Caccia alle streghe: i 6 luoghi in Italia dell'inferno in terra
Anche l'Italia è stata teatro di caccia alle streghe: ecco cosa accadeva alle donne e ad alcuni uomini poi riabilitati dalla Storia.
Anche l'Italia è stata teatro di caccia alle streghe: ecco cosa accadeva alle donne e ad alcuni uomini poi riabilitati dalla Storia.
La caccia alle streghe è stato un fenomeno storico che ha interessato vari luoghi del pianeta in tempi diversi. In particolare però si usa quest’espressione per indicare il clima di repressione che attaccò soprattutto le donne in Europa e America del Nord a partire dall’epoca della Riforma protestante e della Controriforma cattolica. Nel tempo si sono date letture differenti al fenomeno, alcune delle quali sono state perfino oggetto di fiction. Si pensi ad esempio ai processi alle streghe di Salem – forse i più celebri di tutti – che confluirono con dettagli non sempre aderenti alla realtà ne Il crogiuolo di Arthur Miller.
A fronte di tante raffigurazioni – anche al limite del mitologico e ben precedenti all’epoca cui facciamo riferimento, come la figura di Medea – le “streghe” sono state donne marginali nella società. Solitamente, a essere accusate erano curatrici, ma anche prostitute e perfino ostetriche. Raramente venivano interessate dal fenomeno persone benestanti: in quel caso, il loro patrimonio era espropriato e utilizzato dalla “causa”.
Parliamo quindi di donne normalissime – anche se, appunto, in gran parte emarginate – ma ben lontane da come sono state ritratte a beneficio dell’immaginario collettivo. Niente pelle verdastra – come ne Il mago di Oz – niente abiti scuri, niente gatti neri, niente pentoloni e ricette a base lingua di rospo. Anche le accuse che venivano rivolte alle presunte streghe erano abbastanza fantasiose, come si può facilmente intuire: se il bucato della nostra vicina era più bianco del nostro, se la nostra mucca smetteva di dare il latte, se i costumi di qualcuno che conoscevamo ci preoccupavano, ecco che partiva quasi automaticamente l’accusa.
Quando parliamo di caccia alle streghe, c’è chi fa un salto temporale e la attribuisce al Medioevo. Invece il fenomeno fece parte dell’inizio di quella che siamo soliti chiamare Età Moderna – e che per molti storici va dalla fine dell’Impero Bizantino alla Rivoluzione Francese. Quello che fece scaturire la caccia alle streghe fu un movimento dapprima disorganizzato – seppure supportato dalla Chiesa Cattolica nel tentativo di sradicare le eresie in particolare nella Mitteleuropa – fondamentalmente di stampo misogino. Il Medioevo invece fu un periodo, sebbene non illuminato da scienza e tecnica, caratterizzato da una certa libertà femminile, se non altro nel campo della famiglia e dell’imprenditoria. La dissoluzione dell’Impero Bizantino, la scoperta delle Americhe e le nuove istanze religiose che iniziavano ad affacciarsi hanno cambiato un po’ le cose.
Per cercare di contenere infatti tutte queste istanze religiose, la società cercò di diventare maschiocentrica, limitando così il potere imprenditoriale delle donne, rinchiudendole di fatto tra le quattro pareti domestiche, affinché controllassero in un certo senso il territorio in attesa del ritorno dei mariti dalla guerra (non a caso è proprio durante l’Umanesimo che si inizia a diffondere la leggenda della cintura di castità). Inoltre, una delle cause del fenomeno va ravvisata nel tentativo di contenere le rivendicazioni dei popoli – in particolare delle fasce più povere – flagellati da guerre, carestie e malattie. Le donne – le streghe, ma in minima parte anche gli uomini, gli stregoni – rappresentarono il capro espiatorio perfetto. Non a caso c’è chi parla di olocausto – come per gli ebrei nei campi di concentramento – sebbene non ci possano essere dei numeri ufficiali da compilare una statistica di paragone.
La caccia alle streghe era appannaggio dell’Inquisizione. Sono state tantissime – si stima 50mila persone in Germania, 5mila in Italia e così via – le vittime di questa pagina oscura della Storia mondiale. Tuttavia, per quanto riguarda i numeri, si può procedere solo con le stime, dato che gran parte dei documenti dei processi fu bruciata per evitare che finissero nelle mani dei nemici dell’Inquisizione. Perché era di fatto l’Inquisizione a occuparsi del fenomeno – con l’eccezione di occasionali linciaggi da parte della folla.
La Chiesa Cattolica non ebbe ufficialmente un ruolo nella diffusione del Malleus Maleficarum, una sorta di manuale che spiegava come stanare le streghe, ma fu di fatto Innocenzo VIII a permetterne la pubblicazione. Le streghe venivano soprattutto arse al rogo – ma anche annegate o impiccate – dopo aver trascorso giornate sotto tortura. Le persone che venivano torturate in maniere inenarrabili, sperando di salvarsi, non troppo raramente facevano altri nomi, innescando di fatto un meccanismo a catena che portava a nuovi accusati.
Tra il XV e il XVI secolo, la Valcamonica fu interessata dalla caccia alle streghe. La ragione si trova nella diffusione di un cristianesimo non ortodosso, il proliferare di trattati demonologia e un sostrato giuridico in cui eresia e sodomia potevano essere punite con il rogo. Gli inquisitori si concentrarono da subito sulle popolazioni alpine, isolate ed endogamiche – differenti ed emarginate dalle altre. Particolare rilevanza assumono le storie, narrate durante i processi, sulle streghe del monte Tonale: anche se le testimonianze furono in prima persona, ma evidentemente estorte sotto tortura, già all’epoca ci fu chi sollevò perplessità sull’esistenza dei sabba. In totale morirono più di cento persone tra donne e uomini.
Le streghe di Benevento venivano chiamate janare, da «Daianare» ossia sacerdotesse della dea Diana. Le persecuzioni contro di loro iniziarono a causa delle prediche di san Bernardino da Siena nel XV secolo: per il santo, queste donne erano responsabili di sciagure e dovevano essere sterminate.
Come riporta Gay.it, alla fine del 1500 ci fu un grande processo per stregoneria che portò alla sbarra le donne di Triora accusate di blasfemia, rapporti col demonio, omicidi rituali e altre colpe decisamente fantasiose. Dopo il loro trasferimento a Genova, non si sa che fine fecero. Le loro case, trasformate in carcere, possono essere visitate.
Si ritiene che le streghe di Volterra si riunissero ogni sabato presso il grande sasso della Mandringa. Qui ci fu la prima strega italiana, Aradia, condannata a morte e la cui cella venne trovata vuota il giorno dell’esecuzione.
Nel 1518, otto ragazze furono accusate di stregoneria – accusa ammessa dopo inenarrabili torture. Le giovani furono condotte al rogo in pubblica piazza con una processione in cui i sacerdoti imposero loro di confessare pubblicamente le loro colpe, come riporta Brescia in Vetrina.
Ambientato nel Novarese, tra il 1590 e il 1610, è il romanzo La chimera di Sebastiano Vassalli. Si tratta di un romanzo storico che racconta la vicenda reale di Antonia, un’orfana cresciuta con principi cristiani e accusata di stregoneria dalle comari di paese. Il processo ad Antonia è storicamente accaduto e la narrazione ripercorre la misoginia tanto tipica della caccia alle streghe – tanto che Antonia viene sottoposta a tortura per farla confessare e viene violentata in carcere.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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