Educazione di genere: la discriminazione che insegniamo ai nostri figli
L'Unicef fornisce i dati, l'Unesco prova a combattere le discriminazioni: l'educazione di genere è oggi in molti Paesi un grosso aiuto per l'istruzione femminile.
L'Unicef fornisce i dati, l'Unesco prova a combattere le discriminazioni: l'educazione di genere è oggi in molti Paesi un grosso aiuto per l'istruzione femminile.
Di tanto in tanto, le cronache ci restituiscono storie di scuola che ci sembrano assurde e anacronistiche: sentiamo di questo o quel libro scolastico che attribuisce alle donne esclusivamente mansioni casalinghe, mentre agli uomini vengono attribuiti in toto mansioni intellettuali. Per non parlare di corsi che vengono limitati all’accesso femminile, o del pregiudizio relativo allo studio di alcune materie.
Come al solito, la cronaca riporta le eccezioni e non la regola, tuttavia esistono delle discriminazioni di genere all’interno nei percorsi della formazione e dell’istruzione, discriminazioni differenti da nazione a nazione. E il fenomeno c’è, anche se non sempre si vede (nonostante le statistiche). Il corpo di informazioni per combattere queste discriminazioni prende il nome di educazione di genere.
Secondo l’Eige, l’educazione di genere o gender education è
Parte necessaria del curriculum a tutti i livelli del sistema educativo che permette sia a ragazze che a ragazzi, a donne e a uomini di comprendere come i costrutti di mascolinità e femminilità e i modelli per l’assegnazione dei ruoli sociali – che danno forma alle nostre società – influenzino le loro vite, relazioni, scelte di vita, carriere e così via.
Secondo lo studio Gender and Education pubblicato su ResearchGate, la partecipazione all’istruzione è diversa tra maschi e femmine, così come lo sono il rendimento scolastico e i campi di studio. Per questa ragione, l’Unesco promuove da molto tempo l’uguaglianza di genere a scuola affinché la formazione sia un diritto per tutti.
Le diseguaglianze sono causate e amplificate da condizioni come povertà, isolamento geografico, appartenenza a una minoranza (etnica o di orientamento sessuale per esempio), disabilità, matrimonio o gravidanza precoci, violenza di genere e atteggiamenti “tradizionali” in relazione al ruolo delle donne.
Esistono ampi divari di genere – si legge nel sito dell’Unesco – nell’accesso, nella realizzazione dell’apprendimento e nella prosecuzione dell’istruzione in molti contesti, il più delle volte a spese delle ragazze, sebbene in alcune regioni i ragazzi siano svantaggiati. Nonostante i progressi, più ragazze che ragazzi rimangono ancora fuori dalla scuola – 16 milioni di ragazze non metteranno mai piede in un’aula (Istituto di statistica dell’Unesco) – e le donne rappresentano i due terzi dei 750 milioni di adulti senza competenze di base di alfabetizzazione.
Uno degli stereotipi più diffusi è relativo alle capacità femminile nell’ambito della matematica e delle materie scientifiche: i maschi sarebbero più bravi in queste materie (naturalmente è falso). Analogamente, un altro falso mito è quello secondo cui i ragazzi sarebbero meno portati per le discipline umanistiche.
Alcuni stereotipi sono presenti nei libri di testo. A volte nei volumi adottati a scuola, si riscontrano esercizi e illustrazioni che perpetuano lo schema sociale della donna casalinga e impegnata esclusivamente nella cura della casa e dei figli. Gli stereotipi si estendono anche alle materie extracurricolari (laddove vengano praticate), come i corsi scolastici pomeridiani, dal calcio all’astronomia, dal teatro alla danza, fino all’informatica.
Come riporta il Guardian, in cinque scuole a nord di Londra, a novembre 2019, è stato fatto un esperimento per la demolizione degli stereotipi di genere. Molti insegnanti si sono resi conto di essere loro stessi i messaggeri di quegli stereotipi (tipo i grandi inventori sono uomini o le donne non sanno giocare bene a calcio), e hanno iniziato a decostruire il loro solito linguaggio e i loro soliti insegnamenti.
All’inizio dell’esperimento circa i due terzi dei maschi ha espresso il desiderio di diventare uno scienziato da grande, mentre il 75% delle femmine avrebbe voluto essere impiegato in ruoli educativi. Alla fine dell’esperimento gli studenti desiderosi di essere scienziati da grandi erano in numero pari tra i ragazzi e le ragazze. Inoltre molte femmine hanno preso in considerazione un impiego da poliziotta o calciatrice, i maschi quello da insegnante.
Secondo l’Unicef, molti Paesi ganno raggiunto la parità di genere nelle iscrizioni a scuola, ma permangono disparità che svantaggiano le ragazze, soprattutto in Africa, Medio Oriente e Asia Meridionale. In Ciad, per esempio, a scuola ci vanno 78 ragazze ogni 100 ragazzi. In Pakistan 84 ragazze ogni 100 ragazzi.
Dal 2000 al 2018, la dispersione scolastica femminile è diminuita in tutto il pianeta. Tuttavia solo nel 2018, 59 milioni di bambini sono stati costretti ad abbandonare gli studi e il 55% di essi erano femmine. Nell’Africa sub-sahariana circa il 25% delle bambine non frequenta la scuola elementare. E nel fenomeno hanno un peso elementi come povertà, lontananza geografica, conflitti armati, mancanza di infrastrutture scolastiche e istruzione di scarsa qualità. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le ragazze nelle fasce più emarginate della popolazione.
E il fenomeno cresce nell’istruzione secondaria, anche se la mancanza di istruzione affligge anche i ragazzi, tanto che in India, nelle Filippine e in Burundi, ci sono 93 ragazzi sono iscritti alla scuola secondaria inferiore ogni 100 ragazze. Nella Repubblica Centrafricana e nel Ciad, invece, solo 61 ragazze e 62 ragazze, rispettivamente, sono iscritte alla scuola secondaria inferiore ogni 100 ragazzi.
Senza dimenticare che le femmine, in età infantile e giovanile, rappresentano il 56% della popolazione analfabeta e si trovano in gran parte in Africa occidentale e centrale. Inoltre, sempre secondo le statistiche dell’Unicef relative al 2018 sugli studenti di 15 anni, i maschi hanno ottenuto risultati migliori in matematica rispetto alle femmine nell’80% dei Paesi presi in esame dalla statistica.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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