Ethel Smyth: "Mi chiedo perché mi riesca tanto più facile amare il mio stesso sesso"
La storia della grande compositrice inglese: dedicò la sua vita alla musica e all'attivismo per i diritti delle donne
La storia della grande compositrice inglese: dedicò la sua vita alla musica e all'attivismo per i diritti delle donne
“L’arte non è di genere. Quello che importa è come si suona il violino, si dipinge o si compone”. Se oggi siamo avvezzi a parlare di pari opportunità, lo dobbiamo anche a chi lo fece per prima, come Ethel Smyth. Compositore e scrittrice, vissuta tra Ottocento e Novecento, fu anche una fervente sostenitrice del movimento delle suffragette.
La sua fu una vita eccezionale, illuminata da una carriera variegata e di altissimo livello, recentemente raccontata in un documentario della BBC. Compose sei opere e una serie di lavori da camera, orchestrali e vocali, sfidando i pregiudizi sulle donne nella composizione e più in generale nella musica.
La vita di Ethel Smyth fu affascinante e non convenzionale. Nata a Londra nel 1858, fin da piccolissima ebbe una sola certezza: avrebbe intrapreso la professione musicale, anche contro il volere dei genitori. Scavalcando le granitiche opposizioni del padre, un rigido generale dell’esercito, studiò privatamente fino al compimento della maggiore età e poi si iscrisse al Conservatorio di Lipsia nel 1877.
In Germania ebbe modo di entrare in contatto con alcune tra le menti musicali più illuminate del tempo (e di sempre), come Brahms, Antonín Dvořák, Clara Schumann, Edvard Grieg e Pëtr Il’ič Čajkovskij. Tuttavia, fu molto delusa dalla qualità dell’insegnamento del conservatorio, tanto da decidere di continuare privatamente, seguita dal compositore austriaco Heinrich von Herzogenberg.
Tornata in patria nel 1880, si gettò subito anima e corpo nella scrittura, attirando l’attenzione degli addetti ai lavori e di figure influenti del tempo, come la regina Vittoria e George Bernard Shaw. Era così brava, da spingere i suoi detrattori a ipotizzare che ci fosse un uomo dietro: come lei stessa spiegò nella sua autobiografia, Streaks of life, quella tra uomini e donne si era trasformata in una battaglia.
C’è una leggera discrepanza tra teoria e pratica nel territorio in cui gli uomini competono con le donne per il pane quotidiano, gli onori e il denaro. In teoria siamo inferiori; in pratica dovremmo essere superiori o quantomeno grandi rivali, a giudicare dagli sforzi impiegati dagli uomini per tenerci fuori dall’arena.
Come raccontato in un articolo della Oxford University Press, Smyth per oltre un secolo fu l’unica compositrice donna ad aver presentato un’opera alla prestigiosa Metropolitan Opera di New York. La sua seconda composizione, Der Wald, fu messa in scena nel marzo del 1903. Secondo le cronache del tempo, vide la partecipazione di un pubblico entusiasta e tra i più nutriti della stagione, che proruppe in lunghi applausi.
Ethel Smyth oggi non viene ricordata solo per le sue composizioni, ma anche per il suo attivismo. La forza catalizzatrice della sua lotta a favore dei diritti delle donne scaturì dall’incontro, nel settembre del 1910, con Emmeline Pankhurst, esponente di punta del movimento delle suffragette.
Spinta dall’amica, Ethel dedicò tempo ed energie alla campagna per suffragio femminile. La sua composizione The March of the Women fu adottata persino come inno ufficiale del movimento. Tra le due donne, l’amicizia si trasformò poi in amore, almeno stando ai racconti di Virginia Woolf, che fu sua grande amica.
In una lettera privata inviata a un amico, Ethel manifestò però una sorta di stupore per la sua vita sentimentale.
Mi chiedo perché sia molto più facile per me, amare molto più appassionatamente il mio stesso sesso che il tuo. Non capisco, sono una persona dalla mente estremamente equilibrata.
Nominata Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1922, una tra le più alte onorificenze inglesi, ricevette anche due dottorati ad honorem dalle università di Durham e Oxford. Morì nel 1944: come da sua richiesta, le ceneri vennero disperse nel bosco vicino alla sua casa di Woking.
Web content writer e traduttrice. Parlo poco, scrivo tanto e cito spesso Yeats.
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