A Tullia Vaccari, che a 79 anni studia per gli esami, e a chi crede nei suoi sogni
Tullia Vaccari ha 79 anni, una vita di durissimo lavoro e sacrifici alle spalle, e un sogno che sta per realizzarsi: a breve darà gli esami di terza media.
Tullia Vaccari ha 79 anni, una vita di durissimo lavoro e sacrifici alle spalle, e un sogno che sta per realizzarsi: a breve darà gli esami di terza media.
C’è un tempo entro il quale i sogni scadono? Forse per qualcuno sì, e probabilmente la ragione per cui vediamo molte persone insoddisfatte e perennemente in lotta con se stesse dipende proprio dal senso di disillusione, dal pensare che esista un tempo massimo, dopo il quale non è più concesso inseguire i propri obiettivi ma ci si deve “accontentare” di quel che si ha.
Fortuna, però, che ci sono anche uomini e donne come Tullia Vaccari, che alla tenera età di 79 anni sta preparando… Gli esami di terza media.
Quella della signora Tullia è una storia prima di tutto di amore per se stessi, perché è proprio questo il motivo principe che l’ha spinta a non mollare mai: realizzare uno scopo che, prima d’ora, non era mai riuscita a raggiungere. Così, seppur con tanta fatica, molti sacrifici e qualche naturale difficoltà (come capita a tutti gli studenti), a giugno sosterrà finalmente gli esami per la licenza media.
Non ha chiuso occhio, è esausta, ma soddisfatta, e non l’ha fermata neppure la quarantena, con la chiusura delle scuole, e la didattica a distanza. Sprovvista di Internet, si è sempre fatta arrivare i compiti a casa, per posta. Perché la volontà è più forte degli ostacoli.
Lo studio è come il sole, mi fa sentire bene – racconta – È una gioia, un piacere. Ora sento finalmente di essere diventata una persona.
Prima di entrare al Centro provinciale di istruzione per adulti, a Roma, Tullia non aveva mai frequentato una classe; anche la quinta elementare, infatti, l’ha presa negli anni ’80, da autodidatta. Le venne chiesta per aprire un negozio, ma, dice “non ho imparato niente“.
La sua è stata una vita di lavori durissimi e umili, già da quando, a soli 4 anni, sua madre l’ha “ceduta” a una famiglia nobile di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, per fare la cameriera in casa loro.
Ero così piccola che mi facevano infilare sotto ai letti per spolverare. Andavo a fare la spesa, ma se vedevo una campana disegnata a terra mi fermavo a giocare e perdevo la cognizione del tempo. E quante botte mi davano quando tornavo in ritardo!
Tullia ha vissuto anche la violenza da parte dei suoi tutori, e sicuramente non ha mai assaporato un’infanzia spensierata come invece avrebbe meritato; ma non ha rancori, né verso la sua famiglia, né verso i suoi vecchi datori di lavoro.
Ormai, a loro, perdono tutto, tranne il non avermi mandata a scuola. L’ho capito solo adesso, mi tenevano ignorante apposta, per farmi ubbidire. Ma sono sempre stata una ribelle.
Tanto ribelle che ha solo 11 anni quando fugge a Roma, la sua città del cuore, dove inizia a fare di tutto, dalle pulizie fino alle vendite porta a porta. Ha fatto di tutto per mantenere i suoi tre figli, fino a quando, due anni fa, dopo una vita di lavoro, ha deciso di tentare l’impresa e di prendere la terza media.
“Ero l’unica italiana, e l’unica anziana – racconta – ma i professori, in particolare quello di lettere, mi hanno subito fatta sentire accolta“. Non si è fatta abbattere neppure dalla pandemia, nonostante un primo momento di sconforto, ma poi il suo prof di italiano, Piero Schiavo, ha pensato a una didattica a distanza “analogica”
Aprivo le buste, leggevo, studiavo, poi lo chiamavo e al telefono e li correggevamo insieme.
Anche se c’è stato l’aiuto “digitale”, fondamentale, della nipote Deborah; oggi Tullia ha finito la sua tesina, che ha intitolato “Le mie giornate in quarantena”, in cui ha riservato anche una parte per spiegare come ha imparato a usare Whatsapp. L’esame è ormai prossimo, ma Tullia sembra già proiettata altrove.
Voglio continuare a studiare.
Afferma, convinta. Perché ha capito che ormai il cambiamento è avvenuto, in lei, e lo ha compreso in un preciso momento:
Mi sono accorta che il medico aveva scritto male una ricetta. E l’ho capito da sola, leggendola. Essere ignoranti è come non avere una parte del corpo. Vorrei dirlo ai giovani che lasciano la scuola. Non sapete il male che vi state facendo.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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