Perché alla donna si dice di "sorridere di più'" o "f**a di legno" se non lo fa
Perché dalle donne ci si aspetta sempre un sorriso? Ci sono degli studi che indicano una maggiore empatia femminile, ma anche molti retaggi.
Perché dalle donne ci si aspetta sempre un sorriso? Ci sono degli studi che indicano una maggiore empatia femminile, ma anche molti retaggi.
Il non sorriso di Alexandria Ocasio-Cortez probabilmente passerà alla storia. Lei, come riporta Yahoo, è una deputata repubblicana dello stato di New York, che si sta opponendo a Donald Trump per le sue politiche in fatto di immigrazione: viene citata spesso per lo stoicismo con cui combatte le politiche di destra negli Stati Uniti, ma è diventata anche l’emblema di un’altra questione che ci riguarda tutte, noi donne. Da quando siamo bambine, veniamo addestrate a sorridere a tutti, a essere accondiscendenti come fosse un segno di educazione. Questo si concretizza come un gesto all’interno delle dinamiche di potere – in particolare quelle maschile.
Non a caso, le donne che regalano un sorriso solo in determinati contesti privati vengono apostrofate in malo modo. Viene detto loro di sorridere di più, che se non lo fanno sono – nel “migliore” di questi insulti, «imbalsamate», le peggiori diventano delle «f***e di legno». La verità è che possiamo dividere in due i tipi di sorriso: ci sono quelli sinceri, che si manifestano strettamente nella vita privata o anche in pubblico, e sono dettati da una reazione spontanea, poi ci sono quelli sociali, che sono per noi fondamentalmente il frutto di un retaggio. Perché a noi donne il sorriso è insegnato da bimbe. Ai maschietti accade la stessa cosa? E soprattutto: è vero che le donne sorridano più degli uomini?
Su Plos One è comparso uno studio che ha comparato l’espressività del volto maschile e femminile in base alle emozioni. La ricerca è stata realizzata in diversi Paesi, tra cui Francia, Germania, Cina e Stati Uniti, raccogliendo ben 2106 volontari cui sono stati mostrati dei video: durante la visione, la reazione di queste persone è stata registrata con una webcam e poi analizzata al computer. Il risultato: le donne hanno sorriso per il 26% del tempo – la media è stata comunque alzata dalle americane – mentre gli uomini lo hanno fatto per il 19,7%. Questo test va però giustamente preso con le pinze: i volontari sapevano di essere ripresi, quindi non si sa quanto la loro reazione fosse spontanea.
Secondo a psicologa di Yale Marianne LeFrance, come riporta TuoBenessere, le donne sorridono di più in situazioni sociali, raramente quando sono da sole. E quando i rapporti di potere eguagliano uomini e donne, i sorrisi non sono poi così diffusi. Esistono diverse ipotesi per analizzare la questione. La prima teoria si chiama ipotesi del calore e dell’affiliazione, secondo la quale, le donne sono maggiormente empatiche per natura e quindi sorridono di più. Un’altra ipotesi – con cui ci riallacciamo al discorso sui retaggi, prende il nome invece di ipotesi dello stato dominante. In pratica, dice che le persone che hanno meno potere sorridono di più, in modo da essere accondiscendenti con quelle che, con tutta probabilità quel potere lo detengono.
Quest’ultima ipotesi può essere supportata da esempi che vengono dalla nostra esperienza, come per i commessi. Si tratta di una categoria di lavoratori cui viene richiesta la gentilezza tra le caratteristiche. Non si tratta per loro di essere strettamente in una posizione di subalternità, ma sicuramente il cliente può trasformarsi nel loro peggior nemico nel momento in cui non viene soddisfatto. Il discorso può essere esteso alla condizione della donna.
Senza andare troppo indietro nel tempo, pensiamo anche solo all’iconografia della donna nella pubblicità degli anni che precedettero il 1968. La donna di casa viene sempre ritratta perfetta e sorridente. E perché sorride? Per compiacere l’uomo, il marito, il compagno di vita, cui in effetti la pubblicità è rivolta – perché all’epoca le donne non possedevano ancora l’indipendenza economica e lavorativa che hanno oggi, anche se magari l’oggetto della campagna era rivolto al lavoro casalingo, ancora a quel tempo appannaggio esclusivo delle donne.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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