Melba Liston, emergere anche se donna in un mondo che suona al maschile
La vita di Melba Liston, pioniera del mondo jazz e strumentista e arrangiatrice di talento, che riuscì a scrivere la storia della musica in un mondo dominato da soli uomini.
La vita di Melba Liston, pioniera del mondo jazz e strumentista e arrangiatrice di talento, che riuscì a scrivere la storia della musica in un mondo dominato da soli uomini.
Melba Doretta Liston è stata una trombonista, arrangiatrice e compositrice statunitense. Classe 1926, fu tra le prime donne ad emergere nel mondo jazz, un mondo fatto prevalentemente di uomini e per gli uomini. Il suo nome, sebbene non abbia ricevuto nel tempo le celebrazioni che meritava, è legato a uno dei più gloriosi tempi della storia del jazz.
Originaria di Kansas City, Missouri, Melba trascorse buona parte della sua vita a Los Angeles e in tournée in giro per l’America per dedicarsi alla sua professione. La sua fu una vita non facile, che la vide subire discriminazioni e vessazioni, pagando di continuo lo scotto di essere una donna in un mondo perlopiù maschile.
Erano gli anni Quaranta quando Melba iniziò ad affacciarsi al mondo del jazz e il percorso di una donna, per di più afroamericana, che voleva diventare compositrice e strumentista era tutt’altro che scontato e privo di ostacoli. Stiamo parlando di anni in cui le donne venivano trattate con disprezzo ed escluse dalla maggior parte delle realtà, oltre a subire discriminazioni, prevaricazioni e sfruttamento, anche sessuale.
La Liston è stata una delle poche artiste nere di successo a condividere il palco con gli uomini durante gli anni Quaranta. Il suo talento l’ha portata a suonare nelle big band jazziste di quegli anni, in genere composte da soli uomini, questo comportò, insieme a grandi successi e conquiste, anche una vita fatta di continue discriminazioni di genere.
La stessa scelta dello strumento musicale, il trombone, era insolita per una donna: il codice di comportamento nelle scuole femminili prevedeva che le ragazze studiassero strumenti considerati più “decorosi” per il genere femminile, come il pianoforte e il violoncello. Ma, come dichiarò lei stessa, quando lo vide, a soli 7 anni, pensò che fosse la cosa più bella che avesse mai visto. Così racconta il momento in cui decise che sarebbe stato il suo strumento:
Nella mia scuola elementare decisero di formare una classe di musica e un negozio di musica itinerante arrivò con una varietà di strumenti. Quando ho visto il trombone ho pensato a quanto fosse bello e ho capito che dovevo averne uno. Nessuno mi disse quanto fosse difficile da suonare. Sapevo solo che era bello e che ne volevo uno.
Dovette affrontare una vita dura, tormentata dalla segregazione razziale e dalle discriminazioni subite nell’industria musicale per il fatto di essere donna. Spesso sottopagata o addirittura lasciata senza paga, fu costretta a subire abusi, soprattutto durante la vita itinerante in tournée con le band di jazzisti uomini di cui fece parte per molto tempo. Non di rado le venne negato l’accesso alle più grandi occasioni come compositrice e arrangiatrice, tanto che, come vedremo, spesso restò dietro le quinte e prestò il suo talento per comporre brani musicali e arrangiamenti per artisti uomini.
Nonostante le difficoltà, la Liston ottenne comunque una lunga vita di successi, diventando la prima grande trombonista a suonare nelle big band degli anni ’40 e ’60 e un’arrangiatrice e compositrice di primo livello che lavorò con i più grandi nomi del mondo jazz e della scena Bebop di quegli anni, tra cui Dizzie Gillespie, Count Basie, Billie Holiday e Quincy Jones.
La grande svolta di Melba arrivò alla fine degli anni ’40, quando il trombettista e pianista jazz Dizzy Gillespie la convocò sulla East Coast per farle fare degli arrangiamenti per la sua big band, un’orchestra jazz che comprendeva i sassofonisti John Coltrane, Paul Gonsalves e il pianista John Lewis.
Inizialmente accolta con stupore e ritrosia dal gruppo di soli uomini, riuscì ad essere presto accettata anche grazie alla sua bravura fuori dal comune che le permetteva di creare complessi e coinvolgenti arrangiamenti. Nonostante tutto, come dichiarò lei stessa, durante la sua permanenza nella band, si ritrovò a svolgere compiti e mansioni tradizionalmente femminili come cucire e tagliare i capelli.
Passerà molto tempo in tour, prima con l’orchestra di Count Basie, a cui si unì dopo lo scioglimento di quella di Gillespie nel 1948, poi, nell’anno successivo, con Billie Holiday, infine, nel 1956, dopo una pausa, sarà nuovamente in tournée con la nuova orchestra di Gillespie, finanziata dal Dipartimento di Stato americano. Sperimenterà molte difficoltà durante i viaggi in quanto donna, come lei stessa avrà modo di raccontare in più occasioni, un aspetto che avrà grandi conseguenze sulle sue scelte di vita.
Più che il suo lavoro di strumentista, è stato soprattutto il suo talento di compositrice e arrangiatrice a contraddistinguerla negli anni e fare di lei un nome celebre nel panorama musicale del jazz. Ha scritto partiture memorabili per le innumerevoli big band di cui ha fatto parte, tra cui appunto quelle già citate di Count Basie, Dizzy Gillespie e Quincy Jones. Come arrangiatrice di album, durante gli anni più maturi della sua carriera, ha firmato pezzi per Tony Bennett e Diana Ross, tra gli altri.
Avvierà poi una collaborazione musicale lunghissima con il pianista Randy Weston, che durò fino alla sua morte, avvenuta a Los Angeles nel 1999 a causa di ripetuti ictus.
Come anticipato, gli anni in tournée con le band non sono stati facili per la Liston e hanno messo in luce ancora di più la difficoltà di essere una donna nera in quegli anni e in quegli ambienti misogini. Viaggiare negli Stati Uniti, specie nel Sud dove vigeva la segregazione razziale, è stato molto duro per gli artisti afroamericani a causa del clima sociale ostile. Oltre alle lotte razziali, le musiciste come Melba hanno dovuto poi affrontare anche sfide legate al genere, come la discriminazione, l’esclusione e persino la violenza sessuale.
Nelle tournée attraverso gli States, soprattutto quella in cui girò il Sud con la band di Holiday, ebbe modo di vivere in prima persona le terribili condizioni a cui erano sottoposte le donne musiciste: sottopagate, maltrattate e sottoposte a continui abusi da parte dei musicisti maschi.
In particolare, fu proprio a seguito di questa esperienza con il gruppo della Holiday, che la vide impegnata nel 1949, e dell’atteggiamento misogino e maschilista che subì in quelle trasferte che decise di smettere di suonare il trombone e di trasferirsi nuovamente a Los Angeles, dove insegnò per tre anni in una scuola religiosa.
Lei stessa ha raccontato più volte delle difficoltà incontrate in quella vita itinerante, alle prese con un mondo completamente al maschile che non sembrava lasciare spazio alle donne.
Ci sono questi problemi naturali in viaggio, i problemi delle donne, i problemi di alloggio, il bucato e tutte quelle cose per mantenersi insieme, problemi che in qualche modo gli uomini non sembrano dover affrontare.
Nel corso della sua vita, non ha mai nascosto i maltrattamenti e gli abusi che fu costretta a subire in quegli anni, soprattutto durante le trasferte in giro per il Paese con le band di musicisti uomini. Lei stessa dichiarò che venne abusata da alcuni colleghi musicisti durante quelle tournée e che, nonostante i tentativi di ribellarsi, si dovette scontrare con un sistema patriarcale e maschilista che li considerava “normali”.
È tutta la vita che mi capita. “Sì, beh, sai, una donna da sola all’estero”. Andavo dal dottore e denunciavo la cosa, ma questa era la risposta.
A toccarla, come accennato, fu soprattutto l’esperienza in tour nel Sud degli States con l’orchestra di Billie Holliday, con cui sperimentò povertà e discriminazione. Il Sud segregazionista di allora non era pronto ad accogliere la musica Bepop della Holiday, come da lei stessa dichiarato:
Non erano pronti per Billie Holiday e per questa band di Bebop, quello che volevano davvero era la musica dance. Più andavamo lontano, più il pubblico diventava piccolo e quando raggiungemmo la Carolina del Sud non c’era più nessuno. Alla fine siamo rimasti al verde: abbiamo dovuto andare a recuperare i soldi a Los Angeles. Per giorni abbiamo mangiato un sacco di fiocchi d’avena.
È in quell’occasione che, provata dalla vita di restrizioni, le discriminazioni e il trattamento ricevuto dai musicisti maschi, decise di lasciare la musica e il mondo delle tournée per dedicarsi a un più tranquillo lavoro d’ufficio. In quegli anni lavorò anche come comparsa in alcune produzioni cinematografiche di Hollywood, tra cui The Prodigal (1955) e The Ten Commandments (1956).
Resistette poco lontana dalla musica: nel 1956 riprende nuovamente la vita della tournée con l’orchestra di Gillespie e torna a rivivere tutte le difficoltà che aveva cercato di lasciarsi alle spalle.
La difficile condizione a cui erano sottoposte le donne in ambito professionale la spinse anche a lavorare come ghost writer. È stata cioè pagata sottobanco per completare gli arrangiamenti per altri compositori celebri, i quali si sarebbero visti attribuire di diritto la paternità di quei lavori. Si trattava di una pratica tutt’altro che insolita di quei tempi, considerato il trattamento che l’industria musicale riservava alle donne, che però contribuì ulteriormente a mettere in ombra la carriera e la fama della Liston.
Secondo alcuni studiosi di jazz molti degli arrangiamenti trovati nei repertori di Gillespie, Jones e Weston, erano di fatto stati realizzati dalla Liston. Si ipotizza inoltre che molte delle sigle televisive e cinematografiche attribuite a Quincy Jones durante la fine degli anni ’50 e gli anni ’60 fossero state corrette e completate da Melba.
Il suo compagno professionale di una vita, Randy Weston, dichiarò che dovette più volte intervenire perché venisse esplicitato e riconosciuto il lavoro della musicista, che lui stesso definì in più occasioni una partner indispensabile ed essenziale per il suo lavoro.
Le sfide che Melba si trovò ad affrontare lungo il corso di tutta la sua carriera hanno senza dubbio contribuito ad aprire la strada alle donne del jazz che si sono cimentate in ruoli diversi da quello di cantante. Eppure, ad oggi la Liston resta una delle più grandi musiciste jazz non adeguatamente celebrate e riconosciute dalla storia, considerata la ricchezza e le influenze che la sua esperienza e bravura hanno regalato al mondo della musica.
Amante dei cani, delle foglie d'autunno, dei tetti di Parigi e della pizza. Scrivo da sempre e credo nel potere delle parole. Amo la musica, i cieli azzurri e i giorni di sole.
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