La violenza sugli uomini fa schifo: non è uno scherzo di cui ridere a “Le Iene”
Non è una lotta di genere: la violenza sugli uomini fa schifo come quella contro le donne. Per questo lo "scherzo" delle Iene è davvero terrificante.
Non è una lotta di genere: la violenza sugli uomini fa schifo come quella contro le donne. Per questo lo "scherzo" delle Iene è davvero terrificante.
Quando diciamo che parlare di un problema non significa necessariamente sminuirne un altro, o vederlo solo in maniera univoca, ci riferiamo ovviamente anche alla violenza di genere: benché i numeri, terribili, siano statisticamente sproporzionati verso gli episodi di cui sono vittime le donne, anche gli uomini subiscono vari tipi di violenza da parte delle compagne.
È una frase banale? In realtà no, dal momento in cui spesso, quando si snocciolano i dati su femminicidi e abusi domestici che coinvolgono le donne, c’è sempre qualcuno che grida scandalizzato alla misandria e, da bravo benaltrista, ci tiene a ricordare che “ci sono anche donne che picchiano i mariti. Per non parlare di quelle che agli ex non fanno più vedere i figli”.
Non è una lotta di genere, forse è questo che a molti sfugge, e che le vittime ci siano da ambo le parti è qualcosa di cui, purtroppo, siamo ben consapevoli: parlare dei 142 femminicidi del 2018 (dati EURES) non significa, e non ne ha assolutamente l’intenzione, né negare che le donne possano essere anche carnefici, e non solo vittime, né che la violenza a carico degli uomini faccia meno schifo o sia meno grave.
Ma a contribuire, pur se in maniera più o meno implicita, al formarsi di quel pensiero secondo cui la violenza sugli uomini non sarebbe considerata alla pari di quella contro le donne sono spesso anche le rappresentazioni che se ne danno, comprese quelle trasmesse dai media.
L’ultimo caso che ci ha lasciate interdetti è avvenuto alle Iene, durante la messa in onda di quello che voleva essere uno scherzo innocuo ma che, in realtà, ha offerto davvero una pessima visione (qui il link al video di cui parliamo).
L’inviato Sebastian Gazzarrini ha deciso di mettere alla prova alcune coppie nate sotto i riflettori, in reality show come Uomini e Donne, ad esempio, in una rubrica chiamata “Amori in quarantena”, e nel primo episodio ha scelto di coinvolgere Natalia Paragoni e Andrea Zelletta, corteggiatrice e tronista nel popolare show di Maria De Filippi.
Se già lo scherzo è di dubbio gusto – lei trova un messaggio sospetto nel cellulare di lui, che le confessa di averla tradita, seppur una sola volta – la reazione furiosa di Natalia lascia davvero senza parole: urla, calci e pugni al fidanzato, ospitato nella casa dei genitori, complici dello scherzo. Uno spettacolo pietoso e agghiacciante che, giustamente, a parti inverse sarebbe passato sotto un solo nome: “episodio di violenza brutale”, e che invece nella clip delle Iene viene addirittura accompagnato da risate di sottofondo, fino alla fine dello scherzo, che termina con baci, abbracci e sorrisi abbozzati tra le lacrime di lei. Come a dire, tutto è bene quel che finisce bene.
Ma di bene, oggettivamente, in quel video se n’è visto davvero poco: prima di tutto si è passato un messaggio terrificante, che è quello di un disequilibrio tra due tipi di violenza che, invece, sono entrambi mostruosi. Come si può pensare che gli uomini vittime di aggressioni accettino di denunciare, di uscire allo scoperto in quanto vittime, se ciò che comunichiamo è che la società li trova ridicoli e deboli perché “si fanno picchiare dalle donne” (si sa, il sessismo non risparmia nessuno), e che trasmettere in prima serata la scena di un uomo cui viene urlato contro di tutto e che viene colpito in faccia, sui genitali, nello stomaco sia “divertente”? Un’analisi estremamente lucida l’ha fatta Irene Facheris, alias Cmdrp, in questo post Instagram.
Visualizza questo post su InstagramUn post condiviso da Cimdrp (@cimdrp) in data:
In secondo luogo, abbiamo trovato obiettivamente sconcertante che i protagonisti abbiano accettato di mandarlo in onda, probabilmente ignari del genere di spettacolo ignobile che hanno fornito proprio perché, come tanti, “plasmati” dall’idea che, essendoci una vittima uomo non la si potesse considerare come tale; compresi i genitori, cui non è sufficiente la scusa di essere a conoscenza dello scherzo per non essere biasimati per il modo in cui si sono comportati verso la figlia, sia per averla derisa alle spalle in un momento di massima fragilità emotiva quale è, appunto, la scoperta di un tradimento, ma soprattutto per aver preso quasi con una certa noncuranza il suo atteggiamento violento nei confronti del fidanzato.
Se è vero che uno dei messaggi che si tenta disperatamente di far capire, anche contro certi media mainstream che invece puntano alla spettacolarizzazione di tutto, compresi i sentimenti, è che se c’è violenza non c’è amore, allora non si può giustificare una cosa simile alla luce di un momento particolare di rabbia, di frustrazione, o perché “una donna innamorata che si sente tradita fa così”. Altrimenti è tutto inutile.
Giusto per contestualizzare, secondo i dati riferiti al 2018 di Osservatorio dei Diritti sono 3 milioni 574 mila gli uomini che hanno subito molestie a sfondo sessuale almeno una volta nella vita, un milione 274 mila nei tre anni precedenti all’anno di riferimento.
I tipi di violenza cui sono maggiormente sottoposti gli uomini sono comunque quella psicologica e l’alienazione parentale.
Anche l’Ordine degli psicologi dell’Emilia Romagna, pur evidenziando la mancanza di dati precisi in merito, riferisce della propensione delle donne a utilizzare soprusi psicologici in ambito familiare rispetto ad altre forme di maltrattamento, non riuscendo spesso neppure a capire di stare usando violenza verso i partner.
non la riconoscono come forma di violenza, specie se si stabilisce come modalità relazionale all’interno della coppia e della famiglia – spiegano gli psicologi – E invece è una delle più forti e distruttive espressioni manipolatorie di esercizio del potere e controllo sulla persona.
A questo si aggiunge, come detto, l’alienazione parentale. L’avvocato Massimo Arcidiacono, fondatore di Avu, acronimo che sta per Associazione violenza sugli uomini.
La violenza sugli uomini da parte delle donne le vede denigrare l’uomo, nelle sue capacità familiari, sessuali, dal punto di vista economico e, quando ci sono i figli, quello che avviene spesso è l’alienazione parentale: gli uomini si vedono privati dei loro bambini per mesi o addirittura anni. Situazioni del genere fanno crollare chiunque. Molti uomini hanno uno stipendio medio o sono freelance, si vedono costretti a cercare un nuovo appartamento, arredarlo e continuare a lavorare mantenendo la lucidità, magari costretti a pagare il mutuo della casa dove la moglie vive con i figli e a dare l’assegno di mantenimento. Questo comporta che se la disponibilità non è sufficiente, l’uomo si trova in seria difficoltà. Alcuni dormono in macchina, si lavano a una fontana pubblica, si mettono la giacca e cravatta e vanno al lavoro. Altri pranzano alla mensa della Caritas, giocano d’azzardo pensando di fare quella vincita che cambierà loro la vita. Anche quella patologia è legata in qualche modo alla violenza.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
Cosa ne pensi?