Matrimonio morganatico, ovvero "ti sposo ma niente eredità per te e figli"
Ti sposo, ma non avrai la mia eredità alla mia morte: questo era (ed è) il matrimonio morganatico, che escludeva consorti e figli dalle ricchezze del marito.
Ti sposo, ma non avrai la mia eredità alla mia morte: questo era (ed è) il matrimonio morganatico, che escludeva consorti e figli dalle ricchezze del marito.
Ma nell’alta società un altro tipo di legame molto diffuso era il cosiddetto matrimonio morganatico, che permetteva agli uomini di sposare anche donne di rango sociale inferiore, senza dover essere costretto a passare loro l’eredità, una volta morto.
Generalmente il matrimonio morganatico avviene tra persone di rango sociale differente, e impedisce il passaggio alla moglie di titoli e privilegi che spettano al marito.
Seguendo la definizione del vocabolario Treccani, l’aggettivo italiano morganatico trova le proprie radici nel latino medievale morganaticus, che, a sua volta, deriva da morganatus, un adattamento del tedesco antico morgangeba, che nel tedesco moderno corrisponde a Morgengabe, composto di Morgen, “mattina”, e Gabe, ossia “dono”.
Con questo termine si fa riferimento a un istituto dell’antico diritto germanico, ovvero il dono che il marito faceva alla sposa la mattina seguente alla prima notte di nozze, in presenza dei parenti, proprio per attestare l’onorabilità della moglie – in altre parole, l’essere arrivata davvero vergine al matrimonio – e per ufficializzare le nozze.
Proprio da lì si arriva al matrimonio morganatico tipico dell’età feudale, in cui il marito regolava i rapporti con la consorte e con gli eventuali figli grazie alla donazione morganatica e con un patto successivo, in cui si stabiliva che alla prole, e tantomeno alla moglie, sarebbe spettato nulla delle sostanze dell’uomo.
In poche parole, la sposa riceveva una proprietà predefinita dal clan dello sposo, in modo che potesse assicurarsi il sostentamento sufficiente una volta divenuta vedova, che in un secondo momento venne a rappresentare il compenso per l’esclusione dei figli dall’asse ereditario.
Da lì, ogni matrimonio in cui la sposa e i figli nati dall’unione non ricevessero nulla, se non la rendita, venne chiamato “matrimonio con sola rendita e nessun’altra eredità”, ovvero matrimonium ad morganaticum.
La storia passata ci offre tantissimi esempi di matrimoni morganatici, anche duraturi, lo ebbe, ad esempio, Ferdinando I, re delle Due Sicilie che, rimasto vedovo di Maria Carolina d’Austria, sposò morganaticamente Lucia Migliaccio, duchessa siciliana erede dei Borgia e vedova del principe Benedetto III Grifeo, il 27 novembre 1814. I due, che all’epoca avevano, rispettivamente, 63 e 44 anni, erano già amanti da tempi, e subito dopo il matrimonio rientrarono a Napoli, ritirandosi sul Vomero, nelle ville Floridiana e Lucia, fatte costruire appositamente, dove passarono insieme gli ultimi anni di vita.
Anche Vittorio Emanuele II di Savoia, re d’Italia, sposò morganaticamente Rosa Vercellana il 7 novembre 1869, con rito religioso; a lei il re era legato dal 1847, quando la conobbe in occasione di manovre militari a San Maurizio Canavese, e assieme la coppia ebbe due figli, Vittoria ed Emanuele Alberto 1851 – 1894; insignita del titolo di contessa di Mirafiori e Fontanafredda, Rosa lo trasmise ai figli, esclusi dalla linea ereditaria di Casa Savoia.
C’è poi la storia di Vittorio Amedeo II, Re di Sardegna, che dopo la morte di Anna d’Orléans, sposò in seconde nozze, il 12 agosto 1730, Anna Canalis, contessa di Cumiana, poi creata marchesa di Spigno.
Anche in Russia lo Zar Alessandro II sposò morganaticamente nel 1880 la Principessa Ekaterina Michajlovna Dolgorukova, che a lungo era stata sua amante, tanto da avere già dei figli, che ricevettero il titolo di Principe Jur’evskij e Principessa Jur’evskaja.
Ma anche la vedova di Napoleone Bonaparte, Maria Luisa, ebbe un matrimonio morganatico: data in sposa all’imperatore nel 1810, a soli diciotto anni, era sempre rimasta Parigi mentre il marito combatteva all’estero. Dopo l’esilio di Napoleone all’Elba, lei si trasferì a Parma, dove fu aiutata da Adam Albert von Neipperg, un generale e diplomatico austriaco che aveva già conosciuto a Parigi nel 1810; nonostante i rispettivi matrimoni – lui era impegnato con la nobile trevigiana Teresa Pola – i due iniziarono una relazione nel settembre del 1814, e la cosa divenne di dominio pubblico, anche perché, da quella unione clandestina, nacquero due figli, nel 1817 e nel 1819.
Maria Luisa e Adam dovettero aspettare il 1821, con Napoleone morto a maggio di quell’anno e la moglie di lui già nel 1815; tuttavia, von Neipperg morì a Parma nel 1829, dopo aver avuto quattro figli da Maria Luisa, che si sposò di nuovo, ancora una volta morganaticamente, con il conte de Bombelles, nel 1834.
La pratica del matrimonio morganatico si diffuse storicamente nelle parti d’Europa di lingua tedesca, dove si considerava l’uguaglianza di nascita tra gli sposi come un principio importante tra le case regnanti e l’alta nobiltà. Tuttavia, non c’è possibilità di siglare un matrimonio morganatico in giurisdizioni che non permettono una certa libertà di contrattazione, dato che di questo parliamo: un accordo che limita, in maniera preventiva, l’accesso all’eredità e ai diritti di proprietà per moglie e figli.
In età moderna il matrimonio morganatico si applica esclusivamente all’alta nobiltà e alle famiglie regnanti, e sancisce l’unione tra un nobile e una donna di condizione inferiore, stabilendo che moglie e figli non abbiano alcun diritto alla successione dinastica, né all’eredità del patrimonio.
Oggi come oggi i matrimoni morganatici possono interessare soprattutto una famiglia reale o regnante, in cui si stabilisce quindi che né la donna sposata, non nobile o di rango inferiore, né i figli avuti con quest’ultima avanzi pretese sui titoli del marito, sui diritti e sulle proprietà.
Ormai il matrimonio morganatico è difficilmente applicabile, allo stato attuale delle cose: solo parzialmente può essere ritrovato, ad esempio, nella monarchia britannica, dove Filippo, marito di Elisabetta II, ad esempio, non potrà mai avanzare pretese di regnare, ed è sempre stato chiamato Principe consorte, non re; allo stesso modo, Kate Middleton non ha ambizioni di corona, ma i suoi figli sono i successori diretti al trono di loro padre, William. Ecco perché si può definire come un matrimonio morganatico solo a metà.
Possiamo parlare del matrimonio morganatico come di un ennesimo prolungamento del patriarcato? Se da un lato sicuramente questo genere di unione garantiva allo sposo – ma soprattutto alla sua famiglia – di non vedere “un’estranea” appropriarsi delle sostanze e dei titoli del marito (con l’estensione però anche ai figli, che pure erano considerati assolutamente legittimi e godevano di ogni altro diritto), dall’altro secondo alcuni rappresentò un primo tentativo di garantire che le parti, in molti tipi di transazioni, avessero la stessa posizione o proprietà, grazie alla rendita data inizialmente, in tempi in cui ovviamente parlare di diritto di famiglia e di parità tra coniugi era solo un’utopica ipotesi.
Posto che il matrimonio sia nato prevalentemente come contratto, e come ottimo “pretesto” per soggiogare le donne alla volontà del marito, e che, di fatto, il concetto di matrimonio d’amore sia paradossalmente più recente, è chiaro che delle radici patriarcali si riscontrino anche nel matrimonio morganatico, con l’eccezione, però, non irrilevante, che l’impossibilità di mettere le mani sull’eredità del coniuge riguardasse anche gli uomini, come abbiamo visto come nel caso del secondo sposo di Maria Luisa Bonaparte.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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