"Non ho lavoro, né soldi": 3 donne che lottano contro la violenza economica
La violenza economica è uno dei modi in cui gli uomini con cui si intrattiene una relazione tossica isolano e rendono deboli le donne: ecco come riconoscerla e uscirne.
La violenza economica è uno dei modi in cui gli uomini con cui si intrattiene una relazione tossica isolano e rendono deboli le donne: ecco come riconoscerla e uscirne.
Di violenza economica si parla sempre troppo poco, forse perché è meno immediata da comprendere rispetto alla violenza fisica o alla violenza psicologica. Ma per tutte gli strascichi possono durare anche molto tempo. In quest’articolo cercheremo di esaminare cosa c’è da sapere su questo fenomeno che colpisce moltissime donne. Mentre per la violenza fisica e la violenza psicologica possiamo dire che in gran parte si consumino tra le mura domestiche, per quanto riguarda la violenza economica si tratta di qualcosa che avviene sempre ed esclusivamente tra persone che vivono nella stessa casa: compagni e mariti che nel loro tentativo di isolamento della donna, distruggono qualunque cosa faccia parte della sua vita.
Il fenomeno presenta diverse facce e quindi diverse situazioni. Sostanzialmente, la violenza domestica racchiude tutta quella serie di azioni con cui l’uomo – marito, fidanzato o compagno – fa perdere tutta la sua indipendenza e il potere finanziario in un nucleo famigliare alla donna. Si può quindi tradurre in molti modi: dall’imporre alla donna di lasciare il lavoro (in presenza o in assenza di figli poco conta, ma a volte una gravidanza può essere fatta passare dall’uomo come una semplice occasione per restare a casa), di non avere contanti a disposizione se non su un conto congiunto e centellinati dall’uomo solo per le spese domestiche, l’impossibilità di gestire qualunque aspetto della propria quotidianità in una società di consumi (a partire per esempio da una cosa scontata come le bollette o l’affitto). Quando è la donna che detiene il benessere economico nella coppia, l’uomo fa sì che la situazione si ribalti, attraverso investimenti azzardati o spese che buttano letteralmente dalla finestra quel benessere acquisito. Quando la violenza economica colpisce una donna, c’è immediatamente una vittima: l’autostima. La donna inizia a pensare di non valere poi tanto, che sia giusto che tutto questo le stia accadendo. Naturalmente, qui si aggiunge anche una sottile forma di violenza psicologica.
Repubblica ha pubblicato un vademecum della Claudia Segre Presidente Global Thinking Foundation: in questo documento si mostrano i quattro livelli della violenza economica. Nel primo livello, la donna ha ancora dei soldi, ma è tutto fittizio. L’uomo la delega per cose sciocche come andare in banca per pratiche di poco conto, ma in realtà è lui che finisce per occuparsi del conto corrente congiunto, anche se con firme disgiunte. Nel secondo livello, lui dà a lei una sorta di paghetta, ma per ogni spesa impone la propria eventuale approvazione, pretendendo rendiconti dettagliati delle spese e non consentendo la parola in qualsiasi questione di budget. Inoltre in questa fase, la donna è esclusa da qualunque informazione sulla situazione finanziaria della famiglia. Nel terzo livello l’uomo dà alla donna dei soldi per le spese quotidiane, ma spesso in misura insufficiente, non le consente di fare la spesa e nega il denaro per medicine e cure. Nel quarto l’uomo dilapida il capitale di famiglia o della moglie, magari imponendole di firmare mutui, prestiti o ipoteche o acquistando beni per poi intestarli a lei.
Su Money ci sono una serie di consigli su come contrastare la violenza economica nel momento in cui si pensa di essere una vittima. Il primo passo è comprendere la situazione finanziaria: che debiti ci sono? A quanto ammontano? È importante raccogliere i documenti che attestino tutto, crediti e debiti e la loro natura. Naturalmente è fondamentale cambiare le proprie password, in particolare quella del bancomat e dell’home banking, ma in generale di qualunque cosa. In seguito si deve creare un conto personale: prima di lasciare l’uomo violento, è giusto mettere in atto una strategia di fuga sicura, soprattutto se non si è sole e ci sono dei figli con un futuro da salvaguardare. È bene anche prelevare il 50% da eventuali conti congiunti per metterli sul proprio, che ovviamente va tenuto segreto (e magari fatto all’ultimo momento o in un modo in cui non venga a saperlo finché conosce la vostra posizione fisica). E non si deve sottovalutare la possibilità di chiedere aiuto a enti e associazioni che proteggono le donne in questa condizione.
Il Guardian racconta una storia esemplare di violenza domestica, ovvero la vicenda di Rebecca Beattie, 31enne di York che all’epoca aveva 22 anni, che, un giorno mentre era in banca con il compagno, le fu proposto un prestito di 6mila sterline. Mentre lei non era certa di richiederlo, lui non aveva dubbi: sì, doveva ottenerlo. Lui era un uomo geloso e violento, che alla fine della relazione, quando lei aveva 24 anni, la picchiò così forte da dover ricorrere alla chirurgia per la ricostruzione facciale. E le lasciò uno strascico di dissesto economico che ancora oggi la donna sta pagando. L’uomo giocava d’azzardo, teneva per sé i suoi soldi mentre gestiva le finanze di Rebecca, li prestava agli amici. Da quel prestito Rebecca riuscì solo a comprare il primo letto al figlio: ben presto quel denaro era lievitato fino a un debito di 20mila sterline con la banca, che ci vorranno altri 16 anni per ripagare. Anche se è riuscita a uscire da anni dalla sua relazione, l’abuso economico ricevuto è enorme:
Le conseguenze economiche – spiega la donna – sono con me ogni singolo giorno, una nuvola che pende sul mio capo.
Il sito di Rete per l’Empowerment e l’Auto Mutuo Aiuto – Sportello Antiviolenza online riporta la storia di E., che dopo una serie di violenze fisiche e psicologiche, ha scoperto la violenza economica. Dopo la separazione è stata infatti privata dei soldi e durante l’iter giudiziario a lei e a sua figlia hanno iniziato a mancare anche i beni di prima necessità. Così ha provato a cercare un lavoro, ma a quanto pare era stata segnalata come cattiva pagatrice, perché l’ex marito aveva utilizzato il suo nome e i suoi documenti per contrarre molti e vari debiti.
Purtroppo – dice E. – anche noi vittime spesso consideriamo la violenza economica un fatto marginale mentre è quella che ti tarpa le ali e spesso non ti fa uscire da questo circolo vizioso dove il maltrattante continua a nuocerti nonostante tu abbia deciso di dire basta.
Durante i suoi studi universitari, Tonya – che racconta la sua storia su MyFabFinance – ha conosciuto un lottatore professionista, innamorandosene. Si è trasferita con lui a San Antonio in Texas, costretta ad accollarsi tutte le spese quotidiane – affitto, bollette, cibo – perché lui non lavorava, si allenava soltanto. Tonya ha dovuto vendere l’auto e altre cose. Lui ha utilizzato il suo account eBay e aperto uno su Best Buy a nome di lei, ottenendo un vero e proprio caos che Tonya ancora si ritrova a pagare. Accanto alla violenza economica, lui era geloso, violento e a un certo punto è emerso che faceva uso di steroidi. È stato a quel punto che lei ha avuto la forza di lasciarlo, appena in tempo dato che era rimasta incinta.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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