Dipendenza da cellulare, come capire se ce l'hai e se è il caso di farti curare
Non c'è da scherzarci troppo sopra, la dipendenza da cellulare può diventare anche patologica e molto pericolosa, per le nostre relazioni sociali ma non solo.
Non c'è da scherzarci troppo sopra, la dipendenza da cellulare può diventare anche patologica e molto pericolosa, per le nostre relazioni sociali ma non solo.
C’è però, come in ogni cosa, un “ma”, legato soprattutto all’uso eccessivo dei telefoni cellulari: un fenomeno che ha un nome ben preciso, nomofobia, un termine coniato in tempi piuttosto recenti proprio per indicare il terrore che assale chi si trova temporaneamente sprovvisto dell’amato smartphone, magari per mancanza di credito, di batteria o per smarrimento.
Il termine nomofobia arriva da uno studio condotto in Gran Bretagna dall’ente di ricerca Yougov, da cui è emerso che più della metà degli utenti che usano il cellulare – 58% degli uomini contro il 48% delle donne – tende a sviluppare ansia se impossibilitato a usare il telefono. A essere colpiti sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 25 anni, in particolare se provvisti di bassa autostima e problemi relazionali.
Del resto, già nel 2017 Motorola aveva condotto uno studio su 4418 persone di età compresa tra i 16 e i 65 anni, provenienti da quattro paesi diversi, proprio per fornire un quadro sul nostro rapporto con la tecnologia, attraverso domande come
I dati hanno fatto emergere che il 33% considerasse lo smartphone più importante rispetto all’interazione con altre persone, come amici e familiari, mentre addirittura il 53% dei ragazzi nati tra il 1990 e i primi del 2000 ritenesse che, se lo smartphone fosse una persona, sarebbe stato il proprio migliore amico.
È chiaro che non parliamo più di uno strumento usabile per necessità, ma dell’espressione di un disagio e di lacune comunicative, soprattutto nelle generazioni più giovani, davvero preoccupanti.
Tanto che proprio i bambini, e la fascia di popolazione più giovane, è quella su cui l’attenzione si focalizza maggiormente.
Un caso-limite che vi vogliamo riportare può rendere al meglio l’idea di quanto condizionante possa diventare l’uso dello smartphone nella vita dei più giovani. Parliamo della storia di Molly Russell, studentessa quattordicenne che si è tolta la vita, secondo il padre, per via dei contenuti di autolesionismo che visualizzava su Instagram. In effetti, da tempo si discute sia della facilità di accesso, per i minorenni, a certi tipi di contenuti, sia al propagarsi di challenge spesso pericolose via social, come la Skullbreaker Challenge.
Veniamo al ruolo di influencer e blogger che guadagnano a suon di like e di contenuti sponsorizzati e che, secondo il chief medical office Dame Sally Davies, fornirebbero un esempio negativo per i più giovani, facendo capire loro che agire in un determinato modo online, ad esempio condividendo un contenuto, potrebbe rappresentare una fonte di guadagno.
Ma anche i più piccoli potrebbero essere indirizzati alla dipendenza da cellulare fin dalla più tenera età, ad esempio in un gesto innocuo come quello, compiuto dal genitore, di dare al bambino il telefonino al ristorante, per farlo stare buono durante una cena; anche per questo, in alcuni Paesi sono state emesse delle vere e proprie linee guida per aiutare i genitori a evitare la dipendenza da cellulare per i figli; queste, ad esempio, sono quelle elaborate dal Regno Unito:
Del resto, i tanti contenuti cui abbiamo accesso grazie alla tecnologia possono davvero influire in maniera negativa sulle menti più facilmente manipolabili, come quelle dei bambini e dei giovani, appunto; un esempio terribile ma efficace di quanto sia forte l’influenza dei prodotti offerti dai dispositivi tecnologici è rappresentato dal brulicare dei gruppi pro-ana, che inneggiano appunto all’anoressia, mirando a raccogliere consensi soprattutto tra gli adolescenti.
La nomofobia è caratterizzata da diversi livelli di dipendenza, dai più blandi fino a comportamenti che possono dover rendere necessario anche un vero e proprio intervento medico. In generale, potete scoprire di essere dipendenti dal cellulare se:
Chi soffre di dipendenza sviluppa al contempo quel comportamento chiamato “phubbing“, una parola anglosassone composta dai termini phone e snubbing (ignorare, snobbare), con cui si indica proprio l’atteggiamento di chi “dimentica” le persone che ha intorno per concentrarsi unicamente sul proprio cellulare. Per scoprire se soffrite di nomofobia Unicusano mette a disposizione un test ma, se presentate tutti questi comportamenti, sarebbe forse opportuno porsi delle domande e, soprattutto, cercare dei rimedi.
Poiché le conseguenze della dipendenza da cellulare si riflettono soprattutto sulla vita relazionale e sui rapporti interpersonali, portando a una maggiore chiusura e isolamento, in particolare tra i più giovani, è importante imparare a usare lo smartphone in modo intelligente.
Ricordando, ad esempio, che il telefono, con tutte le funzioni che ha oggi, è certamente uno strumento molto valido per mantenere o riallacciare i rapporti, organizzare incontri e talvolta pianificare anche il proprio lavoro, ma che non può sostituire il piacere di una chiacchierata con un amico o un’uscita in compagnia. Occorrerebbe, insomma, imparare a distinguere il mondo virtuale da quello reale. Leggiamo, proprio da Unicusano, alcuni possibili rimedi per staccarci gradualmente dal cellulare:
Eccoti di seguito qualche consiglio utile per trovare il giusto equilibrio e/o disintossicarti.
Prendiamo dal libro Digital Detox di Alessio Carciofi alcune statistiche che indicano quanto pericolosa possa essere la dipendenza da cellulare: l’80% degli americani tra i 18 e i 44 anni controlla lo smartphone appena svegli, come prima azione della giornata. In Italia lo fa il 70% di noi, mentre il 63% lo guarda prima di addormentarsi. Il 68% degli italiani guarda lo smartphone anche se non ci sono notifiche. Uno studio condotto da Microsoft ha evidenziato che, quando interrotti da una notifica mail, i lavoratori impiegano circa 24 minuti per tornare a ciò che stavano facendo prima.
Uno studio della University of San Diego ha rilevato che l’81% delle persone interrompe le conversazioni o i pasti per controllare il dispositivo. Una ricerca Cisco ha mostrato che 3 utenti su 5 trascorrono più tempo libero con lo smartphone che con il proprio coniuge.
Nove persone su dieci soffrono della sindrome della vibrazione fantasma. Addirittura 1000 persone negli USA si sono ferite perché camminavano a testa bassa, guardando il cellulare.
Lo smartphone viene usato anche nelle cause di divorzio, tanto che addirittura il 40% è causato da WhatsApp, usato come prova dell’infedeltà.
Tre incidenti stradali su quattro sono causati da distrazione, ovvero per colpa dello smartphone.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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