Non è facile ricostruire la storia di Trotula De Ruggiero: mito e verità sembrano aggrovigliarsi e sovrapporsi nel tempo. In primis, è ragionevole pensare che il suo vero nome fosse il diminutivo di Trota, Trocta o Trotta, varianti ricorrenti nell’Italia medievale, soprattutto nella zona di Salerno di cui era originaria.

Molti storici hanno contestato persino il fatto che sia stata lei a scrivere De passionibus mulierum ante in et post partum, il primo vero trattato medico dedicato alla salute della donna, da cui ha avuto origine la ginecologia. Stampato per la prima volta nel 1544, il libro era prima passato di mano in mano per quattro secoli grazie all’opera degli amanuensi.

Non vi è certezza sulla paternità (anzi, sulla maternità) dell’opera, ma qualcosa sappiamo sulla sua presunta autrice. Ha ripercorso la sua ingarbugliata storia anche Pietro Greco, grande giornalista scientifico scomparso prematuramente nel dicembre 2020, autore della biografia Trotula. La prima donna medico d’Europa.

Trotula non è solo la prima donna medico e scienziata nella storia d’Italia e d’Europa, ma supera in bravura la gran parte dei suoi colleghi maschi. In molti settori è un’autentica pioniera. Trotula è infatti una ginecologa. La prima ginecologa italiana ed europea. Anzi, è colei che ha inventato la “medicina delle donne”, o meglio, la “medicina per le donne”.

Una ginecologa, quindi, ma non solo: pare che Trotula abbia scritto anche De ornatu mulierum, il più antico trattato di cosmetica della storia, in cui insegnava a preparare creme e trucchi partendo da erbe e sostanze minerali.

Inoltre, la “medichessa” di Salerno è una teorica della prevenzione, in primo luogo da acquisire attraverso l’igiene. E si occupa, anche, della bellezza delle sue pazienti: sì, di cosmetica. In parole povere, con molti secoli di anticipo, giunge alla medesima conclusione dell’attuale Organizzazione mondiale della sanità: la salute non è solo l’assenza di malattie, ma è molto di più. È benessere fisico e psichico. Grande davvero, Trotula!

Trotula. La prima donna medico d'Europa

Trotula. La prima donna medico d'Europa

La storia di Trotula De Ruggiero, prima medica e scienziata d'Europa, ripercorsa dal giornalista scientifico Pietro Greco.
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Chi era Trotula De Ruggiero

Nata intorno al 1030, sembra che Trotula appartenesse ai De Ruggiero, nobile famiglia salernitana di origine longobarda o normanna, stando a quanto affermato in un importante documento storico. Ne Il Regno di Napoli, pubblicato nel 1620, Enrico Baccio si riferiva infatti a:

Trotula, o Trottola de Ruggiero, una donna salernitana di scienza che scrisse un libro sulle malattie delle donne e sulle loro cure e un altro sulla preparazione delle medicine.

Fu proprio grazie all’agiatezza del suo casato, a cui si deve persino la costruzione del Duomo di Salerno, che ebbe la possibilità di ricevere un’educazione più completa. Riuscì così a entrare nella Scuola medica salernitana, la prima istituzione medica del Medioevo, che di fatto anticipava l’idea stessa di università.

Grazie alla cultura longobarda, che vedeva le donne più attive nella vita sociale, religiosa e militare, Trotula De Ruggiero ebbe modo di lavorare tra le Mulieres Salernitanae (le figure femminili più importanti della Scuola) come insegnante, autrice e medica. Sembra anche che sia stata sposata con il collega Giovanni Plateario e che da lui abbia avuto tre figli.

Perché è importante conoscerla

Già in vita, la fama di Trotula De Ruggiero aveva varcato i confini di Salerno, tanto che si dice che per il suo funerale, nel 1097, si fosse formato un corteo lungo diversi chilometri. Ma forse questa è solo la leggenda che ha portato persino Geoffrey Chaucer a inserirla nei suoi Racconti di Canterbury, scritti nel Trecento, nei panni della Dame Trot.

C’era chi la considerava “la donna più saggia del mondo“, come ricorda il sito Italia Medievale. Sicuramente Trotula poteva contare su una cultura vastissima, che spaziava dalle conoscenze del mondo arabo ed ebraico agli insegnamenti dei greci.

Nel suo ruolo di sanatrix, ovvero di guaritrice (nel senso più scientifico del termine), le donne si affidavano a lei per disturbi e malattie femminili. Dispensava suggerimenti igienici, ma anche metodi per il controllo delle nascite e per diminuire i dolori del parto.

Trotula De Ruggiero fu inoltre la prima a parlare approfonditamente di mestruazioni, proponendo rimedi casalinghi a base di impacchi, infusi e massaggi. Le chiamava “i fiori”, staccandosi dalla tradizione che considerava il ciclo mestruale un periodo “impuro” e di vergogna per la donna, come si evince dal prologo del De passionibus.

Siccome tali organi sono collocati in parti intime, le donne, per pudore e per innata riservatezza, non osano rivelare a un medico maschio le sofferenze procurate da queste indisposizione. Perciò la compassione per questa loro disgrazia e, soprattutto la sollecitazione di una nobildonna, mi hanno indotto a esaminare in modo più approfondito le disposizioni che colpiscono più frequentemente il sesso femminile. Dunque, poiché le donne non hanno calore sufficiente a prosciugare l’eccedenza di umori cattivi che si formano quotidianamente in loro e poiché l’innata fragilità non consente loro di sopportare lo sforzo di espellerli naturalmente attraverso il sudore, come fanno gli uomini, allora la natura stessa, in mancanza del calore, ha assegnato loro una forma speciale di purificazione, cioè le mestruazioni, che la gente comune chiama “i fiori”. Infatti come gli alberi senza fiori non producono frutti, così le donne senza i propri fiori sono private della facoltà di concepire.

Il suo approccio era sempre basato su una conoscenza approfondita dell’anatomia femminile e sull’importanza dell’anamnesi, fondamentale per evitare inutili operazioni e interventi dannosi. Fu persino la prima a capire che l’infertilità non era solo un problema da donne, ma che poteva dipendere anche dall’uomo. E non ebbe nemmeno paura di consigliare un metodo per “dare sollievo” alle donne che non potevano praticare sesso, per necessità o scelta.

Ci sono donne cui non sono consentiti rapporti sessuali, vuoi perché hanno fatto voto di castità, vuoi perché sono legate dalla condizione religiosa, vuoi perché sono rimaste vedove. A certune, infatti, non è consentito di cambiare condizione e poiché, pur desiderando il rapporto sessuale, non lo praticano, sono soggette a gravi infermità. Per esse dunque si provveda in questo modo: prendi del cotone imbevuto di olio di muschio o di menta e applicalo sulla vulva. Nel caso che tu non disponga di quest’olio, prendi della trifora magna e scioglila in un po’ di vino caldo e applicalo sulla vulva con un batuffolo di cotone o di lana. Questo infatti è un buon calmante e smorza il desiderio sessuale placando dolore e prurito.

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