara a sopravvivere, perché l’esistenza può riservarci mille sorprese. Forse l’unico appunto che si potrebbe fare è che i prepper potrebbero essere considerati dei pessimisti, ma guardando da un’altra angolazione non li potremmo definire invece previdenti?
Per capire a cosa prepari questa pratica, dobbiamo fare una distinzione tra prepper e survivalisti. I primi puntano al mantenimento della qualità della vita rispetto al tenore precedente e cercano di farlo non solo per se stessi, ma per la famiglia o in generale per un gruppo di persone vicino a loro. Cercano di prevedere un problema, non solo di risolverlo. I secondi invece hanno una preparazione di tipo militare e puntano alle emergenze e quindi alla sopravvivenza di fronte alla natura selvaggia.
Tra le prepper ci sono anche molte donne. Tra di noi c’è chi è maggiormente portata per natura ad avere un atteggiamento “sportivo”, avventuroso – adottando abiti comodi, per esempio – e in generale chi è tanto sensibile da temere per una catastrofe locale o planetaria. Fondamentalmente molte tecniche si apprendono negli scout, che fortunatamente sono aperti a entrambi i generi e, tra le altre cose, insegnano la sopravvivenza minima nella natura.
Quando parliamo di prepping al femminile, dovremmo però abbandonare gli stereotipi. Ogni donna è diversa e non è detto che nessuna sia portata per questa pratica o che le donne che l’hanno abbracciata siano poco femminili. Anzi, le donne sono solitamente portate all’organizzazione e al multitasking, per cui, con il giusto allenamento e le giuste informazioni, riescono nel prepping con grande successo.
È una delle basi del prepping. Una borsa deve contenere ciò di cui non si può fare a meno come un coltellino svizzero multiuso (che ha quindi diverse lame, dall’apriscatole al tagliaunghie), del cibo in scatola a lunghissima conservazione come tonno o legumi precotti – evitate il cibo liofilizzato, perché non sapete se e quanto disporrete di acqua oltre alle riserve proprie, o naturalmente deperibile – un cambio di abiti e biancheria comoda, qualcosa per coprirsi, attrezzi ed eventualmente armi (che però è bene imparare a maneggiare, tanto da prendere il porto d’armi). Queste ultime vanno prese in considerazione in particolare per eventuale caccia per procurarsi cibo. Non è una cosa bella da immaginare uccidere un povero animale, anzi è proprio orribile, ma se lo scenario è la sopravvivenza c’è chi lo ammetterebbe filosoficamente parlando. C’è anche chi si munisce anche di un caricabatterie per lo smartphone, nel caso in cui la corrente non sia saltata.
Questa è la cosa più facile. Bene che vada, in assenza di apocalissi imminenti li potete usare in casa per rilassarvi o fare bricolage o qualunque cosa vogliate. In attesa della fine del mondo, si intende.
È molto importante individuare quali pericoli possono celarsi intorno a voi e le possibili vie di fuga in casa e negli altri luoghi in cui vi trovate. Questo è importante anche se non siete survivalisti. Conoscere dove passa il tubo del gas nella vostra casa, evitare di fare il flambé se non lo sapete gestire, controllare le uscite di sicurezza in un locale in cui vi trovate non sono esagerazioni: si tratta semplicemente di buonsenso.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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