Il testo che segue lo riportiamo fedelmente, così come lo abbiamo ricevuto tramite WhatsApp al numero 347 5411671 che Roba da Donne ha dedicato a chi vuole raccontare la sua storia di bullismo, per ricevere aiuto, per condividere la sua esperienza dando supporto a chi soffre, per fare rete.
A rispondere a questi messaggi, all’interno della rubrica Non te lo posso dire – Alziamo la voce VS il bullismo, in genere è la scrittrice Nadia Busato. Ma in questo caso la riflessione di questa lettrice merita di avere uno spazio a sé.
Questo nasce come messaggio privato, in cui la testimonianza, il dolore e la sofferenza di chi scrive sono assolutamente reali.

Ciao,
anch’io sono stata segnata dal bullismo. Questo meccanismo inizia già in tenera età, quando tutti i bimbi formano già le cosiddette “basi emotive”.
Appena cominciai le elementari, i miei compagni iniziarono per qualche motivo a prendermi in giro… Io sinceramente non riuscii a capire cosa li spinse a bullizzarmi.

Ho iniziato due anni fa un percorso psicologico che mi ha aiutata innanzitutto a ipotizzare un motivo: a causa della mia situazione familiare difficile e disastrata, a quel tempo mi vedevono triste, sofferente, rassegnata, una bambina “debole”.

E io dunque mi sono posta la domanda: “Perché allora trattarmi male?”. La psicologa ha risposto che chi ha dato il via a questo processo, al contempo viveva pure lui/lei in uno stato di sofferenza nella sua famiglia, di conseguenza il bimbo decide come “affrontare” o “liberare” il suo dolore improvvisandosi bullo, prendendo di mira qualcuno dolente costruendo in compenso una finta superiorità e creando con altri compagni di scuola un vero e proprio circolo di denigrazione.

Quindi, ho compreso che se una persona bullizza è perché è lui ad essere in tutti i sensi emotivamente debole.

Per lo stesso motivo anch’io avrei potuto bullizzare qualcuno, ma non l’ho mai fatto, perché al contrario io reagivo diversamente al dolore. Da questo punto di vista, mi è stato sottolineato che ho un carattere estremamente forte a mio favore, anche se dall’altra facciata tutto ciò ha contribuito a far instaurare in me grande insicurezza. E sempre per merito di questo percorso personale ho imparato e sto ancora imparando ad acquisire sempre più sicurezza.

Ora, invece, mi vedono più come una snob, superficiale, strafottente perché la mia sicurezza ha risaltato ancora di più la mia forza interiore. Sì, quelle persone mi vedono con altri occhi. Occhi perennemente critici perché per loro sono in un modo o nell’altro sempre e comunque “sbagliata”, ma so io in primis con chi hanno a che fare!

Il mio consiglio? Ci sono tante teorie, ma il mio consiglio spassionato è che quando si crea una famiglia si deve fondare un ambiente sano, ricco d’amore e comunicativo. Però non sempre succede… In questi casi, se i vostri figli bullizzano, gli insegnanti dovrebbero informare immediatamente i genitori e provvedere a insegnare ad ambedue le parti cos’è il rispetto.

Se invece è il caso opposto, gli insegnanti dovrebbero comunque informare i genitori, i quali insegneranno ai figli come difendersi usando il rispetto e condividendo i propri messaggi anche agli insegnanti, così da poter estendere tale educazione a tutta la classe (questa possibile soluzione mi è stata spiegata dalla mia psicologa per un futuro).

Purtroppo, tutto questo l’ho imparato a lungo andare, a mie spese.
Secondo me bisognerebbe promuovere questa idea!
Bisogna insegnare cos’è il rispetto! Deve essere insegnato non solo a casa, ma anche a scuola.

Se sei vittima di bullismo, segui la nostra rubrica “Non te lo posso dire – Alziamo la voce VS il bullismo” o raccontaci la tua storia, scrivendo via WhatsApp a questo numero (anonimato garantito):

347 5411671

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