Lapsus freudiano: è un caso, se ci confondiamo, o vuol dire qualcosa?
Sigmund Freud ha teorizzato quello che oggi chiamiamo lapsus freudiano: ecco di che cosa si tratta e perché non c'è da averne paura.
Sigmund Freud ha teorizzato quello che oggi chiamiamo lapsus freudiano: ecco di che cosa si tratta e perché non c'è da averne paura.
Quante volte abbiamo detto una parola per un’altra? Quante volte l’abbiamo pronunciata in maniera errata? Quante volte abbiamo avuto come un vuoto di memoria sulle cose da dire? Il concetto di lapsus è in grado di spiegare molte cose su di noi, sul nostro inconscio, in relazione al perché il fenomeno accade e che cosa significa.
Lapsus è una parola che viene dal latino, è il participio perfetto di labor, un verbo deponente che significa «scivolare, cadere». E infatti il lapsus è un errore, uno scivolone diremmo oggi. Questo errore viene compiuto in maniera involontaria e può avere canali di espressioni diversi, dalla parola alla scrittura, fino alla gestualità e alla memoria.
Possono rientrare in questi errori anche la pronuncia errata di una parola o un errore legato alle concordanze di genere tra nomi e aggettivi o tra nomi e articoli. Ma attenzione: gli errori che sono lapsus hanno sempre caratteristiche di casualità, non di sistematicità: se noi pronunciamo male una parola che abbiamo pronunciato bene un milione di volte è un lapsus, se la pronunciamo male perché l’abbiamo appresa male allora è un errore sistematico.
Analogamente, se noi diciamo o scriviamo cose del tipo «la diabete» o «l’aradio» perché pensiamo che si scrivano in questo modo (magari influenzati dal nostro dialetto regionale) non si tratta di lapsus.
Come riporta la Treccani
Questi atti mancati sono considerati come il frutto di una disattenzione e vengono in genere attribuiti al semplice caso o al massimo ad innocue associazioni linguistiche, ma secondo Freud costituirebbero l’espressione di un meccanismo specifico, e sarebbero dotati di un senso ben preciso. Per comprenderli bisogna partire dalla sua concezione dell’Inconscio come un luogo popolato da contenuti rimossi (ai quali cioè è stato rifiutato l’accesso al sistema preconscio-cosciente), che tentano continuamente di ritornare nella coscienza. Poiché tali contenuti sarebbero ostacolati in questo processo dalla censura, Freud ipotizza che cerchino di riemergere confondendosi con il materiale cosciente; in tal modo darebbero luogo a delle formazioni di compromesso, quali i sintomi nevrotici, i sogni e gli stessi atti mancati.
In altre parole, i lapsus sono parole e azioni che emergono dall’inconscio, quella stanza nascosta all’interno della nostra mente (per usare una metafora presente nella serie Freud, una delle poche cose corrispondenti alla realtà del telefilm trasmesso da Netflix), diventando quindi parte di un processo di rivelazione.
Sicuramente, dice la Treccani, il lapsus non esprime una patologia, ma la presenza di un conflitto. I conflitti sono presenti in tutte per persone, sia in quelle che presentano disturbi psichici che vengono definiti come nevrosi ossessive o isterie, sia in quelle che non presentano nessun disturbo.
Per gran parte delle persone il conflitto – cioè il legame tra desiderio e l’ostacolo al suo raggiungimento – è inconsapevole, ed è perfettamente normale. Per il lapsus, si tratta quindi di un’espressione innocua dell’inconscio che emerge e non deve preoccuparci più di tanto, neppure se dovesse essere reiterato.
I lapsus più frequenti sono 4:
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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