Rose Cecil O'Neill, storia dell'illustratrice che diede vita alle bambole Kewpie
Un excursus sulla storia di Rose Cecil O'Neill, celebre per le bambone Kewpie, ma soprattutto grande artista e suffragetta.
Un excursus sulla storia di Rose Cecil O'Neill, celebre per le bambone Kewpie, ma soprattutto grande artista e suffragetta.
Bambole, diritti, arte e indipendenza. Rose Cecil O’Neill è conosciuta soprattutto per aver ideato e disegnato dei personaggi che poi sarebbero diventati le bambole Kewpie, prima in porcellana e poi in materiale plastico con snodi. Ma, sebbene si tratti di una sua importante creazione, le bambole Kewpie non sono la sola cosa notevole per cui dovremmo ricordare l’artista.
Vissuta tra il 1874 e il 1944, Rose Cecil O’Neill è un chiaro esempio di come la lungimiranza di alcune famiglie nell’istruzione e nella libertà femminile, in un tempo in cui queste erano tutt’altro che scontate, abbiano prodotto ricadute positive sull’interno genere. Rose visse in diversi luoghi, ma soprattutto in Nebraska: come riporta Illustration History, visse in una famiglia di artisti e soprattutto il padre la incoraggiò verso la creatività, attraverso la lettura di William Shakespeare e la frequentazione di spettacoli teatrali.
A 13 anni partecipò a un con concorso per illustratori tenuto dall’Omaha Herald, e vinse con il disegno Temptation Leading to an Abyss. I redattori erano così increduli, che le chiesero di venire in redazione a eseguire le proprie illustrazioni: pensavano che Rose avesse copiato la sua illustrazione, non credevano che una ragazzina così giovane fosse così in gamba. E invece lei lo era, eccome. Tanto che per tutta l’adolescenza ha prodotto illustrazioni per varie testate locali.
A 19 anni si è trasferita a New York, andando a vivere dapprima in convento. Qui le suore l’hanno accompagnata a cercare lavoro, che Rose ha ottenuto in varie testate, come Truth, Life, Harper’s Bazaar, Cosmopolitan e altre. E nel 1896, The Good Housekeeping pubblica il suo The Old Subscriber Calls, che è il primo fumetto nella storia realizzato da una donna.
Nella storia di Rose Cecil O’Neill entrano in gioco due storie sentimentali. La prima inizia con la pubblicazione del suo primo fumetto: nello stesso anno sposò infatti Gray Latham, la cui famiglia era in affari con la famiglia di Rose. Questa restò a New York, mentre l’uomo con entrambe le famiglie andò a vivere in Messico prima e poi nel Missouri. Rose inviava gran parte dei suoi guadagni a loro, ma scoprì che Gray li sperperava e non li usava per la famiglia. Così nel 1901 decise di divorziare.
Appena separata, Rose trovò un corteggiatore in un collega, Harry Leon Wilson, che sposò nel 1902. Tra i due la relazione non fu solo sentimentale, ma artistica e la loro produzione letteraria e artistica fu decisamente prolifica. Tanto che nel 1904 Rose pubblicò il primo romanzo, The Loves of Edwy. Purtroppo anche i due divorziarono, nel 1907: Harry soffriva di depressione e alla fine la sua malattia ebbe la meglio sulla relazione.
Due anni dopo, Rose Cecil O’Neill diede vita alle sue illustrazioni più celebri, le bambole Kewpie, che traevano ispirazione da Cupido, il dio romano dell’Amore. Erano pensate e disegnate quindi come puttini e una fabbrica in Germania iniziò a produrle in porcellana. Poco dopo negli Stati Uniti, delle fabbriche iniziarono a creare delle bambole vere e proprie, ma accadde anche in altre nazioni, come l’Italia per esempio.
Intanto Rose continuava a disegnare: lo faceva per le campagne pubblicitarie ma anche per scopi politici. Non è un mistero ad esempio che Rose Cecil O’Neill fu una strenua sostenitrice del suffragio universale e quindi divenne una suffragetta, marciando nelle parate, tenendo discorsi e illustrando manifesti per il movimento. Ovviamente fino al 1919, quando cioè le donne ottennero il diritto di votare negli Usa.
Successivamente riprese i suoi studi di arte con lo scultore francese Auguste Rodin a Parigi nella seconda metà degli anni ’20, per poi tornare nella casa di famiglia nel Missouri. Qui, però, complice la Grande Depressione, Rose dilapidò il suo patrimonio, anche in virtù del mantenimento della famiglia e della pletora di artisti che le viveva vicino. Alla sua morte, nel 1944, lasciò però, come si può immaginare, un’eredità considerevole in termini artistici.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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