Sappiamo che i giovani utilizzano uno slang molto spesso inintelligibile agli over 20 o 30, e soprattutto oggi, che il linguaggio digitale, fra emoticon, crasi, hashtag e abbreviazioni, ha reso ancor più complesso e oscuro il linguaggio adolescenziale per gli adulti, il gap fra le generazioni, da questo punto di vista, sembra ulteriormente incrementato.

Perciò, se avete circa 40 anni e non avete mai sentito l’espressione “Ok boomer” non dovete preoccuparvi, anzi… Se nessun ragazzino ve l’ha mai rivolta, potete considerarla una cosa buona. Sapete perché?

Dove è nata l’espressione “Ok boomer”?

Prima di tutto cerchiamo di fornire informazioni sulla nascita di questa espressione, diventato un meme molto popolare su Twitter e sul social network TikTok, soprattutto tra adolescenti e giovani negli Stati Uniti.

“Ok boomer” è una risposta, polemica e insofferente, della Generazione Z – i nati a cavallo tra la seconda metà degli anni Novanta e la fine dei Duemila –  ai “baby boomer”. Chi sono costoro?

Questa denominazione raccoglie tutti i nati tra la metà degli anni ’40 e ’60, ovvero i figli del boom economico avvenuto dopo la Seconda guerra mondiale. Non è un’espressione gentile, tutt’altro: con “Ok, boomer” i giovani intendono zittire o prendere in giro ciò che viene da loro percepito come paternalismo da parte della generazione dei cinquanta-sessanta-settantenni, ritenuta peraltro responsabile di tutti i più importanti disastri contemporanei, dalla crisi economica fino, ovviamente, a quella climatica.

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La popolarità dell’espressione

A far uscire l’espressione “Ok boomer” dall’universo social è stata la giornalista Taylor Lorenz, che ne ha parlato nientemeno che sul New York Times, nei termini del nuovo, ennesimo scontro generazionale. Ma, proprio perché l’espressione ha valicato i confini virtuali, a usarla è stata persino la deputata neozelandese venticinquenne Chlöe Swarbrick, che ha così risposto a un collega che aveva provato a interromperla durante un intervento su una questione ambientale.

Nonostante la Swarbrick sia una Millennial, nata tra l’inizio degli anni ’80 e la metà dei ’90, ha preso in prestito un’espressione della generazione successiva, che è poi quella fascia demografica che, proprio insieme ai Millennial, ha vissuto per buona parte della vita dopo la crisi economica del 2008 e, soprattutto, nel pieno della crisi climatica.

“Ok, boomer” è diffuso soprattutto tra i giovani Democratici e di sinistra americani, che ne hanno così fatto un vero e proprio slogan progressista. Anche se in realtà, proprio come accade per ogni scontro generazionale, l’espressione è usata talvolta anche per rimarcare il risentimento verso quegli adulti che sminuiscono cinicamente i temi che più stanno a cuore alla cultura post-Millennial, come le tematiche legate al genere, all’orientamento sessuale, o al razzismo.

In questo caso “Ok boomer” diventa una risposta polemica ai giudizi o alle opinioni dei baby boomer che non comprendono fino in fondo l’importanza di determinate battaglie giovanili. Una storia che si ripete, insomma.

Le critiche a “Ok boomer”

L’utilizzo dell’espressione non è comunque esente da critiche, soprattutto per quanto riguarda la generalizzazione che porterebbe a considerare banalmente l’interpretazione di determinati problemi attuali – come le disuguaglianze sociali, economiche, ma anche la stessa crisi climatica – come un semplice scontro generazionale.

I maggiori detrattori sostengono infatti che le cause della situazione in cui ci troviamo dipendano da più fattori, e che la sola questione “anagrafica” non è sufficiente a spiegarlo, né chiaramente un’intera generazione può esserne responsabile. Alla base del problema, sostegno molti, è la classe sociale più che l’età. In fondo, anche in questo caso nulla di nuovo sotto al sole: ogni scontro di generazione ha tentato di mettere l’una contro l’altra le persone, nonostante spesso siano accomunate da moltissimi elementi socio-culturali.

Il merchandising che sancisce il successo di “Ok boomer”

Delle critiche, comunque, poco importa, soprattutto a chi, come il diciannovenne Shannon O’Connor, ha cercato di sfruttare al massimo l’onda d’urto di “Ok boomer” pensando a un vero e proprio merchandising a tema. Il ragazzo ha messo in vendita una di queste maglie – qui il link dove potete trovarle – con l’aggiunta della scritta “ti auguro una pessima giornata”, ricevendo ordini per oltre 10 mila dollari.

Dall’espressione originale sono nati altri meme, canzoni, video, spesso causando il risentimento di alcuni baby boomer, come il conduttore radiofonico conservatore Bob Lonsberry, che in un tweet – poi rimosso, come riporta Il post – ha scritto che “Ok boomer” è il corrispettivo della “parola con la n (ne*ro ndr) della discriminazione nei confronti degli anziani”.

Lonsberry, dicevamo, ha poi provveduto a cancellare l’infausto tweet sommerso di critiche per aver accostato il meme a una questione secolare e così dolorosa come quella della discriminazione razziale.

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