Scala Allport: come misurare il livello di odio e pregiudizi in un gruppo
Alcuni esempi pratici legati ai vari livelli della scala Allport, che misura l'odio e il pregiudizio all'interno di una società.
Alcuni esempi pratici legati ai vari livelli della scala Allport, che misura l'odio e il pregiudizio all'interno di una società.
Ma c’è chi ha esaminato l’odio e il pregiudizio: nel 1954 lo psicologo Gordon Allport ha concepito quella che oggi chiamiamo appunto scala Allport.
Si tratta di una sorta di metro che misura l’odio e il pregiudizio nella società. Si parte dalla divisione della società in due gruppi, quello dominante o “interno” e quello minoritario o “esterno”.
Il concetto di interno ed esterno ha a che fare con una determinata cerchia: non è detto che il gruppo dominante sia in maggioranza numerica, ma è composto da persone che storicamente sono al comando, per esempio gli Wasp (bianchi, anglosassoni e protestanti) nella società statunitense, i cosiddetti ariani nel Terzo Reich, diversi gruppi (che tra poco approfondiremo) in Italia dall’Unità a oggi.
La scala Allport si esprime in un punteggio in 5 differenti gradi, ecco quali sono:
Abbiamo fatto qualche esempio pratico dei 5 gradi della scala Allport, ma proviamo a spiegarvelo meglio con degli esempi vicini a noi. Prendiamo l’Italia post-unitaria cui accennavamo prima. Storicamente, prima del 1861, la penisola italica era divisa politicamente in diversi stati: a seguito di azioni di guerra civile e diplomatiche, in quell’anno si verificò un’annessione al Piemonte sabaudo.
Quest’operazione, ancora oggi è ragione di odio diffuso: da un lato i settentrionali non conoscevano i meridionali, dall’altro erano i meridionali a non conoscere i settentrionali. Il pregiudizio, da sempre, è basato sull’ignoranza e sulla mancanza di empatia. Eppure Luciano De Crescenzo lo spiegò in modo diretto:
Si è sempre meridionali di qualcuno.
Oggi l’odio tra gli abitanti delle diverse parti d’Italia è stato in parte soppiantato da altri tipi di “diversi”, di “meridionali”, ossia dai migranti che fuggono da diversi Paesi africani. Naturalmente il pregiudizio si estende anche ad altri migranti, come quelli dall’Est Europa o dall’Asia, che vengono ugualmente colpiti da pregiudizi spesso legati a ragioni contingenti come fatti di cronaca (ricordate quando qualcuno ha iniziato a evitare qualunque migrante asiatico, anche se questi non vedeva il proprio Paese da anni, all’inizio dell’epidemia di coronavirus?).
Naturalmente, all’estero accade qualcosa di molto simile anche agli italiani, a dimostrare che De Crescenzo ci ha sempre visto giusto. Gli italiani sono mafiosi. Pizza, caffè e mandolino. Sono traditori. I maschi sono latin lover. È questo che il pregiudizio fa: cancella secoli di storia e riduce tutto a uno stereotipo.
È per questa ragione che la guardia sul pregiudizio deve restare sempre alta, perché può colpire chiunque. E allora perché non battersi per chi è discriminato oggi? Perché non rompere il circolo vizioso anche se non ci riguarda in prima persona? Il cambiamento culturale è lento, ma avviene a partire da ognuno di noi, sia in maniera diretta che attraverso l’insegnamento alle nuove generazioni.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
Cosa ne pensi?