Anche i bravi ragazzi pensano male delle ragazze "vestite da z*****e"
Per tutti coloro che pensano: “le violenze sono da condannare, ma certo non possiamo dire che una donna può andare in giro vestita come vuole”.
Per tutti coloro che pensano: “le violenze sono da condannare, ma certo non possiamo dire che una donna può andare in giro vestita come vuole”.
Non ho mai pensato “se l’è cercata” riferito a una ragazza in minigonna vittima di violenza. Ho avuto sempre ben chiaro quanto la violenza dell’uomo non fosse giustificabile da nulla, meno che mai dall’abbigliamento della ragazza. E non possono essere giustificazioni nemmeno i suoi atteggiamenti o parole. La violenza è legittima solo se si usa per difesa, negli altri casi non vale nemmeno la pena discuterne.
Eppure non posso negare l’esistenza di un fastidio recondito (molto comune e che anche io ho provato) ogni qual volta si vede una ragazza svestita, provocante e sexy che attira, senza che si possa evitarlo, lo sguardo.
Questo perché, almeno personalmente, pensavo che il desiderio di essere provocanti fosse, certo legittimo, ma in qualche modo subdolo. Perché primo: è volto a soddisfare un proprio bisogno creando un desiderio negli altri, che spesso non verrà soddisfatto. Secondo, perché tale “marcia in più” è praticamente appannaggio esclusivo delle donne.
Lo è non per colpa loro, chiaro. Siamo noi uomini quelli più vulnerabili a cadere vittime di certi look, ma è anche vero che molte donne amano sfruttare questa nostra debolezza, per rafforzare il loro ego.
Detto in modo più basico: “questa si veste da z*****a e poi manco la dà a nessuno”.
Che poi, chiunque si ritrova a formulare questo pensiero ha in realtà in mente la versione ancora meno politicamente corretta: “questa si veste da z*****a e manco me la dà”, perché che non la dia agli altri frega poco. Quel che conta è che con il suo outfit e modi ci sta eccitando e che tale eccitazione rimarrà delusa.
Perché non oseremmo mai allungare una mano o additarla con epiteti offensivi: noi siamo bravi ragazzi, non siamo certo violentatori o maschilisti. Eppure il fatto che lei possa avere il potere di influenzare i nostri sensi quando noi non possiamo fare lo stesso ci infastidisce, al punto che certo non la toccheremo, ma dentro di noi le avremo già dato della “poco di buono”.
E la campagna pro libertà femminile che negli ultimi tempi si accompagna a quella contro la violenza ha forse esasperato questa intolleranza. Dentro di noi pensiamo “le violenze sono da condannare, ma certo non possiamo dire che una donna può andare in giro vestita come vuole”.
E tale pensiero non nasce tanto dalla precauzione pratica di evitare certi outfit in certi ambienti, ma dalla paura di rimanere in balia dell’influenza che le donne hanno su di noi, che libere di fare e indossare quello che vogliono, potrebbero manipolarci con fin troppa facilità.
Ed è forse questa la manifestazione più lampante di quanto sia forte il patriarcato. I gesti estremi, i femminicidi e le violenze, non possono competere per quantità con tutte le volte che qualcuno ha pensato “quella è proprio una z*****a”. E se la gravità delle due situazioni è ovviamente ben distante, grave è anche non riconoscere che tutto parte sempre da quel pensiero, a cui nemmeno i bravi ragazzi (e le brave ragazze) sono immuni.
Ma che che ne sappiamo noi se quella ragazza “poco di buono” non sia vestita in quel modo perché in cerca dell’autostima sufficiente per uscire da una fase depressiva? Che ne sappiamo noi se sta mettendo in mostra il seno perché è l’unica parte del suo corpo che trova bella? Che ne sappiamo noi se si sia vestita così semplicemente “perché le va”? Che ne sappiamo noi se magari si veste sexy perché davvero in cerca di sesso con chi le andrà più a genio (e avrebbe tutto il diritto di farlo)?
Noi uomini siamo così abituati a vedere il mondo da solo il nostro punto di vista che basta davvero poco per destabilizzarci. Ma la realtà è che se le donne fossero attratte da outfit succinti e pelle scoperta tanto quanto noi, saremmo i primi a indossare meno stoffa possibile (e basta frequentare spiagge e palestre per renderci conto che alcuni lo fanno già). E a quel punto poco ci importerebbe di suscitare desideri che poi non soddisferemo. Non ci fregerebbe proprio nulla della “sensibilità” altrui se potesse in qualche modo minare la nostra libertà.
Perché è questo che facciamo ogni volta che giudichiamo la disponibilità sessuale di una ragazza da come è vestita. Le stiamo in pratica dicendo che lei non può indossare quel vestito perché noi abbiamo un problema. Perché noi ci ecciteremmo. Perché noi saremmo provocati e poi delusi. Noi, noi e noi.
Siamo bambini viziati che pestano i piedi perché vedono in vetrina giocattoli che non possono avere. È ora di crescere.
Un po' scribacchino pretenzioso, un po' pirata che sogna la pensione, vivo in perenne crisi d'astinenza da Netflix e sono proprietario di un divano abusivamente occupato da un cane che si finge timido.
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