Alessandro Marella: "Canto le donne libere di essere ciò che vogliono" - INTERVISTA

Alessandro Marella è un cantante con disabilità che ha fatto della musica la sua vita: il suo nuovo progetto musicale è una canzone, inno all'emancipazione femminile e alla lotta contro la violenza sulle donne. Ce lo ha raccontato.

Classe 1985, Alessandro Marella nasce a Terlizzi, in provincia di Bari, ma cresce ad Alessandria. Sin da subito si avvicina alla musica: a soli 10 anni si iscrive al conservatorio, ma poco dopo è costretto ad abbandonarlo per via della malattia. Alessandro è affetto da SMA, atrofia muscolare spinale, una patologia neurodegenerativa che lo ha portato a vivere sulla sedia a rotelle.

Ancora giovanissimo, Alessandro è costretto a lasciare il percorso appena iniziato, ma sa bene che la musica sarà parte del suo destino e fa di tutto perché sia così. Sceglie infatti di dedicarsi a lei in un’altra forma e si concentra sulla scrittura e sull’aspetto vocale. Da quel momento in poi, la vita di Alessandro non ha mai smesso di suonare all’unisono con la musica.

C’è sempre stata la musica nella mia vita. Nonostante le difficoltà iniziali, non mi sono mai arreso e ho sempre continuato a percorrere questo cammino. Ho capito sin dall’inizio che questa sarebbe stata la mia strada.

Oggi Alessandro è un cantante solista e sta per presentare il suo nuovo singolo dal titolo Neanche vera, che ha scelto di dedicare al tema della lotta contro la violenza sulle donne. Il suo è un inno luminoso che intende celebrare l’emancipazione e la libertà femminile. E questo è quello che ci ha raccontato.

Ho voluto dare voce alle donne, renderle protagoniste della mia canzone perché meritano di poter essere pienamente padrone del loro mondo. Di avere la libertà di scegliere chi essere, senza essere giudicate, ostacolate, condannate. Oggi le donne si ritrovano ancora in una condizione di “prigionia” sotto molti punti di vista. Basta vedere quello che succede, i fatti di cronaca, le discriminazioni che sono costrette a subire. E non solo da un punto di vista fisico: oltre alla violenza, che è un fenomeno gravissimo e purtroppo una piaga dei giorni nostri, sono anche vittime di una violenza verbale. Quante volte ci capita di mancare loro di rispetto, con una frase, una parola, un giudizio, cose che sembrano irrilevanti ma che nascondono una cultura ancora profondamente inconsapevole e retrograda. Nella canzone c’è una parola che ricorre spesso: vestito. Questa parola diventa una metafora delle vite e dei ruoli, lavorativi e di vita, che ogni donna ha il diritto di vivere. Scegliere quale abito indossare senza per questo essere giudicate.

Alessandro mi racconta che, proprio per questa ragione, ha scelto di comparire poco nel video musicale, per lasciare che fosse protagonista l’universo femminile.

Volevo che fosse protagonista la donna. Per questo il video è quasi interamente dedicato a una ragazza. Io compaio molto poco. Anche il video, come la canzone, ruota intorno al concetto cardine del vestito, che è il simbolo dei mille volti e delle anime che ogni donna può scegliere di fare proprie. La protagonista, infatti, indossa più abiti inerenti a diverse situazioni di vita e lavorative. È stato per me un modo per rappresentare la libertà delle donne di essere quello che vogliono.

La canzone, disponibile dal 26 aprile, attinge al mondo musicale pop ma si veste di sonorità e influenze che sfociano nell’elettronica e risentono in parte del suo passato rock. Alessandro nasce infatti come cantante di un gruppo rock, gli Abanero, fondati nel 2013, insieme al chitarrista Fabio Toninello.

Uno dei temi che affrontavo con maggiore entusiasmo all’epoca era proprio la libertà. È sempre stato un argomento per me centrale. E anche in questo nuovo lavoro, è sorta in me la voglia di lasciarmi ispirare da questo concetto. La canzone, prodotta da Filadelfo Castro, è stata scritta da me insieme a Stefano Paviani e ho avuto la fortuna di avere al mio fianco musicisti del calibro di Ninja, Enrico Matta, batterista dei Subsonica, e del bassista ufficiale di Vasco Rossi, Andrea Torresani. Insomma, il pop si è un po’ “sporcato” di nuove atmosfere anche grazie all’incrocio con questi mondi che io ammiro.

La sua vita da solista nasce nel 2015, quando il produttore musicale Simone Bertolotti, che Alessandro definisce “un maestro”, sceglie di lanciarlo come frontman pop. Per lui produce il brano Invincibili, pezzo che Alessandro scrive insieme al suo chitarrista Fabio Toninello e che parla della possibilità che ognuno ha di sentirsi un supereroe, indipendentemente dalle difficoltà e dai propri limiti, grazie al desiderio e alla voglia di vivere. Il brano, dalle sonorità calde e intense, attinge al mondo folk e ricorda le atmosfere dei primi album del gruppo dei Mumford&Sons e quelle indie-pop degli Sheppard.

Ma Alessandro è anche un grande fan di Cesare Cremonini a cui ammette di essersi sempre ispirato, tanto che, insieme al suo tastierista Daniele Tromby, rende spesso omaggio alla sua musica in serate ed eventi.

Per me Cesare è un guru. Mi rifaccio spesso a lui e alla sua musica e anche nel mio nuovo singolo “Neanche vera” c’è parte di quel mondo.

Alessandro ci racconta anche di averlo incontrato durante un suo concerto a Torino, e ci svela una piccola curiosità di fan sfegatato: Mi sono persino tatuato sul braccio il suo autografo, ci confida, ridendo. E aggiunge:

Spesso organizziamo serate con i Maggese, una tribute band di Cremonini, che prende il nome da uno dei suoi album, e ci esibiamo insieme. In quelle occasioni devolviamo il cachet in beneficenza.

E Alessandro mostra di avere molto a cuore questo tema:

In occasione dell’uscita del mio ultimo singolo, abbiamo creato una bandana maculata, che abbiamo scelto di regalare ad alcuni personaggi celebri tra cui Caterina Balivo e la cantante L’Aura, i cui soldi verranno devoluti all’associazione Asamsi, che aiuta il reparto di riabilitazione della malattia neuromuscolare dell’ospedale Nigrisoli di Bologna. Sarà possibile acquistarla dal sito dell’associazione non appena uscirà il singolo.

Sul finire della chiacchierata, ci rendiamo conto di non aver toccato un tema che potrebbe sembrare centrale: la disabilità. O, meglio, è proprio Alessandro a farmelo notare e avverto in lui un compiaciuto senso di sollievo:

Le mie interviste sono spesso improntate su “come affronti la disabilità”. Sembra che questo aspetto venga prima di tutto, ti definisca al di là di ciò che fai e dici. Sembra che ci si debba per forza approcciare a questo mondo con uno sguardo di commiserazione e pietà.

Mi parla poi di un fatto recente, l’ospitata a Sanremo di Donato Grande, campione italiano di Powerchair football, affetto di SMA, che, proprio in occasione della kermesse sanremese da poco conclusa, ha potuto realizzare il suo sogno: fare dei passaggi al pallone con il calciatore del Milan, Ibrahimovic.

Anche in quell’occasione, per quanto abbia rappresentato un’opportunità bellissima, è comunque stata messa in risalto la disabilità. Sul palco c’era Ibra, altissimo, vestito di tutto punto, e poi Donato in maglietta sportiva e sulla sua sedia. La comunità dei disabili risulta sempre a “un’altezza più bassa”, e non solo metaforicamente. E anche questa volta è stato così. Sarebbe stato bello, invece, se Ibra si fosse seduto su una sedia e gli avesse passato la palla da lì. Rendere la situazione normale, non un’ospitata strappalacrime.

Le sue parole mi consegnano una visione diversa, a cui non avevo pensato. E anche per questo, lo ringrazio.

Ma l’argomento “Sanremo” torna protagonista: “Sogno di andare anche io a Sanremo, ma come cantante”, ci rivela Alessandro, che poi aggiunge: “Ma ora, il mio prossimo progetto è fare una collaborazione con un artista affermato e scrivere qualcosa di nuovo per abbracciare una fascia di utenti più ampia”.

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