Leoni da tastiera, pecore in tribunale: la psicologia dei vigliacchi della Rete
Insulti, offese, denigrazioni: sono gli strumenti con cui si esprimono su Internet i leoni da tastiera, convinti che nel mondo virtuale tutto sia concesso.
Insulti, offese, denigrazioni: sono gli strumenti con cui si esprimono su Internet i leoni da tastiera, convinti che nel mondo virtuale tutto sia concesso.
Non parliamo, naturalmente, dei virus che possono danneggiare i nostri computer navigano su qualche sito “rischioso”, ma di quel rovescio della medaglia, acuito soprattutto con la nascita dei social, rappresentato dai comportamenti scorretti, spesso protetti dalle opportunità di anonimato offerte dalla Rete, che, se vis à vis restano, per fortuna, piuttosto circoscritti, nel mondo virtuale diventano ben presto a larghissima diffusione, o virali, come si suol dire.
Oggi il Web è parte integrante della nostra cultura e del nostro agire sociale, ma questo significa che anche gli aspetti negativi della società non sono stati cancellati, semplicemente si sono spostati in una cornice che offre loro maggiori possibilità. Un esempio su tutti è il bullismo, diventato cyber su Internet, che ha persino aumentato la sua portata, rendendo spesso più difficile punire i colpevoli e, addirittura, risalire alla loro identità.
Colpa dell’anonimato, lo abbiamo detto, della possibilità di creare profili fake diversi con cui “divertirsi” a umiliare le vittime, e anche di quel (falso) pensiero secondo cui ciò che viene detto o scritto su Internet goda di una sorta di impunità, poiché appunto non detto faccia a faccia, nonostante reati come la calunnia, o la diffamazione, siano ovviamente perseguibili anche in Rete.
È proprio in questo contesto che agiscono anche i cosiddetti “leoni da tastiera”, coloro che usano toni particolarmente forti e offensivi per esprimersi, soprattutto sui social, e che spesso diventano veri e proprio hater, “odiatori” del Web la cui presenza in Rete è volta praticamente in maniera esclusiva a offendere, dileggiare o umiliare il malcapitato di turno.
Ma chi sono i leoni da tastiera?
I leoni da tastiera raramente usano la vera identità per agire sui social; molto più spesso costruiscono profili falsi, anche più di uno, che utilizzano per screditare, offendere, o persino minacciare altri utenti, siano essi personaggi pubblici o no, concedendosi atteggiamenti che, probabilmente, nella vita non avrebbero mai. Per questo vengono chiamati leoni, animale simbolo di coraggio, ma solo… Da tastiera, appunto.
Il presupposto da cui queste persone partono è che, trovandosi dietro a uno schermo, sia loro tutto concesso, compreso rivolgersi alle altre persone in modi denigratori o discriminatori, convinti che i loro comportamenti e le loro parole non abbiano conseguenze, che anzi siano goliardiche o “simpatiche”, e, soprattutto, di restare impuniti. Nella loro mente, insomma, molti di loro sono convinti di non fare nulla di male.
Uno studio canadese che coinvolto 1215 persone ha fatto un elenco di alcuni dei tratti della personalità tipici del leone da tastiera, che sono narcisismo, machiavellismo, psicopatia e sadismo. Lo stesso studio afferma che, probabilmente, molti leoni da tastiera saranno bulli anche fuori dalla realtà virtuale, opprimendo i famigliari, gli amici, manifestando un comportamento aggressivo e tentando di incolpare il feedback negativo che ricevono dagli altri per i propri comportamenti.
Ma questo profilo non si adatta, ovviamente, a tutti i leoni da tastiera: talvolta è proprio la deindividuazione (la perdita temporanea di identità e l’anonimato) a scatenare la parte peggiore delle persone, spinte talvolta da ricompense sociali negative, come la creazione di caos, o dalla dipendenza dal trolling.
Potenzialmente tutti noi potremmo cadere vittime dei leoni da tastiera, magari per un video, una foto o un post condiviso sui social; non dobbiamo partire dal presupposto di aver sbagliato noi a voler condividere con gli altri un momento che ci appartiene, ma ricordare che il problema è tutto e solo nella mente di chi si sente in diritto e “in dovere” di criticarci o insultarci.
Vittime dei leoni da tastiera sono le donne e gli uomini che sui social portano avanti campagne contro il body shaming, ad esempio, e, più in generale, chi non risponde a canoni estetici giudicati “accettabili”. In questo caso i commenti possono spaziare dal “Quanto sei grassa” fino al “Mangia di più, le ossa sono per i cani”, commenti entrambi antipatici perché giudicano l’aspetto esteriore di una persona, passando l’idea che quel tipo di fisico sia sbagliato e, soprattutto, non conoscendo minimamente la situazione della persona offesa (soffre di anoressia? Soffre di problemi ormonali? La sua fisicità la fa sentire a disagio?).
Ma a essere vittima dei leoni da tastiera, come detto, può essere in realtà qualsiasi persona: un personaggio famoso ritenuto “antipatico”, una persona sconosciuta, un politico. In quest’ultimo caso, i commenti dei leoni da tastiera nei confronti soprattutto delle donne sfociano sempre in insulti sessisti, maschilisti e misogini.
Ci piacerebbe poter rispondere solo “perché sono stupidi”, ma le cose sono leggermente più complesse: infatti, molto spesso i comportamenti delle persone sono influenzati anche dal fatto di sapere che qualcuno, un’istituzione o meno, li controlli; di conseguenza, molti pensano che sui social ci siano meno restrizioni in tal senso, perché si parte dal presupposto che abbiano istituzioni deboli, che ci sia una distanza fisica percepita per cui sembra quasi di “non ferire” nessuno, che garantiscano l’anonimato e che ci sia un rischio punitivo per il cattivo comportamento minimo.
Purtroppo non sempre le vittime dei leoni da tastiera hanno gli strumenti per difendersi, per questo le loro parole e i loro scherni possono davvero ferire nel profondo soprattutto chi ha una personalità più fragile e problemi di autostima e scarsa sicurezza.
Molti giovanissimi hanno preferito togliersi la vita piuttosto che sopportare il peso di convivere con insulti e umiliazioni continue, e questo dà l’esatta misura di quanto terribile possa essere l’atteggiamento di troll ed hater.
Come provare a difendersi dai leoni da tastiera, allora, che sfruttano proprio le nostre debolezze e fragilità? Ovviamente, in primo luogo è importante cercare di non cadere nella provocazione, restando estranei alla situazione; ma, come detto, questo non sempre è possibile, perché molte persone si sentono davvero ferite nel ricevere insulti e offese gratuite.
Ci si può poi difendere con gli strumenti forniti dalla piattaforma su cui sono postati gli insulti, segnalando il commento, o bloccando l’utente. Va detto che, purtroppo, questo mezzo non sempre è efficace, anzi un esperimento condotto dall’Associazione Carta di Roma mostra che la percentuale dei contenuti rimossi si attesta appena attorno al 29%.
Se si pensa di adire le vie legali è importantissimo avere prove delle offese ricevute, ad esempio screenshot di commenti; diverso è il caso di messaggi privati, che non possono essere divulgati per denunciare pubblicamente l’autore, ma eventualmente per pensare al reato di stalking, il quale è contemplato e previsto per tutti i comportamenti ripetuti che turbano la serenità della persona. Se siamo in presenza di un nickname o di un profilo fake la nostra denuncia sarà rivolta verso ignoti, e spetterà alla polizia postale risalire alla vera identità del nostro persecutore.
Sono stati creati anche strumenti importanti come #odiareticosta, proprio al fine di denunciare i leoni da tastiera e inibire loro l’uso dei social. In ogni caso, suggeriamo anche che uno stacco temporaneo dalle piattaforme di social media potrebbe essere una soluzione salvifica; in fondo, abbiamo vissuto moltissimo tempo senza.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
Cosa ne pensi?