Frenologia, quello studio del cervello che ha giustificato i più grandi orrori
Nell'800 si riteneva che si potesse comprendere il carattere e la psiche di un individuo analizzando il cranio: era il principio alla base della frenologia.
Nell'800 si riteneva che si potesse comprendere il carattere e la psiche di un individuo analizzando il cranio: era il principio alla base della frenologia.
Da tempo ormai la scienza non fa più affidamento sulla frenologia. Secondo questa dottrina molto in voga nell’Ottocento, ma ormai confutata e non più scientificamente valida, era possibile determinare le caratteristiche psichiche di un individuo, la sua personalità, le sue facoltà intellettuali e morali, valutando particolari aspetti del cranio e alcune aree del cervello.
Leggere il carattere di un individuo studiando questi due elementi aveva implicazioni anche nella vita quotidiana. Infatti molti datori di lavoro si affidavano ai frenologi del posto per capire se i loro dipendenti fossero affidabili e laboriosi.
Inizialmente la frenologia (dal greco phren, mente e logos, studio) era chiamata craniologia. Quest’ultimo termine fu presto abolito perché il suo oggetto di studio non era il cranio bensì il cervello. Per essere più specifici, infatti, il medico tedesco Franz Joseph Gall, che la ideò e ne promosse la diffusione, usava la parola “organologia”, proprio perché non voleva che nella sua dottrina si andasse a creare confusione. In ogni caso, il termine frenologia è quello che è giunto fino a noi e quello con cui questo metodo si è affermato negli anni.
Franz Joseph Gall aveva individuato 27 zone del cranio corrispondenti ad altrettante regioni della mente, ciascuna identificativa di una certa caratteristica della personalità. Di queste 27, 19 accomunavano gli uomini e gli animali mentre 8 erano esclusivamente umane. Tra queste:
Per i suoi studi il medico utilizzava i crani di persone che in vita si erano contraddistinte per particolari caratteristiche comportamentali, psichiche e psicologiche, così da approfondire la struttura morfologica del loro cranio. Secondo la sua teoria, per esempio, la tendenza di un uomo ad appropriarsi dei beni altrui si evinceva da una zona particolarmente sporgente situata dietro le orecchie: ecco perché, secondo la frenologia, ladri e truffatori le avevano particolarmente sporgenti.
Le sue idee furono abbracciate da un altro scienziato, il tedesco Johann Gaspar Spurzheim: anche quest’ultimo diede un enorme contributo alla frenologia e alla sua diffusione, che toccò l’Europa ma anche gli Stati Uniti. In Italia il suo più noto sostenitore fu Luigi Ferrarese, autore di un’opera ritenuta fondamentale nel settore: Memorie riguardanti la dottrina frenologica, oltre a Cesare Lombroso, che ne fece una base fondamentale dei suoi studi di criminologia.
Nel XIX secolo la teoria perse la sua credibilità e le successive scoperte scientifiche hanno dimostrato che, effettivamente, le funzioni che Gall aveva ricondotto a certe zone del cervello non appartenevano a quelle aree, tranne una, casualmente individuata in modo corretto: quella del linguaggio. Per il resto, oggi sappiamo che le funzioni del cervello possono sì essere localizzate, ma le varie parti di cui l’organo è composto non hanno alcuna influenza sulla conformazione fisica del cranio.
Una commedia musicale famosa nella Londra di fine Ottocento chiamata Florodora recava un verso che diceva: “Bisogna scegliere la propria moglie con attenzione e frenologia, perché nel regno sotto il suo cappello il tuo futuro è mappato”.
Infatti gli scapoli dell’Inghilterra vittoriana si affidavano, al pari dei proprietari delle fabbriche, ai pareri dei frenologi per individuare “la moglie perfetta”, quella la cui conformazione del cranio avrebbe garantito che sarebbe stata capace di prendersi cura della casa e della famiglia. I manuali frenologici sul matrimonio erano popolarissimi. “Uno dei primi requisiti di una buona moglie è verificare che abbia una buona testa”, si legge in un testo del 1841.
E “avere una buona testa” significava superare l’esame di filoprogenicità, l’aspetto frenologico legato all’affetto per i bambini e alle potenzialità di madre. Si analizzava poi anche la sfera legata al desiderio sessuale, che avrebbe garantito una prima notte di nozze piacevole e avrebbe scongiurato il rischio di tradimenti.
La frenologia non è più considerata attendibile dalla comunità scientifica, soprattutto perché negli anni del suo sviluppo le teorie avanzate non sono mai state supportate da dati raccolti con metodo scientifico. Nessuna relazione causa-effetto, solo osservazioni. Pertanto nel tempo tutte le affermazioni hanno perso validità a vantaggio delle nascenti neuroscienze.
Ciò su cui ci si sta concentrando al giorno d’oggi è il tema della coscienza: come fa a emergere? Cosa distingue la mente dal fascio di neuroni? Come sono collegati il cervello e la personalità?
Eppure, benché non costituisca più una scienza a sé stante, la frenologia ha comunque ancora oggi un impatto in alcuni settori di ricerca e ancora influenza alcune dottrine. Come dimostra un libro di Giovanni Pietro Lombardo e Marco Duichin, le teorie di Gall esercitano ancora un certo fascino e una certa suggestione.
Giornalista e speaker radiofonica, scrivo tanto e chiacchiero ancora di più. Eterna indecisa e inguaribile romantica, vivo la vita in un precario equilibrio tra pessimismo cosmico e sincero entusiasmo.
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