"Becoming": lo spazio di una donna è lo spazio che si sa prendere

L'unico modo per non trasformarsi nell'appendice di un uomo è conservare il senso della propria storia e sapere qual è il posto che si vuole occupare nel mondo: parola di Michelle Obama.

Sono andata a Princeton per vedere con i miei occhi cos’erano quelle cose per cui non ero all’altezza“: la chiave del successo di Michelle Obama, nata Robinson nella Chicago degli anni Sessanta, in fondo sta tutta in questa frase che pronuncia durante il documentario Becoming.

Modello per molte donne, la ex First Lady è un esempio di come una determinazione caparbia sia condizione indispensabile per trovare il proprio posto nel mondo; di come la considerazione che si ha di sé stesse e delle proprie radici siano fondamentali per non farsi risucchiare dal gorgo della Storia.

Come andare avanti se si è afroamericani e invisibili, le chiede una delle tante giovanissime con cui si confronta. “Io non mi sono mai sentita invisibile“: lo spazio per una donna che arriva dalla working class nera non cade dall’alto. Quello spazio va preso: attraverso lo studio e la fiducia nel proprio racconto personale. Bisogna sapere chi si è per sapere dove andare.

Becoming. La mia storia

È la consapevolezza di sé che permette a una donna – di qualsiasi colore sia la sua pelle – di non essere appendice dei sogni di un uomo, fosse anche il Presidente degli Stati Uniti. “Ho capito che la mia felicità – dice Michelle Obama – non dipende dalla sua capacità di rendermi felice“. E se la nascita delle due figlie ha significato la necessità di rivedere le proprie aspirazioni, non si è tradotta poi nel rivedere il senso del proprio essere. Quello viene da lontano e più solido è maggiori sono le possibilità che conduca in alto.

Perché vedere il documentario su Michelle Obama

Becoming segue la Obama durante il tour promozionale organizzato in 34 città degli Stati Uniti per l’uscita del memoir omonimo (uscito in Italia con Garzanti) e diventato in breve tempo un best seller in tutto il mondo, non solo – e non tanto – perché getta una luce sul dietro le quinte della vita alla Casa Bianca, ma perché nelle sue oltre 400 pagine dimostra che sì, come diceva il claim della campagna presidenziale di Barack Obama, “we can“. Possiamo farlo.

Michelle Obama l’ha fatto: è partita da un quartiere della working class nera americana dell’Illinois ed è arrivata al fianco del marito (mai un passo indietro) nella stanza dei bottoni dell’allora Paese più potente del mondo.

L’ex avvocata di Chicago, laureata a Princeton e Harvard, ex First Lady e oggi produttrice cinematografica e scrittrice, si trasforma così in una sorta di guru per giovani donne e uomini, appartenenti a minoranze etniche, ma non solo, con quel piglio da conferenza motivazionale che manda in visibilio le folle.

D’altronde, come non sentirsi motivati se la 44esima First Lady americana, discendente di una famiglia di schiavi della Georgia, incita un gruppo di ragazzi: “i prossimi siete voi“.

Il merito del documentario, al netto delle immagini patinate e dei buoni sentimenti che muovono ogni individuo che entra nella sfera della protagonista, dai camerieri fino al marito, più fascinoso che mai, sta tutto in quel voler far credere che il sogno americano sia ancora possibile; che il sogno americano sia permesso anche alla comunità afroamericana, a quella latinoamericana, a quella dei nativi americani, anche nell’America di Trump.

Michelle Obama in “Becoming” (Fonte: ufficio stampa)

Becoming: scheda tecnica

Becoming, diretto dalla regista Nadia Hallgren e disponibile su Netflix, getta uno sguardo sulla vita di Michelle Obama, nel momento in cui l’ex First Lady comincia la sua vita fuori dalla Casa Bianca.

Nel libro di memorie omonimo (che ha superato le classifiche dei migliori venditori di saggistica quando è stato pubblicato nel 2018, non solo in America, ma in tutto il mondo), viene descritta la sua infanzia e la sua educazione, il suo matrimonio, la sua famiglia e la sua esistenza come moglie del Presidente degli Stati Uniti.

Michelle e Barack Obama hanno già riscosso un certo successo con Netflix. La loro società di produzione, la Higher Ground Productions (che sta anche dietro a Becoming) ha stretto un accordo pluriennale con il servizio di streaming nel 2018 per produrre film e spettacoli televisivi. Uno dei loro primi progetti, American Factory, ha vinto l’Oscar di quest’anno per il miglior documentario. Un altro documentario recente, Crip Camp: A Disability Revolution, è stato rilasciato sulla piattaforma il mese scorso con recensioni positive.

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