Essere caregiver, quando accudire chi amiamo rischia di farci ammalare
Il caregiver è "colui che si prende cura"; è una figura numericamente in crescita visto l’aumento della popolazione anziana e la riduzione della mortalità.
Il caregiver è "colui che si prende cura"; è una figura numericamente in crescita visto l’aumento della popolazione anziana e la riduzione della mortalità.
Il termine caregiver fa riferimento a quelle persone che si prendono cura (a titolo non professionale e gratuito) dei loro cari, che prestano assistenza ai familiari ammalati o disabili. L’Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) ha affrontato spesso questa tematica, perché coinvolge soprattutto donne: il caregiving in Italia, infatti, è soprattutto femminile.
Si parla di ben 9 donne su 10, secondo una ricerca condotta da Ipsos per Farmindustria su un campione di 800 donne adulte. Lo stesso studio ha rivelato anche che per 1 donna su 5 questo impegno è avvertito come gravoso e avente ripercussioni sulla propria vita privata.
Non esistono dati ufficiali sul numero di caregiver in Italia, trattandosi di lavoro volontario, non retribuito e non inquadrato (tranne in Emilia Romagna) in alcuna legge che garantisca diritti e doveri di questa figura. Ma secondo un’indagine ISTAT, dal 1998 al 2016 il loro numero è aumentato di circa dieci punti percentuali, passando dal 22,8% al 33,1%.
Gestire a 360 gradi una disabilità o una malattia non è affatto facile, per questo spesso la deriva a cui queste persone arrivano è la rinuncia a una vita propria, divenendo impossibile conciliare le proprie esigenze (sentimentali, lavorative e altro) con quelle della persona bisognosa. Si arriva anche a trascurare la propria, di salute, divenendo facili prede soprattutto della depressione.
I compiti del caregiver variano a seconda delle esigenze dell’assistito, ma si tratta per lo più della cosiddetta assistenza diretta, cioè tutte le attività legate alla somministrazione di farmaci, alla gestione della casa, alla pulizia del malato, più l’occuparsi delle questioni amministrative e burocratiche e l’accompagnamento in ospedale o a visite mediche.
Tutto ciò occupa la maggior parte del tempo del caregiver, da qui la tendenza a isolarsi e a rinunciare a una vita vera e propria, a coltivare amicizie, a lavorare. Lo stress è sia fisico che psicologico, perché il carico di lavoro è tanto e gravose sono anche le responsabilità e il coinvolgimento emotivo. Per questo si rende spesso indispensabile un sostegno psicologico.
Il caregiver dovrebbe essere oggetto di un’attenzione specifica da parte dello Stato, essere tutelato con diritti e agevolazioni oggi ancora non sufficienti a garantire a queste persone una sostenibilità economica, ma anche umana.
Ci sono detrazioni Irpef, c’è il congedo straordinario retribuito dal lavoro (art. 42 del decreto legislativo 151 del 2001) e ci sono anche alcune leggi regionali, come la Legge Regionale n. 2 del 2014 dell’Emilia Romagna (Norme per il riconoscimento e il sostegno del caregiver familiare) e quella della Campania, con cui questa regione ha anche istituito uno specifico Registro dei Caregiver.
Ma la legge più discussa è la 104, che all’articolo 33 si occupa dei caregiver, specificando che il lavoratore dipendente (sia pubblico che privato) che assiste una persona con handicap non ricoverata a tempo pieno, può usufruire di 3 giorni (anche continuativi) di permesso mensile retribuito. Il suddetto lavoratore, inoltre, non può essere trasferito senza il suo consenso e può scegliere come sede lavorativa quella più vicina al malato. Per quanto riguarda il grado di parentela necessario per usufruire di questa legge, il lavoratore deve essere:
In caso di assistenza a parente di terzo grado, i parenti più prossimi della persona bisognosa devono essere deceduti, aver compiuto 65 anni o essere a loro volta affetti da patologie invalidanti.
Le difficoltà a cui va incontro un caregiver sono emotive, economiche, fisiche. Si tende a trascurare se stessi per dedicare più tempo possibile all’altro. Un tempo che pare non bastare mai. Da qui, le rinunce al lavoro, alle visite mediche, a impegni privati.
L’associazione americana National Family Caregivers Association ha stilato un elenco di consigli preziosi per tutti i caregiver:
Giornalista e speaker radiofonica, scrivo tanto e chiacchiero ancora di più. Eterna indecisa e inguaribile romantica, vivo la vita in un precario equilibrio tra pessimismo cosmico e sincero entusiasmo.
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