Avete mai sentito parlare del re dei ratti (o re dei topi)? Nella fiaba di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann Lo Schiaccianoci e il Re dei Topi, si tratta di un grande antagonista: nella notte di Natale, il Re dei Topi cerca di affrontare con il suo esercito lo Schiaccianoci, il regalo che la piccola Clara ha appena ricevuto dal suo zio preferito, ma l’amore di Clara dà allo Schiaccianoci la forza necessaria per vincere e sopravvivere nella lotta.

Quando parliamo di re dei ratti però non ci riferiamo a questa splendida fiaba per bambini, bensì a una sorta di conformazione che i topi possono assumere quando si ritrovano a vivere in un luogo molto affollato. Come spiega Focus, il fenomeno non presenta evidenze scientifiche: potrebbe essere reale ma potrebbe anche trattarsi di una leggenda metropolitana. Secondo la tradizione popolare, quando i topi vivono in posti molto affollati, potrebbe accadere che le loro code si intreccino indissolubilmente insieme, portandoli quindi lentamente alla morte. Tuttavia, si ritiene che il fenomeno, se esistente, sia involontario e casuale.

Il comportamento di topi e ratti non rientra infatti in questi canoni. Eppure esistono degli esemplari di roditori ritrovati (e conservati in questa conformazione). Tra essi perfino scoiattoli. Si ritiene che le code di questi animali si annodino tra loro perché rese appiccicose da sostanze contenute nelle fogne o nella sporcizia in cui si trovano, dalle feci ai capelli e i resti alimentari collosi. In passato si pensava che trovare un re dei ratti fosse foriero di sventura: in effetti trovare una certa densità di popolazione tra i ratti significa che probabilmente le condizioni igieniche non sono ottimali.

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Non c’è certezza sulla dinamica, ma gli etologi immaginano che possa accadere nello stesso modo in cui le lucine dell’albero di Natale si attorcigliano intorno ai propri nodi. Tutto potrebbe partire da due topi, le cui code si legano in un nodo: entrambi i topi iniziano a tirare nella stessa direzione ma in versi differenti, rimanendo così inevitabilmente intrappolati. E “accogliendo” successivamente altri animali insieme a loro.

Alcune di queste conformazioni sono conservate nei musei, come il Museum Mauritanum di Altenburg in Turingia, dove c’è un re dei ratti che contiene ben 32 topi. Quello che si ritiene essere il più antico ritrovamento del genere è datato 1564 e in tutto, nella storia, i casi di re dei ratti possono essere stati una cinquantina o giù di lì. Nel 1963 un contadino nei Paesi Bassi trovò un re dei ratti con 7 esemplari: passati ai raggi X si scoprì che gli animali presentavano delle fratture in corrispondenza delle code, segno che avevano continuato a vivere in quel modo per un certo periodo di tempo.

L’origine del fenomeno è e resta comunque ignota, sia dal punto di vista linguistico sia dal punto di vista scientifico. Si ritiene che l’espressione possa provenire dal francese «roi des rats», che ricorda «rouet des rats», ossia ruota dei ratti, dall’immagine che questi animali suggeriscono. Dal punto di vista scientifico si sono susseguite invece nel tempo diverse ipotesi, alcune fantasiose e confutate, come per esempio quella secondo cui gli esemplari sarebbero addirittura nati in quella conformazione, perché siamesi.

L’ipotesi più accreditata è quella relativa ai materiali appiccicosi cui abbiamo accennato prima. L’appiccicume spinge le code di questi animali a intrecciarsi fino a non riuscire più a sciogliersi perché si trovano e vivono in uno spazio davvero molto angusto e strapopolato dei loro simili. Probabilmente il congelamento di queste sostanze collose avrebbe inasprito il fenomeno: di solito re dei ratti sono stati trovati in nazioni e regioni dal clima molto freddo. Le basse temperature potrebbero quindi aver inciso.

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