Che cos’è il percorso gender affirming? Come si accede alla transizione di genere in Italia? Cosa comporta?  Queste sono solo alcune delle tantissime domande che una persona trans* (e non solo) si pone quando si trova davanti a questi argomenti.

1. Pillole di transizione: il percorso gender affirming

Durante il corso della loro vita alcune persone trans* (non tutte, dobbiamo sempre tenerlo a mente) decidono di intraprendere un percorso di riaffermazione del genere (detto anche percorso gender affirming o percorso di transizione).

La terapia ormonale/gender affirming prevede l’assunzione di steroidi sessuali (quindi ormoni) con lo scopo di adeguare le proprie caratteristiche fisiche alla propria identità di genere e alleviare la disforia di genere, la discrepanza che vi è tra il genere percepito e il sesso assegnato alla nascita.

Intraprendere questo tipo di percorso non è in nessun modo obbligatorio e/o indice di una maggiore validità e rispettabilità della persona che lo sceglie.

2. Prima di iniziare un percorso di transizione di genere

Ci sono due pratiche molto importanti da prendere in considerazione prima di intraprendere un percorso gender affirming: autodeterminarsi e informarsi.

  • L’autodeterminazione è una pratica molto importante per le persone trans* e può aiutare ad acquisire sicurezza e coraggio. È l’atto per il quale una persona transgender si autodetermina come tale, senza bisogno di nessuna diagnosi o l’inizio di nessun percorso. È fondamentale dedicarsi del tempo, ascoltarsi e capirsi prima di intraprendere un percorso come quello gender affirming. La parola chiave è: pazienza.
  • L’informazione è un altro pilastro del percorso: la persona deve informarsi su tutte le procedure e le terapie e le operazioni disponibili e soprattutto sui possibili rischi e sull’irreversibilità di alcune di esse. Deve in seguito esprimere un consenso informato scritto, regolato dalla Legge n. 219/2017, il quale rappresenta il consenso dell’interessato/a a subire un trattamento terapeutico. Esso costituisce il presupposto di legittimità dell’attività del medico, dal momento in cui nel nostro ordinamento vige il principio per il quale nessuno può essere sottoposto a trattamenti medici contro la propria volontà (art. 32 Cost.).

3. Il percorso gender affirming in Italia

In Italia ci sono vari centri (pubblici e privati) specializzati in disforia di genere che si occupano di supportare le persone trans* prima, durante e dopo il loro percorso di transizione. Dobbiamo ricordare che l’iter del percorso può variare da persona a persona e da regione a regione.

Vediamo ora quali sono i passi da seguire, in Italia, per poter accedere al percorso gender affirming:

  • Coloro che intendono intraprendere un percorso di affermazione di genere devono per prima cosa rivolgersi a un centro specializzato in disforia di genere della propria regione (si può trovare una mappatura dei servizi disponibili su www.infotrans.it) e prenotare un primo consulto psicologico.
  • Dopo un primo consulto, si inizierà un percorso con un’equipe di esperti e con un* psicolog* con esperienza nel campo dell’incongruenza di genere. Il costo e la frequenza delle suddette sedute possono variare in base al centro in cui si viene seguit*. Secondo le indicazioni del clinical practice guidline,  verrà rilasciata alla persona in questione una relazione la quale attesti “disforia di genere”. In alcuni centri è prevista la compilazione di un test prima di poter accedere alla relazione.
  • La persona che intende intraprendere un percorso gender affirming, prima di poter accedere alla terapia ormonale, deve sottoporsi a una serie di visite mediche di routine e mettersi in contatto con un* endocrinolog*. Se i risultati delle visite mediche sono nella norma, l’endocrinolog* provvederà a rilasciare una relazione medica e a preparare un piano terapeutico a base ormonale, in relazione alla storia clinica del paziente.

4. Chi può accedere al percorso gender affirming?

In Italia si può intraprendere il percorso gender affirming solo se:

  1. Si ha una documentata disforia di genere;
  2. Si hanno 16 anni di età e il consenso dei genitori;
  3. Si hanno 18 anni di età, in completa autonomia;
  4. Si ha piena facoltà di prendere decisioni;
  5. Se non si soffre di particolari patologie o problematiche psicologiche che ostacolerebbero la terapia.

5. La terapia mascolinizzante e/o virilizzante (transizione di genere ftm)

La terapia mascolinizzante, quindi quella che prende in considerazioni gli uomini trans*, si basa sulla somministrazione dell’ormone sessuale maschile, il testosterone.

Questo può essere somministrato per via intramuscolare attraverso delle iniezioni o per via transdermica (attraverso la pelle) mediante l’applicazione di gel.

6. il trattamento chirurgico negli uomini trans (transizione di genere ftm)

Gli interventi chirurgici a cui possono sottoporsi le persone trans* consistono nella modifica delle caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie con l’obiettivo di adattare l’aspetto fisico della persona alla sua identità di genere.

Per poter accedere alle operazioni, in Italia, bisogna aver ottenuto l’autorizzazione rilasciata con sentenza dal Tribunale di residenza.

Come abbiamo già detto, solo alcune persone transgender decidono di sottoporsi a un trattamento chirurgico, il quale rimane una scelta libera e personale.

È fondamentale che la persona sia informata che non è in alcun modo obbligata a sottoporsi a tali operazioni e che, purtroppo, non si tratta di una chirurgia in grado di assegnare in modo completo e/o del tutto soddisfacente i caratteri sessuali desiderati.

Vediamo ora quali sono le operazioni a cui possono sottoporsi gli uomini trans*:

  1. Mastectomia (mascolinizzazione del torace tramite la rimozione del seno);
  2. istero-annessiectomia (asportazione di utero e ovaie);
  3. Falloplastica (modellamento e creazione del pene con protesi per erezione);
  4. Metoidoplastica.

7.  La terapia femminilizzante (transizione di genere mtf)

La terapia femminilizzante, quindi quella che prende in considerazione le donne trans*, si basa sulla somministrazione di estrogeni, i principali ormoni sessuali femminili e gli anti-androgeni.

Questi  possono essere somministrati per via orale sotto forma di pillola o per via transdermica tramite gel.

8. Il trattamento chirurgico nelle donne trans* (transizione di genere mtf)

Anche in questo caso, per poter accedere alle operazioni, bisogna aver ottenuto l’autorizzazione rilasciata con sentenza dal Tribunale di residenza.

Le donne trans*, se lo desiderano, possono sottoporsi a queste operazioni:

  1. mastoplastica additiva (aumento del seno mediante protesi in silicone);
  2. orchiectomia bilaterale (asportazione di entrambi i testicoli);
  3. scrotovaginoplastica (asportazione organi genitali originari e creazione di una neovagina);
  4. colonvaginoplastica;
  5. femminilizzazione del volto e delle corde vocali.

9. Transizione di genere e documenti

Le persone trans* che lo desiderano possono chiedere al Tribunale di residenza la rettificazione del nome e del sesso sulla propria carta d’identità.

La Corte di Cassazione e la Corte Costituzionale hanno stabilito che, anche se la persona non richiede di sottoporsi a interventi chirurgici di affermazione di genere, potrà comunque rettificare i propri documenti. Infatti, la legge N.164 del 1982 in materia di riattribuzione anagrafica che costringeva le persone trans* ad operarsi per rettificare i propri documenti è stata modificata proprio dalla Corte di Cassazione, dichiarandone l’illegittimità costituzionale.

Al fine di procedere con la rettifica dei propri documenti sarà necessaria la documentazione attestante la diagnosi di disforia di genere.

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