La mascolinità tossica spiegata bene e i suoi sintomi che spesso non riconosciamo

La mascolinità tossica è uno degli elementi più dannosi della nostra società, che evidenzia come il patriarcato sia una minaccia per tutti, uomini e donne. Ma non preoccupatevi, il femminismo può venire in nostro soccorso!

Che il patriarcato non sia solo un problema femminile dovrebbe essere evidente a tutti. Certo, a pagarne il prezzo più caro sono le donne, ma sono molteplici i condizionamenti che gli uomini subiscono nella nostra società. Se da sempre ci viene detto come dovrebbe essere e come si dovrebbe comportare una donna, anche dell’uomo abbiamo un’idea canonica e stereotipata. Essere veri uomini vuol dire rispondere a certi standard e questi standard hanno un nome: mascolinità tossica.

La scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, nel suo saggio Dovremmo essere tutti femministi scrive:

Io vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Un mondo più giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a se stessi. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare anche quello che insegniamo ai nostri figli.

Ecco, forse riflettere sul concetto di mascolinità tossica può aiutarci a comprendere che il femminismo è davvero utile a tutti.

Mascolinità tossica: definizione ed esempi

Potremmo definire la mascolinità tossica sia come una causa che come una conseguenza. Causa di una serie di comportamenti negativi, sia verso loro stessi che verso gli altri, assunti dagli uomini; conseguenza di un’educazione che impartisce dei modelli di genere ben definiti e intransigenti. La mascolinità tossica comprende tutta una serie di atteggiamenti che vengono messi in atto per aderire all’idea di ‘uomo vero’.

Essere dei ‘veri uomini’ vuol dire non piangere, non mostrare le proprie emozioni, interessarsi allo sport, usare la violenza come espressione di potere, fare i duri e anche avere un corpo muscoloso, perché se sei troppo magro rischi di ricordare una femmina. Infatti, è tutta qui che si gioca la partita della mascolinità tossica: i maschi sono diversi dalle femmine.

Ci viene insegnato fin da piccoli con tutti quei “non fare la femminuccia” quello che dovremmo essere e se da grandi non ci si adegua a quel modello, non vuol dire che sei un tipo diverso di uomo; nella società patriarcale non sei uomo.

Mascolinità tossica e stereotipi

“Fai l’uomo” o all’inglese “Man Up“: quante volte ce lo siamo sentiti dire. Sin dai primi anni di vita ci viene impartito un modello di riferimento in base al quale i bambini giocano con le macchinine, le bambine con le Barbie; per i bambini il blu, per le bambine il rosa.

La danza non è adatta ai maschietti, meglio un sport più rude. I bambini devono vestire in un certo modo, si devono atteggiare in un certo modo. Insomma, i maschi vengono educati per non essere delle femmine. Un ‘uomo vero’ è tutto ciò che non è femmina, perché il femminile è sinonimo di debolezza.

La mascolinità tossica affonda le sue radici nello stereotipo che, pretendendo di far coincidere il ruolo sociale con il sesso biologico, distingue il femminile (emotivo, sensibile, amorevole) dal maschile (indipendente, competitivo, austero); il femminile, in questa ottica, è il negativo, ciò che bisogna rifuggire.

A partire dal contesto familiare e proseguendo, poi, con quello scolastico, attraverso stimoli che possono essere sia espliciti che impliciti si riversano su maschi e femmine aspettative stereotipate alle quali ci si aspetta aderiscano. Da qui in poi l’intero apparato del privilegio maschile viene costruito su macro e microviolenze: dagli abusi alla svalutazione professionale.

Tutto questo ha come conseguenza principale l’omologazione: ogni società presenta un canone con il quale si deve essere in linea per essere considerati uomini. Non farlo significa essere outsider; farlo, talvolta, porta a conseguenze ben più gravi.

Mascolinità tossica, incel e misoginia

Aderire a questo modello patologico di mascolinità, infatti, vuol dire vivere nella convinzione che il potere appartenga all’uomo. In questo senso l’atteggiamento misogino di alcuni uomini è frutto della mascolinità tossica, intesa come espressione viva del modello patriarcale.

Della mascolinità tossica siamo tutti vittime, spesso inconsapevoli, ma alcuni atteggiamenti possono radicalizzarsi. La violenza di genere, ad esempio, in tutte le sue forme, è strettamente connessa a quel modello tossico di maschio che la società impone, perché fa leva sull’idea che l’uomo sia in diritto di esercitare un potere sulla donna.

Caso limite anche quello degli incel, uomini che si autodefiniscono ‘involuntary celibates‘, cioè single non per loro volontà. Si tratta di gruppi di uomini, spesso organizzati in rete e che possono diventare molto pericolosi, convinti che sia colpa delle donne se loro non hanno rapporti sessuali e una vita sentimentale. A loro giudizio le donne ricercano da un partner esclusivamente soldi, bellezza e successo e questa sarebbe la ragione del rifiuto nei loro confronti.

La filosofia degli incel è molto bizzarra, perché è, allo stesso tempo, espressione massima di mascolinità tossica e critica violenta al fatto che, a loro giudizio, le donne ricercano solo uomini aderenti al modello di ‘maschio’ proposto dalla società. Una contraddizione che mette in luce quanto questo stereotipo possa essere dannoso, proprio perché permeante in ogni aspetto della nostra quotidianità.

Perché la mascolinità tossica nuoce agli uomini

Posto che questo modello non fa altro che chiedere all’uomo di aderire all’idea patriarcale di maschio, che indubbiamente gli conferisce un privilegio rispetto alla donna, concretamente qual è il danno che la mascolinità tossica arreca all’uomo?

Il punto è che si tratta di uno schema di comportamento radicale. L’uomo vero deve dimostrarsi infallibile, non deve avere bisogno di nulla e deve sempre essere all’altezza dello standard che gli viene imposto; in caso contrario, subisce una de-virilizzazione.

Il rischio è quello di perdere lo status privilegiato, per questo tutto ciò che non è ‘virile’ è una minaccia. Ciò spiega anche il nesso tra mascolinità tossica e omofobia o transfobia: Una cultura sessista e eteronormata come la nostra percepisce l’omosessualità come un vero e proprio attacco all’idea di ‘maschio’.

Un altro aspetto particolarmente delicato riguarda la violenza di genere. Se da un lato è proprio la mascolinità tossica il sostrato da cui si sviluppa la violenze sulle donne, dall’altro gli uomini vengono percepiti quasi come immuni alla violenza e episodi di abuso sugli uomini vengono, spesso, trattati con ironia e poca credibilità.

È evidente quanto sia dannoso crescere con questi modelli, sia per gli uomini che per le donne. Alla luce di questa riflessione emerge chiaramente quanto il femminismo e un lavoro di decostruzione degli stereotipi di genere possano essere utili per evitare di rimanere cristallizzati nell’idea che esista un solo modo di essere uomini.

Una bibliografia sul tema

Gli studi sulla mascolinità tossica sono relativamente recenti. Nel nostro paese tra le più autorevoli voci attente al tema abbiamo Lorenzo Gasparrini, filosofo autore di numerosi saggi sull’importanza di essere uomini femministi, tra cui Perché il femminismo serve anche agli uomini, edito da Eris.

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