"The Great" e quelle donne di potere vittime di fake news
Depravate, dissolute, fornicatrici abiette: ma quante sono le dicerie davvero comprovate per cui le donne sono state condannate dalla storia?
Depravate, dissolute, fornicatrici abiette: ma quante sono le dicerie davvero comprovate per cui le donne sono state condannate dalla storia?
“Se le dicerie si diffondono diventano dei fatti accertati“: ovvero come nasce e si propaga – nello spazio e nel tempo – una fake news.
Molto del senso di The Great, serie tv trasmessa su Hulu, con Elle Fanning nel ruolo di Caterina la Grande, sta tutto qui: puoi regnare sulla Russia quanto nessun altro sovrano ha fatto e farà su quella terra sconfinata dopo di te, disquisire di filosofia con Voltaire e Diderot eppure quello per cui sarai ricordata è un rapporto sessuale con un cavallo, vero o solo presunto che sia.
La storia è costellata da donne carismatiche a cui è toccata in sorte una damnatio memoriae da cui è difficile riabilitarle, da Messalina, costretta quattordicenne a sposare l’imperatore Claudio, più grande di lei di trent’anni, balbuziente e zoppo, divenuta sinonimo di depravazione, fino a Lucrezia Borgia, anche lei sposa bambina accusata di incesto e più volte raffigurata come l’archetipo della malvagità femminile. Quanta della corruzione dei costumi e della lascivia che viene loro attribuita è testimoniata da testi che non siano stato scritti da loro nemici?
Caterina II di Russia, nata Sofia Federica Amalia, figlia di un nobile prussiano, era destinata a un’esistenza come tante a Stettino, piccola città sul mare: grazie a un matrimonio combinato dalla zarina Elisabetta, divenne invece imperatrice di Russia.
Avrebbe dovuto vivere all’ombra di suo marito, ma gli si ribella sin dall’inizio fino a togliergli il trono: Caterina la Grande regnò per 34 anni a San Pietroburgo, l’Atene del Baltico voluta da un altro “The Great”, Pietro Alekseevič Romanov. Sovrana illuminata a cui si devono una serie di riforme che cambiarono il profilo del Paese, da quello giudiziario a quello amministrativo fino a quello scolastico, non sfugge in nessuna enciclopedia (Treccani compresa) al giudizio lapidario sulla sua vita dissoluta a fronte del cospicuo numero di amanti che collezionò durante la sua vita.
Alla domanda se davvero si sia intrattenuta con un cavallo, vien da chiedersi perché – dopo tre secoli – questa pruderie colpisca con “pubblico flagello” così spesso e così pesante le donne, in massimo grado quando di potere.
Se lo chiede anche Tony McNamara, creatore di The Great, e sulla scia di quel venticello calunnioso confeziona una miniserie satirica irriverente e scorrettissima, capace di regalare attimi di puro divertimento – assai cattivo – per lo spettatore.
Candidato all’Oscar per la sceneggiatura originale di quel gioiello che è La favorita di Yorgos Lanthimos, Tony McNamara dà vita con The Great a “una storia a tratti vera“, come recita il sottotitolo, di Caterina (Elle Fanning), ragazza idealista e romantica che arriva in Russia per un matrimonio combinato con il mercuriale imperatore Pietro (Nicholas Hoult). Confida nell’amore e nel sole e trova invece un mondo pericoloso, depravato e tanto arretrato da decidere di cambiarlo. Tutto quello che deve fare è uccidere suo marito, battere la chiesa, confondere i militari e portare dalla propria parte la corte.
Pietro è violento e ignorante, eppure lo spettatore non può fare a meno di amarlo vestito come è (dalla bravissima Emma Fryer), con pantaloni di pelle, giacche di velluto e in stampa animalier, con una grande collana a croce in oro che oscilla sotto la camicia sbottonata o il lunghissimo filo di perle appartenuto alla madre morta.
Non meno scintillanti i look di Caterina, che indossa abiti in broccato e outfit androgini, molti dei quali ispirati – a detta della stessa costumista – dalla retrospettiva dedicata a Christian Dior allestita al Victoria & Albert Museum di Londra.
Curatissima anche la scenografia firmata da Francesca Di Mottola: la serie è stata girata soprattutto in Inghilterra e alla Reggia di Caserta (che è servita da set anche per la serie Sky Caterina la Grande), all’interno degli appartamenti storici sia nel giardino inglese.
The Great è stata presentata in anteprima negli Stati Uniti il 15 maggio 2020 sulla piattaforma Hulu. StarzPlay la distribuirà invece in Italia dal 18 giugno 2020.
Siamo lontani dall’atmosfera grave di Caterina la Grande miniserie diretta da Philip Martin (e co-prodotta con la HBO) che vedeva Hellen Mirren indossare la corona dell’imperatrice di Russia, concentrata come era sul sessismo e sulle difficoltà romantiche che la sovrana ha vissuto come donna politicamente potente in un mondo di uomini.
The Great si aggira in tutt’altro campo: condivide gli anacronismi che hanno segnato il successo di un’altra fortunata serie come Dickinson, l’estetica barocca e color pastello creata da Sofia Coppola (e dalla sua costumista premio Oscar Milena Canonero) per Marie Antoinette, il tono sarcastico e tagliente di The Favourite.
Perfetti i due protagonisti. Elle Fanning è capace di regalare mille sfumature alla sua Caterina e di muoversi con nonchalance nelle per lei inesplorate – almeno finora – vallate della comicità. Sgargiante Nicholas Hoult, imperatore rozzo e alcolizzato, capace di tenerezze inattese ed esilaranti coup de théâtre.
Si ride spesso grazie a dialoghi spiritosi e situazioni paradossali durante le 10 puntate della serie, malgrado alcuni episodi si trascinino un po’ e non siano sempre all’altezza del quadro generale. Difetti veniali, che non impediranno però, arrivati alla fine, di esultare alla maniera dello zar: huzzah!
Antropologa sedotta dal giornalismo e dal cinema ha da tempo fatto sua una frase di Proust: “Sentivo che le cose stavano per mettersi male e ripresi precipitosamente a parlare di vestiti”.
Cosa ne pensi?