Mestruazioni gender-free: quando a sanguinare sono gli uomini
Nessuno ne parla, nessuno comprendere il dolore e l’umiliazione provata nel doversi radere la barba e poi cambiarsi un assorbente.
Nessuno ne parla, nessuno comprendere il dolore e l’umiliazione provata nel doversi radere la barba e poi cambiarsi un assorbente.
Se credete che le tematiche relative al ciclo mestruale siano un grande tabù da cui le donne non riescono a liberarsi, avete pienamente ragione. Vi siete mai chiesti, però, come viva il periodo delle mestruazioni e lo stigma che ne consegue un ragazzo trans?
Da uomo trans vorrei cercare di farvi capire la vergogna, il disagio e l’invisibilità a cui veniamo giornalmente esposti quando cerchiamo di far sentire la nostra voce e di rivendicare diritti che ci spettano.
Come credo ormai tutti sappiamo, con l’arrivo del menarca si inizia a diffondere una sorta di regime del terrore sul ciclo mestruale: non se ne deve parlare, non ci si deve macchiare, si deve provare vergogna. Le mestruazioni vengono socialmente viste come segno di debolezza e inferiorità. Le donne, secondo la società inferiori per uno stato di natura (in realtà inesistente), hanno le mestruazioni e su di loro gravano aspettative riproduttive. Immaginate ora di mettere in dubbio un insegnamento popolare, tramandato di generazione in generazione, e voler affermare che non solo le donne non sono inferiori agli uomini ma che esistono anche uomini che hanno le mestruazioni.
Anche se difficile, la normalizzazione del ciclo mestruale e l’apertura a un dialogo gender-neutral sulla questione è essenziale per il benessere psico-fisico delle persone trans*.
Vedere l’esperienza mestruale come concatenata al mondo femminile è costrittivo e non inclusivo nei confronti di persone trans* e non binarie. Quest’ultime devono esser riconosciute e devono essere riconosciuti i loro bisogno fisici e sociali.
Alcuni ragazzi trans* (e tutte le persone che si identificano sotto questo termine ombrello) hanno il ciclo mestruale e questa, nel ventunesimo secolo, non può e non deve più essere una colpa o una vergogna. Stiamo parlando di un tabù intrappolato in un altro tabù: nessuno ne parla, nessuno comprendere il dolore e l’umiliazione provata nel doversi radere la barba e poi cambiarsi un assorbente. Spesso a storcere il naso su questo argomento sono gli stessi componenti della comunità T (la T nella sigla LGBTQ+ sta per trans*), i quali hanno accettato il peso del maschilismo tossico pur di sentirsi inclusi dal contesto sociale e rivestono i panni del patriarca, ripugnando ed evitando qualsiasi cosa inerente al mondo femminile. D’altro canto, moltissime donne, gridano allo scandalo quando si parla di uomini con le mestruazioni, credendo che questi vogliano invadere e sottrarre loro gli spazi che, con tanta fatica, hanno guadagnato. La realtà è ben diversa: ci sono migliaia di giovani ragazzi trans* che hanno bisogno di supporto e di risposte concrete su come affrontare la disforia e il disagio dovuti alle mestruazioni.
Questo silenzio secolare che grava sulla questione e il conseguente oscurantismo medioevale che esclude gli uomini trans dal dibattito delle mestruazioni genera un’invalidazione dell’identità di genere e ostacola la vita quotidiana delle persone T.
A causa della disforia generata del ciclo mestruale, la cessazione dello stesso è una delle richieste più frequenti che i ragazzi rivolgono ai propri endocrinologi. Come ha più volte spiegato l’endocrinologa Giulia Senofonte, l’inizio di una terapia gender affirming a base di testosterone dovrebbe comportare, in un tempo che va da uno a dici mesi, il blocco dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio e arrestare il ciclo mestruale. Generalizzare non va mai bene: non tutte le persone e non tutti i corpi rispondono allo stesso modo e per questo possono esserci delle eccezioni. Ci sono quindi ragazzi in terapia T che hanno ancora il ciclo mestruale. Non dobbiamo inoltre dimenticarci di tutti quei ragazzi che non vogliono (non è una scelta obbligata) o non possono intraprendere questo tipo di percorso. Per questo dobbiamo parlarne, perché non possiamo lasciare nessuno indietro. Anche se gli uomini con le mestruazioni sono una minoranza la loro voce deve essere ben udibile e oltretutto ascoltata nel dibattito sul ciclo mestruale.
“Sei nel bagno degli uomini, non ti lamentare se ti stuprano.”
Questa è solo una delle tante frasi che mi sono sentito dire durante la mia vita. La mia colpa? Essere andato in bagno in un luogo pubblico. Il disagio più taciuto che colpisce le persone trans è quello inerente all’utilizzo dei bagni. Da uomo trans posso assicurarvi che il più delle volte ho preferito non recarmi in un bagno quando ero fuori casa per paura di violenze e molestie.
Nel pubblico gli uomini trans sono sottoposti a continui disagi e privazioni: i bagni sono costruiti, nella maggior parte dei casi, sullo stereotipo binario di uomo/donna.
Spesso nel bagno degli uomini ci sono solo orinatoi a muro e questo impedisce alle persone trans di potersi cambiare un assorbente liberamente e senza provare disagio. Oltretutto, vista la totale assenza di cestini e dispenser di assorbenti nel bagno degli uomini, si viene a creare una vera e propria disparità che va assolutamente colmata.
Se ci soffermiamo a pensare ai prodotti creati per le mestruazioni possiamo facilmente renderci conto che l’unico target a cui vengono indirizzati sono le donne cisgender.
Nella quasi totalità dei casi è indifferente a molti l’imbarazzo provato da un uomo trans che deve andare al supermercato e acquistare assorbenti che spesso si trovano nel reparto igiene intimo per donne. Per non parlare del packaging di questi prodotti, sui quali spesso ci sono disegnate figure di donne o simboli che rimandano a gravidanze e mondo femminile. Lo stesso discorso può essere fatto per le pubblicità che passano in tv, le quali non fanno che rafforzare lo stigma per cui le mestruazioni siano una faccenda esclusivamente femminile.
Ancora più grave risulta il fatto che le persone trans vengano escluse, discriminate e stereotipate dai professionisti di riferimento. Troppe volte ginecologi, endocrinologi e medici di base non hanno le conoscenze e le competenze adatte per aiutare e supportare una persona T. L’accesso alle cure è un diritto inalienabile di tutti, tutte e tuttu.
Cambiare il modo in cui parliamo di mestruazioni può cambiare il modo con cui le persone trans vengono viste e di conseguenza escluse dalla società.
Vi lascio una piccolissima guida con dei miei personali consigli su come rendere le mestruazioni accessibili a tutti!
Autore, attivista lgbT+ e creatore del progetto “AMORE IN MOVIMENTO” contro omofobia e transfobia.
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