“Prima di lei si scriveva con uno stile ampolloso di cose poco verosimili”: così Voltaire descrisse la penna di Madame de La Fayette nel libro Il secolo di Luigi XIV, pubblicato oltre mezzo secolo dopo la morte della grande letterata francese. Stimata in vita, fu protagonista della scena letteraria francese del Seicento ed è oggi considerata la madre del romanzo moderno, fondato non solo su fatti ed eventi, ma anche sulla dimensione psicologica dei personaggi.

Presenza fissa nei libri di testo in Francia, ma a lungo relegata in un ruolo di secondo piano, ha ottenuto la sua “rivincita” qualche anno fa, in seguito a una querelle che ha visto protagonista involontario l’ex presidente Nicolas Sarkozy. Come racconta Le Monde, era il 2006 e l’allora ministro degli Interni francese denigrò pubblicamente l’opera più importante di Madame de La Fayette.

“L’altro giorno mi stavo divertendo […] guardando il programma del concorso per impiegati amministrativi”, aveva raccontato Sarkozy. “Un sadico o uno sciocco avevano inserito ‘La principessa di Clèves’ nel programma d’esame”. Avete mai pensato di chiedere a un cassiere cosa ne pensasse della Principessa di Clèves? Immaginate che spasso!”.

Insegnanti, studenti e intellettuali manifestarono pubblicamente il loro dissenso, lanciando una vera e propria campagna a favore del romanzo, che in breve tempo tornò ai vertici delle classifiche di vendita francesi. Seguirono film, documentari e spettacoli ispirati al capolavoro di Madame de La Fayette.

Due anni dopo Sarkozy tornò sull’argomento, dicendo che da piccolo aveva “sofferto” sulle pagine del romanzo. Troppo tardi: la frittata, anzi, l’omelette era già fatta. Resta oggi la necessità di riconoscere l’importanza di una donna che ha cambiato per sempre tutta la cultura europea.

La vita di Madame de La Fayette

Marie-Madeleine Pioche de la Vergne contessa de La Fayette: un nome lungo lungo, che anticipa già una vita di privilegi. Nata a Parigi il 18 marzo 1634, non è un caso che la scrittrice abbia tratto ispirazione per i suoi scritti proprio dagli ambienti altolocati, frequentati fin da piccola.

Come ricorda un bell’articolo de L’Express, la sua famiglia viveva all’ombra del potente cardinale Richelieu: suo padre era un soldato in carriera senza grandi ambizioni e sua madre era la figlia del medico personale del re Luigi XIII. Lo studio delle lingue, insieme alla vivacità d’intelletto e alla bella presenza, le aprirono presto le porte dei grandi salon letterari parigini.

Sua madre, che nel frattempo era rimasta vedova e si era risposta con lo zio della marchesa de Sévigné (grande scrittrice e amica della stessa Madame de La Fayette), decise che anche per la figlia fosse arrivato il momento giusto per le nozze. Fu così che a poco più di vent’anni la giovane fu data in sposa al conte de La Fayette, che era vedovo e aveva quasi il doppio della sua età.

Lei era una ricca ereditiera, lui un nobile spiantato: il perfetto matrimonio di convenienza nella Francia seicentesca. “Sono convinta che l’amore sia una cosa scomoda e sono felice del fatto che io e i miei amici ne siamo esclusi”, scrisse Madame de La Fayette in una lettera, proprio in quegli stessi anni. E di fatto il sentimento non fu mai al centro della sua vita, fatta eccezione per un’affettuosa liaison (vera o platonica che fosse, impossibile dirlo) con François La Rochefoucauld.

Il debutto come scrittrice

Adagiata nella sua placida vita da moglie, a cui seguì la nascita di due figli, Madame de La Fayette trovò un compromesso con il marito: lui avrebbe vissuto in campagna, mentre lei si sarebbe trasferita a Parigi. Nella capitale poté finalmente aprire il suo salon, che divenne subito un punto di riferimento per un nutrito gruppo di intellettuali, tra cui anche Racine e Boileau.

Molto riservata, nonostante l’intensa vita sociale, iniziò a pubblicare con un nom de plume. Dopo un ritratto letterario dell’amica Madame de Sévigné, pubblicato nel 1659, seguirono alcune novelle costruite sulla tentazione all’adulterio di due donne sposate. L’interesse per il tormento interiore delle protagoniste femminili annunciava già l’inclinazione di Madame de La Fayette verso una nuova idea di scrittura.

Disinteressata al sentimento amoroso, per sua diretta ammissione, trovava un tema interessante la discesa agli inferi causata da una passione illecita. Fu così che per la prima volta l’analisi dei moti interiori di un personaggio finì al centro dell’azione, scavalcando tutto il resto. Da queste premesse nacque il romanzo più celebre di Madame de La Fayette, La Principessa di Clèves, pubblicato anonimamente nel 1678 e diventato subito oggetto di chiacchiere e discussioni.

Al centro della storia c’erano i pensieri più intimi della sua protagonista, Mademoiselle de Chartres, costretta a sposarsi senza amore con il principe di Clèves. L’incontro con il duca de Nemours le fa scoprire l’amore, ma la spinge anche sull’orlo del precipizio: solo la scelta di ritirarsi in un convento la salva dalla caduta in disgrazia.

Si meravigliò di non aver affatto pensato a quanto fosse poco probabile che un uomo come il duca di Nemours, che si era sempre fatto conoscere per la sua leggerezza con le donne, fosse capace di un legame sincero e duraturo. Ritenne quasi impossibile essere contenta della sua passione.

Il romanzo segue così un classico leitmotiv della letteratura occidentale, ovvero quello della passione amorosa già narrata nei romanzi cavallereschi, ma introduce un elemento inedito. Per la prima volta ci troviamo di fronte a un lavoro di introspezione, che ci svela nel profondo i tormenti e le esitazioni dei personaggi.

Specchio della società francese del Seicento e ideale proseguimento del cammino intrapreso dalle Précieuses, le letterate tutte iperboli e amor cortese che la stessa Madame de La Fayette frequentava (e che Molière aveva dileggiato), La Principessa di Clèves è considerato il primo romanzo psicologico dell’Occidente. Senza di esso non avremmo avuto le nostre amate e odiate Madame Bovary, Eugénie Grandet, Odette de Crécy e le altre grandi protagoniste della letteratura francese.

Quanto a Madame de La Fayette, dopo la morte di La Rochefoucauld nel 1680 (che si dice le abbia spezzato il cuore) e del marito nel 1683 si ritirò dalla vita sociale. Lontana dagli incontri mondani e dal milieu letterario, si spense nel 1693, non ancora sessantenne.

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