Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Lucia Bosé: oltre al fatto di essere delle grandi dive, queste donne hanno in comune anche altro, ovvero l’aver partecipato a Miss Italia, il concorso di bellezza più famoso del Paese, che ha lanciato nel mondo del cinema e dello spettacolo volti diventati davvero famosi. Che non sempre, però, hanno trionfato…

La storia di Miss Italia è davvero lunga e, pur se interrotta solo dalla Seconda Guerra Mondiale, anno dopo anno ha fatto conoscere al popolo italiano bellezze uniche, che tuttavia, come spesso capita quando si tratta di fattori estetici, non sempre hanno messo d’accordo proprio tutti. Ma sapete che in origine il concorso aveva un altro nome?

La storia di Miss Italia

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Fonte: Sophia Loren a Miss Italia (web)

Miss Italia nasce ufficialmente come concorso di bellezza nel 1946, nell’immediato dopo guerra, ma già negli anni precedenti al conflitto si teneva un concorso tutto sommato analogo, e che per questo può esserne considerato l’antesignano, 5000 lire per un sorriso, ideato nel 1939 da Dino Villani e Cesare Zavattini per pubblicizzare una nota marca di dentifricio e la cui prima vincitrice fu Isabella Verney.

Inizialmente Miss Italia, o meglio il suo avo, era un concorso fotografico, in cui era sufficiente inviare una propria foto per essere giudicate ed elette, e i premi in palio erano decisamente ricchi, considerata l’epoca: 5000 lire in titoli di Stato, cui andavano ad aggiungersi una pelliccia, un corredo, una cucina a gas, un soggiorno di due settimane per due persone presso un hotel di lusso a Cattolica, un lampadario di Murano, un impermeabile di lusso, sei paia di calze di seta.

Proprio per via di questi premi, il concorso prende il nome di 5.000 lire e un corredo per un sorriso, e va avanti fino allo scoppio della guerra, che impedisce lo svolgersi di manifestazioni di qualsiasi tipo dal 1942 al 1944.

Solo alla sua ripresa, nel ’46, con l’Italia appena diventata Repubblica, il concorso prenderà il nome con cui tutti lo conosciamo oggi, e assumerà la forma oggi nota, con la sfilata in passerella. La prima sede del concorso è Stresa, un piccolo comune piemontese vicino Cuneo, in un hotel rimasto integro dopo i bombardamenti, ma successivamente la location diventerà itinerante, e anche la partecipazione diventa più complessa, prevedendo le pre-selezioni, ovvero la partecipazione a concorsi locali prima di accedere alla finalissima.

A partire dal 1950 il concorso viene trasmesso in radio, e si ha il passaggio di consegne fra Dino Villani ed Enzo Mirigliani, che ne resterà al timone praticamente fino alla morte, cedendo poi le redini alla figlia Patrizia; dal 1979 Miss Italia viene infine trasmesso in tv.

Le vincitrici più famose (e non solo)

Sono state davvero tante, nel corso degli anni, le vincitrici di Miss Italia che hanno poi trovato una strada nel mondo dello spettacolo, della televisione o del cinema, facendosi apprezzare anche per il talento, e non solo per il lato estetico.

Fra le più famose potremmo annoverare Anna Valle, Miss Italia 1995, oggi apprezzatissima attrice di fiction; Martina Colombari, eletta, giovanissima, nel 1991, che ha avuto una carriera brillante come attrice e conduttrice. Cristina Chiabotto, trionfatrice nel 2004, Miriam Leone, la vincitrice del 2008, Roberta Capua, eletta nel 1988,

Anna Kanakis, oggi attrice impegnata, ha vinto il titolo di più bella d’Italia nel 1977, ad appena 15 anni, quando ancora le regole (di cui parleremo fra poco) prevedevano l’accesso alla finale anche delle minorenni.

Minorenne era, del resto, anche Lucia Bosè, vincitrice nel 1947, a soli 16 anni.

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Ma ci sono state anche “sconfitte” che sono state comunque in grado di guadagnarsi il proprio posto al sole, a riprova del fatto che, per avere successo, non si deve per forza essere giudicate “le più belle d’Italia”. Riportiamo due esempi su tutti: quello di Sophia Loren, arrivata seconda nel 1950, a soli 15 anni – ma per lei fu coniato l’apposito titolo di Miss Eleganza – e Gina Lollobrigida, che si classificò terza, nel 1947. C’è da dire che, nel loro caso, il talento smisurato di cui sono fornite non poteva certamente passare inosservato.

Le regole di Miss Italia

Nel corso degli anni le regole per partecipare al concorso sono cambiate varie volte, a partire da quelle preselezioni di cui parlavamo poc’anzi, ma non solo: in un primo momento, infatti, alla manifestazione potevano partecipare anche le ragazze minorenni, mentre in un secondo tempo si è deciso di far accedere solo chi risultasse maggiorenne alla data della finale (una regola diventata ufficiale nel 2002).

Nel 1990 vengono abolite le misure delle modelle, seno-vita-fianchi, mentre quattro anni più tardi viene aperto l’accesso al concorso anche per le ragazze sposate e madri, alla luce soprattutto della vittoria di Mirca Viola del 1987, poi ritirata perché si venne a scoprire che aveva un figlio.

Infine, dal 2012 possono partecipare al concorso anche le ragazze straniere che vivono in Italia da almeno un anno; anche in questo caso, si sono dovuti aspettare 16 anni dalla contestatissima vittoria di Denny Mendez, nata a Santo Domingo, per avere un’apertura in questo senso, che però non ha placato il dibattito.

I canoni di bellezza

Con l’evolversi del concorso, e dei tempi, sono ovviamente cambiati anche i canoni di bellezza che portano a valutare le aspiranti miss; prima di tutto, in realtà, è cambiato anche il look delle ragazze, visto che se pensiamo a Isabella Verney possiamo dimenticare il costume da bagno con cui siamo abituati a figurarci le partecipanti; Isabella portava infatti una camicia bianca, abbottonata stretta intorno al collo, e, nell’ingenuità dei suoi 14 anni, dopo la vittoria tornò serenamente alla propria vita, senza alcun tipo di velleità verso il mondo del cinema, che pure l’aveva richiesta con forza.

Negli anni ’50 e ’60 la bellezza era naturalmente quella delle maggiorate, delle donne con i fisici da pin up, con curve morbide e generose, mentre il decennio degli anni ’70 è stato segnato da fisicità più asciutte. Ovviamente, è solo in epoca più recente che hanno cominciato a vedersi ragazze tatuate, come Francesca Testasecca, eletta nel 2010.

Ciò che oggi Miss Italia cerca di fare, però, è soprattutto rappresentare un esempio di inclusività verso varie forme di bellezza.

Miss Italia e l’inclusività

miss italia Denny Mendez
Fonte: web

Comprendendo quanto sia difficile dare criteri univoci di “bellezza”, dal 2011 il concorso introduce novità come Miss Italia Sport, dedicato alle sportive, o Miss Forme Morbide. È recentissima, inoltre, la partecipazione di aspiranti miss con disabilità, segno di una volontà di considerare davvero la bellezza a tutto tondo, anche se pure la partecipazione di Chiara Bordi, nel 2018, non è stata immune da polemiche e commenti davvero di cattivo gusto.

In realtà, quello che viene da chiedersi è se oggi abbia ancora senso eleggere una “donna più bella”, cosa già di per sé difficile perché, come detto, la bellezza ha molte facce, tutte diverse, e standardizzarne l’idea rischia, nonostante i tentativi di inclusività – apprezzabili, per carità – di escludere comunque chi non corrisponde a quel prototipo giudicato ideale, rappresentando quindi un ironico controsenso.

Non è neppure questione di domandarsi se esista una mercificazione del corpo femminile dietro concorsi del genere – ricordiamo che, pur avendo meno presa sul pubblico, esiste anche il concorso di Mister Italia… – o se esporre le ragazze in costume sia un segno di emancipazione e libertà, come sostiene fortemente Patrizia Mirigliani, o di sessualizzazione; si tratta proprio di interrogarsi sull’opportunità di perpetuare stereotipi estetici, dando l’idea che esista qualcuno “più bello” di qualcun altro, in un confronto continuo e, come detto, sempre squilibrato e mai totalmente oggettivo perché rimesso ai criteri o alla percezione di un giudice.

Infine, davvero c’era bisogno di specificare che una donna, pur madre e pur moglie, possa comunque partecipare a un concorso di bellezza, che non ne lede in alcun modo né la capacità come genitrice, né la serietà e il rispetto verso il proprio partner? Davvero avevamo bisogno di una regola per stabilire che le “leggi” del patriarcato sono stantie ed è bene iniziare a liberarsene, partendo almeno dalle cose più facete e lievi?

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