Il Codice Hays e i comportamenti (soprattutto delle donne) nel cinema da censurare
Il Codice Hays ha rappresentato per decenni la scure della censura a Hollywood: ecco che cos'era, come funzionava e come ha colpito le donne e la settima arte.
Il Codice Hays ha rappresentato per decenni la scure della censura a Hollywood: ecco che cos'era, come funzionava e come ha colpito le donne e la settima arte.
In Italia, il metodo più noto con cui si esprime la censura è il divieto di ingresso al cinema al di sotto di una certa età (che cambia in base al film). Dal 1967 negli Stati Uniti funziona più o meno come in Italia (ma le fasce d’età sono diverse). Prima era molto diverso, perché prima c’era il Codice Hays.
Le fan di Ryan Murphy l’avranno sentito nominare nella sua nuova miniserie Hollywood. Si tratta di un complesso di norme, in vigore in teoria dal 1930 al 1967, per regolare quello che si poteva vedere o non si poteva vedere al cinema.
Abbiamo detto “in teoria” perché il codice Hays divenne effettivo dal 1934. E per quanto riguarda la sua base filosofica il codice affondava le sue radici nella morale dell’epoca, che non corrisponde affatto con quella contemporanea.
Negli Usa si iniziò a parlare di un codice morale per i film intorno agli anni ’20 del Novecento. Tre grandi casi di cronaca nera suggerirono al pubblico che l’ambiente di Hollywood fosse dissoluto e immorale: tra questi il presunto stupro e omicidio colposo di Virginia Rappe, per cui fu accusato il comico Roscoe Arbuckle. Si formò così un’associazione, con a capo Will H. Hays, che propose di elaborare un codice in cui fossero specificati i limiti etici del contenuto delle pellicole.
Ma non si trattava ancora del vero e proprio Codice Hays, ma inizialmente solo di un elenco su cosa si poteva o non si poteva fare. La questione è precipitata con l’avvento del cinema sonoro e quindi nel 1930 è stato elaborato il Codice, che le case di produzione cinematografica hanno iniziato a prendere molto seriamente dal 1934. Le cose sono cambiate nuovamente a partire dagli anni ’50: la televisione non aveva restrizioni etiche e gli Stati Uniti si cominciò a sentire la concorrenza con i film esteri (non soggetti al Codice Hays, che fu definitivamente soppresso nel 1967).
La censura del codice si abbatté soprattutto sulle donne, che vennero ritratte come stereotipati angeli del focolare (quelle caucasiche) e cameriere o colf (quelle afroamericane). Le attrici asiatiche pagarono il prezzo più alto: sostituite in molti film da attrici caucasiche con il volto truccato di giallo, le attrici cinesi, giapponesi o filippine si ritrovarono a interpretare solo personaggi negativi.
Era come se l’universo femminile facesse paura ai censori. Tanto che non venne permessa l’importazione di Estasi, un film cecoslovacco che conteneva il nudo integrale di Hedy Lamarr. Al cartone animato Betty Boop furono fatti “indossare” vestiti ben più castigati del miniabito senza spalline con cui tutti la ricordiamo. In Tarzan e la compagna, la scena in cui Maureen O’Sullivan nuota nuda con il protagonista fu eliminata dal film.
La censura agì anche nei confronti de Il mio corpo ti scalderà, a causa degli abiti succinti nella pellicola e nella locandina di una giovane attrice all’epoca esordiente, la procace Jane Russell. Come riporta AuralCrave, il film fu proiettato per alcune settimane solo nel 1946, a 5 anni dalla sua realizzazione, prima di essere ancora una volta censurato.
Infine ci sono due film molto celebri che hanno avuto difficoltà con il Codice Hays, ma questo non riguarda direttamente le donne. Il primo è Via col vento: nella battuta finale di Rhett Butler, è presente nell’originale un «damn», che era considerato una parola sconcia e quindi immorale, ma non è mai stata rimossa a seguito di un aspra battaglia del produttore.
Il secondo è Casablanca: non ci sarebbe mai potuto essere un lieto fine tra i due protagonisti, perché il personaggio di Ingrid Bergman era sposato e quindi questo avrebbe significato un avvenuto adulterio. Pazienza, il Codice Hays in questo caso è stato artefice de
l’inizio di una meravigliosa amicizia.
Ogni riferimento al sesso nei film avrebbe dovuto essere rimosso. In base al codice Hays erano vietati i nudi e le danze lascive, le allusioni all’omosessualità e alle relazioni interrazziali, i riferimenti alle malattie veneree, non poteva essere mostrato un parto naturale (che ovviamente non sarebbe stato comunque raffigurato dalla soggettiva del medico o dell’ostetrica).
Naturalmente adulteri e prostitute ne erano ugualmente banditi così come scene passionali e baci ossessivi. Qualcosina si è però salvato, come il bacio più bello, quello sulla spiaggia in Da qui all’eternità, e il bacio più lungo, in Notorius – L’amante perduta. che sono quindi giunti fino a noi.
Abbiamo accennato al fatto che nella miniserie Hollywood si parla a lungo di Codice Hays. C’è una ragione che è funzionale alla trama: nella storia c’è il progetto di un film che conterrebbe una storia d’amore tra un caucasico e un’afroamericana e per questo la produzione incontra molte resistenze.
Probabilmente Murphy vi è ricorso per dare allo spettatore un assaggio del mondo del cinema che fu: oggi è normale vedere storie d’amore omosessuali, che prima non erano ammesse a Hollywood neppure in privato, relazioni tra persone di etnia differente, adulteri e così via.
Il codice Hays è citato anche nel film The Aviator, che parla del regista Howard Hughes e delle difficoltà che incontrò con Il mio corpo ti scalderà.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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