Al deputato che spiega perché è giusto farci pagare gli assorbenti come bene di lusso
Caro deputato, di avere le mestruazioni non si sceglie, le si hanno e basta. E l'assorbente non è un bene di lusso, ma una necessità.
Caro deputato, di avere le mestruazioni non si sceglie, le si hanno e basta. E l'assorbente non è un bene di lusso, ma una necessità.
Hai le mestruazioni e vuoi usare gli assorbenti? Bene, dato che ci sono molte alternative ecologiche al classico tampone con le ali, allora lo paghi tassato al 22%, come un bene di lusso.
Si potrebbe riassumere così la linea di pensiero che ha portato la Camera a rigettare la mozione (253 voti contrari e solo 189 a favore) che chiedeva di abbassare l’Iva sugli assorbenti dal 22 al 5%. In particolare, sono state le dichiarazioni del deputato 5 stelle Francesco D’Uva, ospite di Omnibus, a creare le polemiche più sentite.
Abbassare l’Iva è una scelta di civiltà, e di intelligenza, già seguita nel recente passato da molti paesi europei: dalla Francia, dove nel 2015 la tassazione è scesa dal 20 al 5,5%, dal Belgio, dove si è passati dal 21 al 6% nel 2018, dal Regno Unito, che addirittura 19 anni fa ha ridotto in maniera importante la tassazione sui prodotti per l’igiene femminile, passandola dal 20 al 5%. Fino alla Spagna, ultima, in ordine di tempo, ad aver predisposto per il 2019 l’abbassamento dal 10 al 4%, come tutti i beni di prima necessità.
E non contiamo poi l’esempio irlandese, dove non viene applicata alcuna sovrattassa agli assorbenti, contraria persino a una normativa UE, successiva alla decisione irlandese, che impone la tassazione ridotta (ma non nulla) sui prodotti igienico-sanitari, o quello scozzese, dove il governo ha cercato di contrastare la period povery distribuendo gratis gli assorbenti alle ragazze di tutte le scuole.
Da noi, invece, no. Gli assorbenti qui rimangono un bene di lusso, che devono essere tassati al 22% perché, spiega D’Uva, come riporta anche il Messaggero, non c’è copertura finanziaria per prevedere un abbassamento, e poi perché, in fondo, ci sono pure delle alternative ecologiche che non rendono gli assorbenti poi così necessari.
E, in più, noi siamo anche per l’ambiente, non siamo a favore degli assorbenti usa e getta – ha dichiarato il deputato pentastellato – Ci sono delle possibilità non inquinanti, come le coppette mestruali e i pannolini lavabili.
Beh certo, se per quello c’è anche il free bleeding, onorevole D’Uva, ma vogliamo pure mettere in conto che non a tutte piaccia l’idea di non avere nulla, ma proprio nulla, con cui arginare le perdite copiose di sangue in quei giorni, che non tutte muoiano dalla voglia del rivolo rosso acceso sui pantaloni o lungo le cosce?
Soprattutto, perché, come giustamente ha fatto notare la saggia Carolina Capria in un post semi-ironico seguenti alle dichiarazioni, per gli uomini è così maledettamente difficile astenersi dal mettere il becco in cose che si sanno solo se si nasce donna, e questo non perché si è femministe indiavolate o fervide protettrici dei misteri femminili, ma solo perché fisiologicamente un uomo non può comprendere cosa significhi avere le mestruazioni una volta al mese.
Ha ragione anche Selvaggia Lucarelli quando, commentando sullo stesso tema, scrive:
Ora però, amico D’Uva, sono certa che anche lei, in nome della sublime arte del riciclo, vorrà invitare gli uomini a fare lo stesso.
Per esempio, niente più lamette. Tornate a farvi la barba con le pietre acuminate raccolte nei letti dei fiumi o con i machete dei coltivatori di banane. Date il buon esempio!
L’elastico dei boxer sostituitelo con lo spago di canapa, sempre che Salvini non lo consideri una droga psichedelica.E infine, la prossima volta che avrete voglia di trombarci in sicurezza, tirate fuori un preservativo in budello di capra, mica quelle robe sintetiche o con lattice estratto sfruttando manodopera o impregnate di lubrificanti e spermicidi testati su delle povere bestie.
Occorre fare chiarezza, e precisare che la notizia messa in giro nei mesi scorsi allo scopo di fare un paragone tra i vari beni di prima necessità e non si è rivelata una bufala, prontamente smascherata da Butac.
I rasoi non sono tassati al 4%, ma al 22, esattamente come gli assorbenti. Vero è, però, che radersi non è una necessità (e poi si sa, lo stile hipster è molto di moda… ), mentre non si sceglie di sanguinare una volta al mese. Così come un neonato non sceglie di non usare il vasino sin dall’inizio per capriccio, preferendo un ben più comodo pannolone.
Eh già, perché tra i beni tassati al 22% ci sono anche i pannolini per bebè, che evidentemente sono di lusso tanto quanto quelli per le loro mamme nei giorni del ciclo. Per chi volesse approfondire, e per evitare ulteriori fake news, questo documento raccoglie tutti i beni tassati al 4%.
È chiaro che a far scattare sul piede di guerra le donne non sia la questione di genere, ma il fatto di vedersi defraudate di un diritto che dovrebbe essere tale per natura, e che invece viene loro negato per essere equiparato a un vizio o a un capriccetto. Ed è altrettanto chiaro che il senso di frustrazione venga acuito dal prendere consapevolezza del fatto che siamo il paese che abbassa la tassazione sul tartufo (dal 10 al 5%) e la nega agli assorbenti.
Senza contare, poi, un ulteriore punto: è vero che coppette e pannolini lavabili rappresentano un’alternativa ecologica e che gli assorbenti sono tra i pochi prodotti non smaltibili, ma va anche sottolineato che non esiste, attualmente, una proposta a livello governativo per abbassarne l’aliquota (tanto che le stesse coppette mestruali sono menzionate nella petizione pubblicata su Change.Org proprio per richiedere la riduzione della tassazione). Insomma, se anche le coppette sono considerate “bene di lusso”, non c’è certamente un grande incentivo per convincere le donne ad adottarle come rimedio al posto del classico assorbente.
A onor di cronaca, il giorno dopo la tempesta mediatica scatenata dalle sue parole D’Uva ha voluto spiegarsi attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook:
Per il MoVimento la questione ambientale sta al primo posto. È questo il motivo per cui ho voluto ricordare che esistono prodotti alternativi all’usa e getta non riciclabile. Ma mai avrei voluto mancare di rispetto a qualcuno, né minimizzare o sottovalutare una questione così importante per le donne. Se ho urtato qualche sensibilità, mi scuso. La mia intenzione era quella di mettere l’ambiente al primo posto, non la donna all’ultimo.
D’Uva ha anche aggiunto che
[…] è proprio di ieri la firma del Decreto ‘End of Waste’ da parte del Ministro Costa, che permetterà di costruire impianti per riciclare pannolini e assorbenti (che rappresentano il 10% dei rifiuti indifferenziati prodotti e che finalmente non finiranno più in discariche o inceneritori). Questa deve essere la direzione.
Il che è assolutamente un bene. Se insieme a questo i nostri politici riusciranno a comprendere che le mestruazioni, semplicemente, arrivano, non sono richieste, e che non c’è nessun lusso nel pretendere la libertà di sentirsi pulite e a proprio agio nel proprio corpo, allora quello sì, sarà un gran passo in avanti.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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