“È la più pericolosa di tutte le spie alleate. Dobbiamo trovarla e distruggerla”. Nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, la Gestapo inviò questo dispaccio urgente alle truppe e tappezzò i muri francesi con un ritratto femminile. La ricercata era una donna e si chiamava Virginia Hall: lo racconta la giornalista Sonia Burnell nella biografia a lei dedicata, A woman of no importance, da cui verrà presto tratto anche un film.

Giovane socialite americana, Virginia Hall non avrebbe dovuto nemmeno trovarsi lì, visto che il suo Paese l’aveva respinta perché donna e disabile. Lei non si diede per vinta e inoltrò la sua richiesta al SOE (Special Operations Executive), l’organizzazione di spionaggio britannica agli ordini di Churchill.

Soprannominata Madonna della Resistenza, ma anche più impietosamente La zoppa, fu una delle più grandi spie della storia americana e inglese, eppure la sua incredibile vicenda è ancora poco conosciuta.

In cima alla lista dei nemici del Reich, Virginia Hall coordinò una rete di spie, organizzò lanci con il paracadute per i combattenti della Resistenza, e addestrò unità di guerriglia da lei reclutate per tendere imboscate ai convogli nemici e far saltare in aria ponti e ferrovie.

Chi era Virginia Hall

Virginia Hall nacque in una ricca famiglia di Baltimora nel 1906, unica figlia di una madre che desiderava per lei solo il classico matrimonio di convenienza. Lei, però, bramava l’avventura: amava andare contro corrente, tanto da spingersi persino a presentarsi a scuola con un bracciale fatto di serpenti vivi.

Dopo l’educazione da brava ragazza americana, decise di proseguire gli studi a Parigi; lì capì che il suo sogno era quello di lavorare nella diplomazia, anche se ai tempi c’erano solo sei donne su un totale di 1.500 diplomatici statunitensi. Come racconta un bell’articolo del TIME, i suoi sogni di gloria sembrarono infrangersi mentre lavorava come impiegata presso il consolato americano in Turchia.

Durante una battuta di caccia, Virginia Hall si sparò accidentalmente a un piede; la ferita peggiorò, fino ad arrivare alla cancrena, e i medici furono costretti ad amputare la gamba sinistra fino a sotto il ginocchio. Dopo un lungo e doloroso recupero, ma con una protesi di legno a cui abituarsi, iniziò la sua seconda vita.

Qui comincia l’avventura

Sopravvissuta al banale incidente e più forte che mai nello spirito, Virginia Hall si convinse di essere pronta per qualcosa di più grande di lei. Nel frattempo, il suo sogno di diventare diplomatica si infranse miseramente: nel 1937 fu infatti respinta dal Dipartimento di Stato a causa di una regola che vietava l’assunzione di persone con disabilità come diplomatici. Nemmeno l’appello dal presidente Franklin D. Roosevelt, anch’egli disabile, fu ascoltato.

Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Virginia Hall si offrì subito come volontaria per guidare un’ambulanza in Francia. In seguito all’invasione tedesca, dovette però ripiegare in Spagna, dove fece la conoscenza di un ufficiale dell’intelligence britannica, che la mise in contatto con un collega incaricato di arruolare volontari per il SOE.

Dopo un addestramento limitato, diventò così una delle prime spie britanniche inviate nella Francia occupata dai nazisti nel 1941. Lì finse di essere una giornalista del New York Post e cominciò a operare su Lione; nascosta in un convento, si conquistò la fiducia delle suore e persino di una proprietaria di bordello, da cui riceveva informazioni sui clienti tedeschi.

Quando i nazisti si accorsero che c’era una donna che remava contro di loro, partì la caccia, ma Virginia sapeva bene come cambiare identità di continuo. A tradirla c’era solo l’andatura zoppicante e nel 1942 sembrò arrivare il momento del crollo: riuscì però a fuggire in Spagna passando per i Pirenei, camminando per giorni sotto la neve.

Passato il confine spagnolo fu arrestata perché priva di passaporto, ma pochi giorni dopo la rilasciarono. Tornata in Gran Bretagna, Virginia Hall passò ai servizi segreti americani, l’OSS, e sotto il loro comando ripartì per la Francia, dove operò in incognito con enorme successo per altri due anni.

Alla fine del conflitto fu l’unica donna civile della guerra a essere decorata con la Croce di Merito per il suo “straordinario eroismo”. Si unì quindi alla CIA, nata dalle ceneri dell’OSS, e vi lavorò per 15 anni, principalmente presso la sede centrale e rimpiangendo i giorni avventurosi. Morì nel 1982 in Maryland, nella fattoria in cui aveva scelto di vivere con il marito.

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